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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura

Conte, una Via Crucis per Ceglie

LATIANO – Un intreccio tra arte, mani e vita vissuta. Un artista che ha camminato col cuore e l’animo e che a 65 anni regala al mondo un altro monumento. Carmelo Conte ha concluso la Via Crucis per la nuova chiesa di S. Lorenzo a Ceglie Messapica. Entro la fine dell’anno l’opera, lunga circa 9 metri, divisa in due stazioni, sarà inaugurata.

LATIANOUn intreccio tra arte, mani e vita vissuta. Un artista che ha camminato col cuore e l’animo e che a 65 anni regala al mondo un altro monumento. Carmelo Conte ha concluso la Via Crucis per la nuova chiesa di S. Lorenzo a Ceglie Messapica. Entro la fine dell’anno l’opera, lunga circa 9 metri, divisa in due stazioni, sarà inaugurata.

Forme ed emozioni, create da grandi mani per rappresentare l’essenza dell’uomo e della religiosità. Oltre che dalla richiesta, un’opera nasce dall’ispirazione e dalla voglia di una passione chiamata vita. Una vita dedicata all’arte e alle sue forme e colori. Pennelli e mani che hanno fatto di lui, Carmelo Conte, un uomo silenzioso ma imponente nell’animo.

Animo che si racconta attraverso lo sguardo verso le sue opere. A guardare ed osservare l’ultima, la Via Crucis è un susseguirsi di emozioni. La sua voce che racconta la nascita di un Cristo che s’intreccia con l’umanità, la malvagità e sua madre, attaccata a quel corpo nudo e sofferente. Non smette, il Cristo, però di abbracciare quel popolo che non si stacca dal suo fianco bagnato dal sangue.

L’opera, unita nella creta in nove metri e facilmente divisa nei passi di Cristo lungo la Via Crucis. E’ un’opera dedicata anche a Papa Benedetto XVI, ritratto nella seconda parte, dove con la mano destra tiene la croce col Pastorale e con la sinistra, quella del cuore, sorregge Gesù nel dolore di un’umanità. Scorci di illusioni, dettati da luce e ricordi che si fondono nel bronzo in rilievo.

Ore, giorni e mesi per costruire e modellare un mondo di emozioni intersecate tra pelle e cuore. L’opera nuova nella sua interpretazione, è la realtà della sua arte. Lui è Carmelo Conte, 67 anni tra arte e amore verso la propria terra, la Puglia e verso la sua città, Latiano. Nasce il 9 luglio del ’45. Fin da piccolo, raccoglie tra cielo e terra, i disegni per poi immaginarne altri e disegnarli. Riproduzioni uniche di una madre terra che per lui ha solo fatto sbocciare (e continua a farlo) fiori e rose, ulivi e rughe su visi sconosciuti.

A 10 anni disegnava la perfezione con le sue linee, e dopo diverse battaglie con il padre, finalmente riuscì ad iscriversi alla Scuola d’Arte di Grottaglie (in provincia di Taranto). In quegli anni ha dipinto il sapere, ha dipinto la sua persona. A 19 anni era già sposato ma a 20 lascia la moglie per seguire il suo istinto d’artista. Da girovago, si trasferisce a Riccione, dove disegna e vende i suoi quadri, per strada. La sua arte viene captata da gente ricca, di quel tempo, e gli viene offerto di fare una mostra. Da lì, non si è più fermato.

Milano divenne la sua città, il caffè Michelangelo il punto d’incontro con gli altri artisti. Si fa conoscere anche all’estero, principalmente in Francia. Fa ritorno nella sua terra dove ad attenderlo c’è sempre la sua donna e con la quale ha avuto due figli, un maschio e una femmina. Oggi, continua a regalare emozioni con le sue mani e pennelli. Ha donato a questa terra più di 10 monumenti e oltre 100 esposizioni in tutto il mondo. “Il cuore a Dio e le mani al lavoro”. Parole scritte che descrivono Carmelo Conte.

Le foto sono di Margherita Bardaro

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