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Crisi, indagini, minacce: tre sindaci in gioco

Ci sono tre situazioni particolarissime, in provincia di Brindisi. Tre Comuni in cui v’è concreto pericolo di commissariamento per ragioni del tutto differenti legate però da un unico filo conduttore: il vuoto che rischiano di generare.

Ci sono tre situazioni particolarissime, in provincia di Brindisi. Tre Comuni in cui v’è concreto pericolo di commissariamento per ragioni del tutto differenti legate però da un unico filo conduttore: il vuoto che rischiano di generare, con tutto quel che ne consegue quanto a fiducia della gente normale nelle istituzioni. I sindaci di tre Comuni del Brindisino sono oggi sull’orlo di una crisi di nervi. Si tratta di municipalità che contano, non solo per numero di abitanti ma anche per storia e tradizione.

Veniamo al primo.  Franco Scoditti, primo cittadino di Mesagne, è alle prese con un problema politico e ha presentato dimissioni che non hanno affatto il sapore della irrevocabilità. Sinistra ecologia e libertà, nei giorni scorsi (e Sel a Mesagne è un partito che conta, in termini numerici) ha prodotto un documento di critica aspra nei riguardi dell’operato dell’amministrazione, sottolineando in particolare una sorta di ‘scollamento’ tra l’esecutivo, la maggioranza e la città.

Dal Pd è giunta una richiesta di rinnovamento. E il Pd mesagnese è contraddistinto da una certa vocazione al confronto, al suo interno. Vi sono infatti almeno un paio di correnti che talvolta confliggono, tra sprazzi di sereno e varie scosse di terremoto. Nel caso di specie si chiedeva l’azzeramento della giunta, a tre anni dall’insediamento, e l’innesto di esponenti giovani e entusiasti. Preso atto tra l’altro della rinuncia di uno degli assessori, Vincenzo Montanaro, che a febbraio aveva rimesso la propria delega nelle mani del sindaco per ragioni politiche.

Scoditti ha deciso di mollare, ma probabilmente non mollerà. Ha formalizzato oggi le dimissioni, ma saranno carta straccia se non verranno confermate tra venti giorni. I bene informati dicono che il sindaco resterà dov’è, ergo la sua presa di posizione, con tanto di lettera firmata, altro non è che una forma di protesta plateale. Un messaggio al partito, oltre che agli alleati. “Se si ripristinerà il clima di serenità che c’era all’inizio, allora le ritirerò”, ha dichiarato a BrindisiReport.it. Dimissioni condizionate, dunque.

Altra storia quella di Francavilla Fontana. Il sindaco, Vincenzo Della Corte, ha firmato la lettera di dimissioni diciannove giorni fa perché si trova ai domiciliari per truffa aggravata ai danni della Asl. Fino a oggi non ha inteso ricorrere a forme alternative di giudizio, come invece ha fatto il fratello Luciano, che ha formulato istanza di patteggiamento sulla quale dovrà ormai apporre il proprio sigillo il gip di Brindisi.

Domani il suo congedo diverrà definitivo, qualora non dovessero esservi dietrofront. Per lui l’accusa, ben documentata dai filmati girati dalle telecamere del tg satirico Striscia la notizia, è di aver attuato un sistematico scambio di persona con il fratello, che egli sostituiva illecitamente come medico generico, firmando ricette false, per consentirgli di svolgere la professione di odontoiatra.

Il fatto è sicuramente grave, il sindaco è stato sospeso (come accade in caso di applicazione della custodia cautelare) e ha deciso di mollare quando il Riesame ha rigettato il ricorso della difesa. In teoria Della Corte potrebbe restare fino alla scadenza del mandato, lasciando il timone della città degli Imperiali nelle mani del vicesindaco, Mimmo Bungaro. Il consiglio comunale (con le firme della maggioranza) gli ha chiesto di restare.

Il consigliere regionale di Futuro e libertà, Euprepio Curto, ha fatto notare che chiedere a un sindaco sottoposto a misura restrittiva per truffa aggravata di resistere non è un atto che può essere compiuto nel suo interesse. Proprio oggi Roberta Lopalco, assessore tecnico, ha inviato un comunicato alla stampa con cui spiega di aver concluso il proprio lavoro, di aver realizzato il Pug, e quindi di lasciare la delega che gli era stata appositamente affidata. Francavilla Fontana sarà probabilmente commissariata e si andrà a nuove elezioni.

Infine c’è il caso di Cellino San Marco. Francesco Cascione, non si dimetterà ma ci ha pensato sul serio. E’ bersaglio, vittima, di numerosi attentati intimidatori, subiti a suo dire da uomo politico e non da penalista stimato qual è. Atti che stanno ponendo a rischio la governabilità dell’ente municipale del paese, Cellino San Marco, che non è solo il paese di Al Bano, ma anche uno dei luoghi in cui la Scu ha spesso trovato terreno fertile.

La vicenda di Cascione è completamente diversa dalle altre due. Qualcuno, sin dai tempi in cui era sindaco il padre, Marco, poi la madre Pierina Metrangolo, vuole male a quel cognome, dice lo stesso sindaco. E si fa sentire con revolverate, fuoco, benzina, bombe, ordigni che per fortuna non esplodono, come l’ultimo confezionato con una bombola di gas e posizionato all’interno della villa di famiglia, a Torre San Gennaro. Cascione voleva staccare la spina. Ma andrà avanti, almeno per il momento. Nonostante gli inviti a smettere che ripetutamente gli sono stati recapitati.

Sono tre casi che non hanno alcuna connessione reciproca ma che sono indicativi di quanto l’attività politica e amministrativa, oggi, siano in crisi anche a livello locale, oltre che centrale. Tre Comuni, nella stessa settimana, si ritrovano a correre il rischio di ‘crollo’. Poi ci sono i problemi della gente. E nelle stanze dei bottoni, per una ragione o per un’altra, sembra sempre che si stia a discutere di tutt’altro.

 

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