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Domenica, 28 Aprile 2024
Economia

Marinò: «Brindisi non è Taranto»

BRINDISI - Poche ferie e tanti pensieri, come per il 99% degli imprenditori italiani. E al rientro, per Pino Marinò, i problemi di sempre: Enel e Edipower, le due centrali, il carbone e le richieste di costituzione i parte civile decise da Provincia e Comune contro Enel Produzione. Richieste che, immaginiamo, al presidente di Confindustria Brindisi non facciano piacere. Lui non risponde direttamente alla domanda, perché preferisce evitare conflitti "istituzionali”, ma il suo esordio la dice lunga su quello che è il Marinò-pensiero: «Negli ultimi anni abbiamo vissuto una serie di stagioni caratterizzate da slogan, ma poi questi slogan non ci hanno restituito nulla. Non hanno dato al territorio quello di cui ha bisogno».

BRINDISI - Poche ferie e tanti pensieri, come per il 99% degli imprenditori italiani. E al rientro, per Pino Marinò, i problemi di sempre: Enel e Edipower, le due centrali, il carbone e le richieste di costituzione i parte civile decise da Provincia e Comune contro Enel Produzione. Richieste che, immaginiamo, al presidente di Confindustria Brindisi non facciano piacere. Lui non risponde direttamente alla domanda, perché preferisce evitare conflitti "istituzionali”, ma il suo esordio la dice lunga su quello che è il Marinò-pensiero: «Negli ultimi anni abbiamo vissuto una serie di stagioni caratterizzate da slogan, ma poi questi slogan non ci hanno restituito nulla. Non hanno dato al territorio quello di cui ha bisogno».

Quindi nulla di nuovo?

«Direi. Brindisi ha inaugurato due volte il teatro e ora magari vuole firmare una terza convenzione. È una città vecchia nelle idee. Continua a parlare sempre e soltanto delle stesse cose. La nuova vertenza nell'ambito del polo energetico brindisino viene a galla dopo che nel porto è stato affondato il rigassificatore. Ora riscopriamo di essere destinatari di un polo energetico a livello europeo».

Quindi lei è contrario alla decisione di Ferrarese e Consales?

«Non voglio personificare la questione. Dico solo che il percorso che è stato fatto fin qui, anche grazie al contributo della politica e non solo della magistratura, ci consente di dire che a Brindisi siamo stati virtuosi in questi anni. Non siamo più quello che eravamo. Siamo una città industriale ma possiamo vendere un modello in campo ambientale. Questo non vuol dire che siamo arrivati, ma che abbiamo iniziato un lungo cammino prima di altri».

Si riferisce ai lavori per la copertura del carbonile?

«Non solo a quelli. Molti che parlano di queste cose non sanno nemmeno che il carbonile di Brindisi Nord non c'è più da anni. E che il carbone a Brindisi non si scarica più col sistema a benna ma con un sistema di elevatori a tazze che evitano la dispersione delle polveri. E poi a Costa Morena c'è una stazione di monitoraggio della qualità dell'aria che è dell'Arpa. Visto che i dati sono pubblici, perché non vediamo la realtà vera della qualità di polveri sottili presenti oggi nell'aria?».

Confuta le tesi ambientaliste.

«No, confuto la tesi di chi pensa e dice che per il solo fatto di essere imprenditori noi accetteremmo l'inquinamento ambientale e magari pure i tumori per noi e i nostri familiari. Sono stupidaggini. La dobbiamo smettere di dire che "siamo tutti delinquenti”. Gli impianti a Brindisi vengono usati nel rispetto delle norme italiane, altrimenti non potrebbero funzionare».

Ci sta dicendo che Brindisi non è Taranto?

«E che mi dà molta noia che sulla tragedia ambientale e sociale che sta vivendo Taranto noi inneschiamo un altro focolaio a 70 chilometri di distanza. E mi dà noia, da cittadino, che la gente associ ai problemi di Taranto il nostro territorio, perché il nostro territorio è figlio di una storia diversa. E non lo dico perché sto qui in Confindustria ma perché è la verità».

Si riparla di Brindisi Nord. Lei che ne pensa?

«È una macchina vecchia e le auto vecchie vanno o rottamate o sistemate. Servono interventi urgenti per rimetterla a posto. Se il governo a Taranto aiuta i 20.000 lavoratori che sono scesi per strada, anche a Brindisi abbiamo gli stessi diritti. Brindisi Nord va ammodernata così come era già stato previsto dal governo. Nel fatto che sia vicina alla città non vedo problemi: accade la stessa cosa a Genova, e lì la centrale è vista come una risorsa. Se la nuova società presenta un piano che può essere assistito con fondi pubblici, allora c'è bisogno di un tavolo da Passera. Facciamo sentire anche noi, non rimaniamo sempre l'ultima ruota del carro, come accaduto in altre occasioni...».

Del tipo?

«Un esempio per tutti: nel piano di riorganizzazione della Banca d'Italia in Puglia erano previste tre chiusure si sedi in altrettanti capoluoghi: ha chiuso solo Brindisi. E poi mi chiedo: perché a Grottaglie si assumono laureati in ingegneria spaziale e qui solo montatori. Perché i giovani di Brindisi non possono avere le stesse opportunità, pur avendo qui aerospazio, farmacia, chimica, energia? Perché qui, invece di costruire percorsi virtuosi, stiamo ancora a mungere il latte alla mucca».

Anche Ferrarese parlava come lei, quando era seduto sulla sua stessa poltrona?

«Non so se diceva le stesse cose. Io non sono asservito ad un potere o ad un partito. E se vedo qualcosa che non va bene, la dico al di là del ruolo. Vede, io detesto il fatto che qui si è sempre in contrapposizione. L'ambiente è di tutti, nell'ambiente ci viviamo tutti, anche io. E non mi sento meno ambientalista degli ambientalisti.

Cosa farà l'Enel?

«Andrà avanti per la sua strada, col modello che si è data: realizzerà a Brindisi investimenti che non erano previsti dalla legge (come il carbonile), proseguendo nel percorso di efficienza ed efficientamento. Fare quello che Enel sta facendo a Brindisi è molto costoso. Ma quegli investimenti andavano fatti».

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