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Ceglie, il sindaco si arrabbia e lascia l'incontro con i precari comunali

CEGLIE MESSAPICA - Sindacati e precari incontrano il sindaco Luigi Caroli, ma quando la Cgil chiede conto del come mai siano stati assunti quattro ingegneri – uno in più rispetto alle falle della pianta organica – prima di stabilizzare i lavoratori socialmente utili, il primo cittadino alza i tacchi in segno di protesta e se ne va. Per capire la cronaca recente (di questa mattina) bisogna fare un passo indietro, ripercorrendo le tappe della storia professionale dei 35 lavoratori. Si tratta di addetti alla manutenzione del verde pubblico, degli immobili comunali, delle aree di proprietà demaniale quotidianamente occupati nei lavori più disparati, da almeno quindici anni a questa parte.

CEGLIE MESSAPICA - Sindacati e precari incontrano il sindaco Luigi Caroli, ma quando la Cgil chiede conto del come mai siano stati assunti quattro ingegneri – uno in più rispetto alle falle della pianta organica – prima di stabilizzare i lavoratori socialmente utili, il primo cittadino alza i tacchi in segno di protesta e se ne va. Per capire la cronaca recente (di questa mattina) bisogna fare un passo indietro, ripercorrendo le tappe della storia professionale dei 35 lavoratori. Si tratta di addetti alla manutenzione del verde pubblico, degli immobili comunali, delle aree di proprietà demaniale quotidianamente occupati nei lavori più disparati, da almeno quindici anni a questa parte.

La paga miserrima, corrisposta dall’Inps, ammonta a 530 euro mensili, per un totale di venti ore settimanali, lievitate a trentasei grazie a una delibera regionale licenziata recentemente che ha consentito a tutti di portare a casa un salario più dignitoso. Malgrado l’integrazione oraria, sulla testa dei 35 lavoratori pende la mannaia del futuro, tanto quanto per altri sette operai ai quali tre anni fa fu concesso il privilegio, di questo si tratta, di un contratto di durata triennale prossimo a scadere. Una situazione che fa il paio con quella del resto dei comuni della provincia, e non solo. A Mesagne per esempio, le ambasce dei lavoratori precari hanno visto la fine dopo quindici lunghi anni e il passaggio di ben quattro amministrazioni, esattamente il 31 dicembre scorso. Idem ad Ostuni. Mentre ancora penano i lavoratori cegliesi, come quelli di San Vito dei Normanni, di Francavilla Fontana, eccetera eccetera.

Tornando a Ceglie. Da qui a qualche giorno i 35 più sette operai potrebbero ritrovarsi d’improvviso senza lavoro e senza stipendio. Una emergenza dunque, dalla quale è scaturito l’incontro di questa mattina con l’amministrazione comunale, richiesto con urgenza dai lavoratori e dal segretario provinciale del Nidil Cgil, Angelo Leo. “Il rischio che si corre a Ceglie – ha sottolineato il sindacalista – è che non si possa investire ulteriormente nella stabilizzazione dei precari per non eccedere nelle spese relative al personale, date le risorse già impegnate per l’assunzione di ben quattro figure apicali, di cui una in esubero rispetto alle esigenze della pianta organica. Nulla da recriminare sulle scelte dell’amministrazione, ma a Lsu e precari chi ci pensa?”.

L’interrogativo è stato rivolto, pari e patta, al sindaco Caroli che aveva già difeso, a spada tratta, le scelte di spoil system modulate sulla qualità e preparazione del personale. Scelta politica insindacabile per il primo cittadino, in quanto volta al salto di qualità di tutta la macchina amministrativa, con l’unico obiettivo di ottenere migliori risultati sul piano della qualità della vita di tutto il territorio. Il sindacalista invece ha sindacato, eccome. Altrettanto aveva fatto l’opposizione consiliare. E Caroli deve aver perso le staffe.

Sono corsi ai ripari, rammendando lo strappo, il vice-sindaco Cesare Epifani e il consigliere factotum Nicola Ciracì, che hanno aggiornato l’incontro a martedì prossimo, ore 15, sempre nelle stanze del municipio cegliese: entrambi hanno rassicurato i lavoratori che l’amministrazione non li abbandonerà a se stessi.

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