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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Francavilla Fontana

Omicidio Stasi e spaccio di droga: chiesto il rinvio a giudizio di otto imputati

L'udienza preliminare si svolgerà il prossimo 14 novembre. Due giovani sono accusati di omicidio premeditato. Nei confronti di quello minorenne all'epoca del delitto, procede il tribunale dei minori

FRANCAVILLA FONTANA – E’ stata fissata per il prossimo 14 novembre, presso il tribunale di Brindisi, l’udienza preliminare nei confronti degli otto imputati coinvolti nell’inchiesta scaturita dall’omicidio di Paolo Stasi. Fra questi vi sono anche i due giovani, il 18enne L.B. (di cui indichiamo solo le generalità in quanto minorenne all’epoca dei fatti) e il 21enne Cristian Candita, accusati di aver ucciso il 19enne di Francavilla Fontana, con l’aggravante della premeditazione.

Nel procedimento incardinato presso il tribunale di Brindisi, però, solo Candita risponde dell’omicidio. Per quanto riguarda L.B. è il tribunale dei minori di Lecce a procedere per il reato di omicidio, poiché l’imputato era ancora minorenne quando è stato commesso il fatto. In questa fase, dunque, il 18enne è accusato solo di alcuni episodi di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Sono coinvolti nel filone della droga, a vario titolo, anche lo stesso Cristian Candita e gli altri sei imputati (del tutto estranei all’omicidio) fra cui anche la madre di Paolo Stasi, la 53enne Annunziata D’Errico. E poi: Pasquale Moldavio di 31 anni, Giovanni Di Cesaria di 25, Marirosa Mascia di 25, Sara Canovari di 21 ed il 40enne Cosimo Candita. Risiedono tutti a Francavilla Fontana. 

Nei confronti di tutti e otto gli imputati il pm Giuseppe De Nozza ha chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare si svolgerà davanti al gup Barbara Nestore. 

L’omicidio risale alla sera del 9 novembre 2022, quando Paolo Stasi fu freddato davanti all’ingresso della sua abitazione in via Occhi Bianchi, a Francavilla Fontana. Assistito dall’avvocato Maurizio Campanino, L.B. ha ammesso per la prima volta di aver commesso il delitto, escludendo la premeditazione, nel corso di un interrogatorio davanti agli inquirenti che si è svolto lo scorso 2 ottobre presso il carcere di Brindisi. “La sua è stata una reazione emotiva - ha spiegato l’avvocato Campanino - ad un’azione inaspettata". 

L.B. e Candita, difeso dall’avvocato Michele Fino, stando all’ipotesi accusatoria, sarebbero arrivati nei pressi dell’abitazione di Paolo Stasi a bordo di una Fiat Grande Punto con i vetri e il lunotto posteriori oscurati, condotta da Canduta. Il 18enne, seduto sul sedile posteriore, alle ore 17.31 del 9 novembre sarebbe sceso dalla vettura, parcheggiata all’altezza dell’incrocio con via Di Vagno, e dopo aver percorso poche decine di metri sarebbe arrivato davanti casa di Paolo Stasi, uccidendolo con due colpi di pistola di piccolo calibro (di cui L.B. ha ammesso di essersi disfatto), uno dei quali, quello fatale, in pieno petto. 

La pista fin da subito imboccata dagli inquirenti è stata quella della droga. I carabinieri hanno infatti recuperato nella camera da letto di Paolo Stasi una busta della spesa contenente circa 3 grammi di marijuana, dei bilancini di precisione e materiale da taglio. Il 19enne, in particolare, avrebbe custodito la droga in casa per conto di L.B. e nell’ambito di questo rapporto avrebbe maturato un debito pari a circa 5mila euro.

La madre è accusata di detenzione con finalità di cessione a terzi di sostanze stupefacenti, in concorso con L.B. Ma nell’ordinanza del gip si legge: “Dalle indagini non emergono elementi per apprezzare un suo effettivo contributo agevolatorio, di tipo materiale o semplicemente morale, alla commissione del reato (di detenzione di sostanze stupefacenti, ndr)”. “La donna – si legge ancora nell’ordinanza – si limitò da un lato ad accettare che suo figlio Paolo consumasse in casa sostanze stupefacenti del timo marijuana (e forse hascisc), che detenesse in casa quelle stesse sostanze per conto e unitamente a L.B. e dall’altro, a consumare modici quantitativi di quelle stesse sostanze stupefacenti grazie alla collaborazione del figlio”. 

La donna è difesa come imputata da Francesco Monopoli, mentre l’avvocato Domenico Attanasi l'assiste come persona offesa per la morte del figlio, così come pure il marito e la figlia. Fa parte del collegio difensivo anche l’avvocato Giulio Marchetti. 
 

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