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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Gentile: “A Brindisi quasi il 60% della disoccupazione è femminile”

BRINDISI – E’ un quadro piuttosto negativo quello tracciato dalla conferenza itinerante della Regione Puglia sul lavoro femminile. La disoccupazione, in particolare nella provincia di Brindisi, si attesta sul livelli molto alti che superano anche percentuali del 6% nell’anno 2009 e non mostrano possibilità di miglioramento per i prossimi mesi.

BRINDISI – E’ un quadro piuttosto negativo quello tracciato dalla conferenza itinerante della Regione Puglia  sul lavoro femminile. La disoccupazione, in particolare nella provincia di Brindisi, si attesta sul livelli molto alti che superano anche percentuali del 6% nell’anno 2009 e non mostrano possibilità di miglioramento per i prossimi mesi.

A peggiorare la situazione e le criticità per il lavoro al femminile ci sono anche i problemi relativi alla conciliazione tra lavoro e famiglia che portano ad un visto aumento anche delle donne cosiddette “dimissionarie”, che rinunciano cioè al lavoro per dedicarsi alla famiglia. Per Brindisi sono state addirittura il 7,7% dell’intera regione e sono soprattutto quelle nella fascia d’età tra i 26 e i 35 anni a compiere questo tipo di scelta.

Il tasso di inattività media per Brindisi è stato del 65% nel 2009, pari a quello regionale ma al di sopra di quello nazionale, che resta del 48,9%. “La nostra è una società poco mobile – ha spiegato oggi nella tappa brindisina del convegno l’assessora regionale al Welfare Elena Gentile – ma è soprattutto la politica nazionale quella in grado di smuovere certi equilibri. Noi puntiamo con forza su quella che consideriamo una priorità per le donne: il lavoro”.

“Donne e lavoro: una sfida per la Puglia” ha fatto tappa ieri a Lecce, oggi a Brindisi e ha visto anche la partecipazione della consigliera per le Pari opportunità nominata dalla Regione Serenella Molendini. “Investire sul lavoro femminile – ha spiegato la consigliera – rappresenta un modo efficace per aumentare il livello di autonomia delle donne ma anche per aumentare i redditi delle famiglie e, quindi, garantire un benessere maggiore a tutta la popolazione. Aumenta cioè la sicurezza sociale, ci sono meno bambini poveri e crea stabilità familiare”.

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