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Porto, ecco perché sono bloccate le infrastrutture di servizio

Il piano regolatore sotto la lente della Procura due volte negli ultimi quattro anni. Brindisi ancora senza stazione marittima: l’Authority valuta il possibile acquisto del terminal privato. Sotto sequestro i varchi doganali

BRINDISI – Per due volte negli ultimi quattro anni, il piano regolatore portuale di Brindisi (fermo al 1975) è finito sotto la lente della Procura: prima il caso della stazione marittima a Punta delle Terrare, area di Costa Morena Ovest; poi il sequestro dei varchi del progetto destinato alla security nella recente inchiesta della Guardia di Finanza.

Rendering della nuova stazione marittima, particolare

La stazione marittima

Nell’uno e nell’altro caso, difformità delle infrastrutture rispetto alle previsioni dello strumento urbanistico. Per la stazione marittima, la lottizzazione abusiva era contestata inizialmente sostenendo che in quell’area il progetto chiamato Le Vele non poteva essere realizzato trattandosi di area commerciale e industriale. Il Tribunale, a conclusione del processo con rito abbreviato, ha escluso qualsiasi condotta penalmente rivelante, con conseguente assoluzione degli imputati. Sentenza alla mano, quindi, sarebbe comunque possibile continuare con quel progetto destinato all’accoglienza dei passeggeri, lì nell’area di Punta delle Terrare.

L’ipotesi, in effetti, viene coltivata dal presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale, Ugo Patroni Griffi: “Non è concepibile che il porto di Brindisi non abbia una stazione marittima”, dice subito. “Il punto è che ci troviamo con un progetto che fu oggetto di inchiesta, dopo l’esposto di un privato che non ha poi trovato alcuna conferma. Essendo trascorso del tempo, quel progetto andrebbe aggiornato. Non solo: c’è da registrare anche il fallimento di un’impresa”, spiega il presidente.

il progetto della nuova stazione marittima

La vecchia gara

La gara per il terminal Le Vele venne aggiudicata all’associazione temporanea di imprese (Ati) costituita da Igeco e Coveco, Consorzio veneto costruzioni, ed è solo quest’ultimo a essere finito sotto procedura fallimentare. Coveco ha cambiato nome diventando Kostruttivaacqua dopo l’inchiesta sui lavori del Mose di Venezia. Altra storia, questa raccontata dalle cronache giudiziarie dei quotidiani nazionali.

Il punto è che Brindisi una stazione marittima non ce l’ha. E continua a pagarne il prezzo. Basti vedere cosa succede nel porto di Bari, in termini di accoglienza ai passeggeri. C’è stato solo il tempo di realizzare opere propedeutiche alla edificazione: “E’ stato consolidato il terreno”, spiega il presidente. Emerse infatti la necessità di realizzare una piattaforma in calcestruzzo per il sostegno della palificazione in cemento, non sufficiente. Il cantiere a Punta delle Terrare è perciò fermo da tempo.

Il terminal privato

Ugo Patroni Griffi-6“In questo contesto, è evidente che ci siamo chiesti cosa si può fare, e le risposte sono diverse partendo dal possibile scorrimento della graduatoria dell’epoca, quella del 2013, per verificare se ci siano ad oggi imprese disponibili a realizzare i lavori previsti nell’appalto, ovviamente a quelle condizioni”, prosegue Ugo Patroni Griffi. Per superare l’interrogativo, c’è un piano “B”: “L’acquisto del terminal privato, quello realizzato dall’imprenditore Taveri”, dice il presidente.

“Per procedere all’operazione abbiamo chiesto una perizia a un professionista esterno all’Autorità: la valutazione è stata già trasmessa alla sede centrale del Demanio, a Roma. Attendiamo, quindi, il parere di congruità e una volta ottenuto sarà necessario un confronto con tutte le parti interessate anche perché, in questo caso, sarebbe necessario acquisire gli spazi esterni al terminal privato, di proprietà dell’Asi e del Comune di Brindisi”.

La terza via, unisce le due precedenti: “Non è neppure da escludere la realizzazione del progetto Le Vele e parallelamente l’acquisito del terminal privato”, aggiunge. “Nell’arco di un mese, la situazione dovrebbe essere più chiara perché contiamo di avere il parere del Demanio e allora avvieremo il confronto perché non può esserci alcuna scelta, se non c’è partecipazione”.

I fondi e il paradosso di Brindisi

“Trattandosi di opera strategia per il futuro del porto, è necessario che ci sia condivisione con gli Enti e con gli imprenditori: a Brindisi il problema è questo, la scelta. Paradossalmente, in un periodo di crisi, non ci sono problemi di fondi. Quelli ci sono. Tra fondi Pon e Por abbiamo stimato una capienza di finanziamenti di circa dieci milioni di euro da destinare alla stazione marittima. Ma ripeto, il nodo è questo: qual è la soluzione migliore? Io cerco il dialogo, non lo scontro che non porta da nessuna parte”.

Sequestro varchi doganali porto-3-2-2

I varchi e il progetto di security

“Anche per le infrastrutture di security, ho spiegato la posizione dell’Autorità rispetto al piano regolatore portuale”, aggiunge Patroni Griffi. L’altra opera bloccata è costituita dai varchi. In questo caso, l’indagine avviata lo scorso anno, è ancora pendente: è stato disposto il sequestro di tutti i punti di accesso e sono stati notificati cinque avvisi di garanzia. Ma in attesa che la magistratura faccia il suo corso, l’Authority ha presentato ricorso al Tar sostenendo che non ci sia alcun difetto di conformità urbanistica.

Il ricorso al Tar

Il nodo a questo punto passa ai giudici amministrativi della sezione di Lecce e riguarda tutti i provvedimenti firmati dal dirigente della ripartizione Urbanistica del Comune di Brindisi, così come quelli del Provveditorato interregionale per le opere pubbliche di Puglia e Basilicata e della Regione Puglia, dal settore Assetto del territorio al dipartimento per la tutela e valorizzazione del paesaggio.

Il Comune ribadisce il parere contrario, ossia il “rigetto della domanda di accertamento della conformità urbanistica delle opere” che fanno parte del progetto di security in ambito portuale. E si è costituito in giudizio, affidando incarico ai legali interni. Anche in questo caso, il punto di riferimento è il porto dal punto di vista urbanistico che risale a 43 anni fa. Venne approvato il 21 ottobre 1975, con una variante del 4 agosto 2006. E’ tuttora in vigore.

Le nuove perimetrazioni previste dal piano di security dell'AutoritÃ_  Portuale (nel cerchio, quella sul lungomare)-2-2

L’Amministrazione sostiene che “il tracciato del progetto security”, vale a dire la recinzione, è “interrotto da 17 varchi diversamente da quanto previsto in sede di piano regolatore portuale”. “Dagli elaborati si evince che almeno in sette di questi varchi sono presenti fabbricati di diversa dimensione contenenti spazi destinati a uffici e a servizi igienici, sormontati da pensiline o affiancati da tettoie”. E ancora: “Il tracciato dell’attuale recinzione e le sue caratteristiche tecnico funzionali non sono state oggetto di valutazione preventiva da parte del settore Urbanistica del Comune”. Chi avrà ragione?

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