Il Consorzio di tutela dei vini Doc Brindisi e Squinzano si rafforza
La risposta delle aziende del territorio al problema di immagine legato alle vicende dell'indagine "Ghost Wine"
BRINDISI – Alla tempesta giudiziaria abbattutasi su alcune aziende del settore vitivinicolo tra lecce e Brindisi, con arresti, sequestri e ipotesi di produzione e traffico di prodotto adulterato, il principale presidio di tutela del vino salentino, Il Consorzio Doc Brindisi e Squinzano, risponde rafforzando la propria struttura che vigila sulla qualità del marchio.
Era dovuto a tutte le aziende che investono, lavorano onestamente, esportano e affermano sui mercati nazionali ed internazionali la qualità del vino delle province di Brindisi e Lecce, frutto della fatica di tanti coltivatori, e delle imprese di trasformazione.
“Tutelare il territorio e le denominazioni di origine che ad esso si richiamano – si legge in un comunicato del Consorzio Doc Brindisi e Squinzano – significa coltivare una visione lungimirante, significa investire sul futuro, significa preoccuparsi delle diverse comunità, significa subordinare al bene comune ogni interesse del singolo”.
Nel Consorzio di tutela dei vini Doc Brindisi e Squinzano, presieduto da Angelo Maci, entrano Luigi Rubino di Tenute Rubino, Carmine Dipietrangelo di Tenute Lu Spada e Massimiliano Apollonio di Cantina Apollonio, che si aggiungono a Nicola Scarano, Antonio pennetta, Carmelo Dellimauri, Salvatore Pecoraro, Cosimo Bonfrate, Giovanni Nardelli, marco pagano, Sergio Botrugno e Luigi Resta.
La preoccupazione delle aziende per i possibili effetti collaterali dell’indagine Ghost Wine è comprensibile, e l’obiettivo adesso è – salvo gli esiti processuali del caso – proteggere e difendere i brand di punta e la produzione vitivinicola di un’area che da anni ormai si fa conoscere e si afferma con le sue cantine, gli investimenti e le innovazioni sui mercati mondiali. A ciò è legato il futuro dei produttori, degli addetti, di parte importante dell’economia locale.