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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Intervento/ "Nessun salvacondotto al Cav"

Che tempi viviamo? Che la nostra democrazia fosse malata lo sapevamo. Ancora, però, non avevo capito la gravità della situazione. Non avevo inteso quale fosse il punto di non ritorno. Posso ora pensare che quel punto di non ritorno, potesse essere la morte dei partiti della prima repubblica?

Che tempi viviamo? Che la nostra democrazia fosse malata lo sapevamo. Ancora, però, non avevo capito la gravità della situazione. Non avevo inteso quale fosse il punto di non ritorno. Posso ora pensare che quel punto di non ritorno, potesse essere la morte dei partiti della prima repubblica? Quei partiti che sotto la scure della prima tangentopoli, si sono liquefatti come neve al sole. Si sono trasformati  ed hanno creato la “Milano da bere”, i partiti dei “nani e ballerine”, della politica fatta nelle discoteche, quella dove il lavoro non rappresentava più il perno della libera società.

Partiti che avevano perso il senso delle regole e dei valori.  Partiti cancellati dalle tangenti rese regola comune. La mia personale disaffezione nasce in un momento preciso. Quando una mattina un collega (craxiano), col ghigno sulla bocca, mi telefonò per dirmi che avevano pubblicato le liste degli aderenti alla P2.  Per me che sentivo una grandissima venerazione per un socialista di nome Riccardo Lombardi e che pensavo che la triade Signorile-Di Donato-Cicchitto  avrebbe consentito la costruzione di un’Italia socialista più giusta come la Spagna di Felipe Gonzales o la Francia di Mitterand, beh! sapere che in quelle liste assieme ad un buon numero di socialisti c’era anche Fabrizio Cicchitto, quella fu  la prova provata che non avevo capito molto della politica.

Su quelle ceneri è nato il partito di Berlusconi. Nato sicuramente per difendere, ampliare e sviluppare le proprie aziende e quindi i propri personali interessi.  Il popolo, ubriacato da un trend positivo sul piano economico, da una società dove la libertà di spesa era direttamente proporzionale all’incapacità di comprendere la dimensione del debito, dove gli affari si facevano in borsa e non nel libero mercato, ha confermato Berlusconi per poco meno di un ventennio. La teoria di  spendere pensando solo di poter aumentare il debito, non poteva essere la politica economica del Paese. Pantalone ad un certo punto avrebbe finito i soldi.

Per fortuna che l’ingresso dell’Italia nel consesso europeo ha posto vincoli e regole che hanno rappresentato l’argine alla dissolutezza nazionale. L’Europa ci ha detto che non possiamo fare i miliardari “con le pezze al culo”, che occorrono regole e un’organizzazione dello Stato degno dell’Italia. Berlusconi ha operato esattamente nella direzione opposta. Voleva più debito per poter spendere. Voleva meno giustizia per perseguire la sua immunità. Sono nate così e solo per questo le leggi “ad personam”. La Cirielli, la Cirami, la prescrizione lunga, quella breve, il legittimo impedimento e chi più ne ha più ne metta. Sta di fatto che la magistratura, che non è esente da qualche colpa, ha avuto ed ha ancora oggi problemi a poter esercitare il dovere di giudicare l’imputato Berlusconi.

L’imputato Berlusconi che per difendere i suoi interessi giudiziari, non ha mancato di far fare alla Camera dei Deputati la figura più becera ossia quella di farla votare sulla veridicità che Ruby rubacuori fosse davvero la nipote di Moubarak. Ora si continua con le visite fiscali e con gli attacchi di “uveite”. Quando si ritornerà a volare alto per il bene del Paese? Quando riacquisteremo come Istituzioni la giusta dignità da troppo tempo perduta? L’unica Istituzione che in questi anni è rimasta indenne da ogni fruscio di scandalo è stata la Presidenza della Repubblica. Con tutti i Presidenti che si sono succeduti. Da Pertini a Napolitano passando per Cossiga Scalfaro e  Ciampi.

Quello che è accaduto a Milano, ossia l’invasione dei Deputati del PdL in Tribunale, capeggiati da un ex Guardasigilli, Alfano,  è di una gravità estrema. È gravissimo che gli stessi abbiano chiesto un incontro al Presidente della Repubblica per lamentare un asserito accanimento giudiziario nei confronti del loro Capo. Grave che il Presidente della Repubblica , che è anche Presidente del Csm, abbia concesso loro udienza. Grave che la riunione sia terminata con un comunicato pilatesco, dove si cerca di dare un colpo al cerchio, uno alla botte. Grave che sia stato convocato, subito dopo  da Napolitano, il Comitato di Presidenza del  Csm.

Grave che sia passato il messaggio secondo cui occorre assicurare al capo della seconda forza politica del Paese la  partecipazione alla attività politica e formativa per il rinnovo delle prossime Istituzioni, “che vada garantita a Berlusconi agibilità politica” proponendo quasi un salvacondotto temporaneo, senza considerare la gravità delle imputazioni a lui ascritte (faccio riferimento alle imputazioni dei Giudici di Napoli). Per chi, come me, in questi anni ha visto in Napolitano un faro indicante la giusta via, che brutta ombra sul Suo settennato, Presidente!

 

 

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