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Domenica, 28 Aprile 2024
L'artigiano di parole ed emozioni

Vent’anni da Guardastelle, Bungaro: “Sanremo ha perso la musica d’autore”

Tony Calò in arte Bungaro non ha mai dimenticato le proprie radici, Brindisi è nel suo futuro. Intanto sta lavorando ad un nuovo disco: "Ci saranno due canzoni in dialetto brindisino"

Una mattina trascorsa a conversare con l’artista originario di Brindisi. Sono passati vent’anni da “Guardastelle”, quello che per molti fan è il suo brano di maggior successo. Sei invece sono quelli di distanza dall’ultima partecipazione al Festival accanto ad Ornella Vanoni e Pacifico. Nel 2018 il trio raggiunse il quinto posto con “Imparare ad amarsi”. Ma nella carriera di Bungaro non ci sono solo le nove partecipazioni a Sanremo. Nel mezzo tanta poesia, arte ed un viaggio chiamato vita, arricchito di emozioni e sensazioni sempre nuove. 

Per facilitare la lettura, la conversazione è stata ricostruita a mo’ di intervista: in grassetto le domande, appena sotto le risposte del cantautore. 

Bungaro, come ti definisci? Cantante, autore o poeta?

Penso di essere un comunicatore artigiano. Così come l’artigiano sceglie accuratamente la legna giusta da plasmare per i propri lavori, anche io cerco di esprimere concetti e sensazioni con il mezzo adatto. Dunque, non solo grazie alla musica ma, per esempio, anche per mezzo del teatro e del cinema. Pensa un po’ alla canzone “Perfetti sconosciuti” (ndr, scritta da Bungaro con Fiorella Mannoia e Cesare Chiodo), colonna sonora dell’omonimo film del 2016. Le note di quel brano sono collegate alle immagini. 

Qual è il tuo rapporto con il territorio di Brindisi?

Se dici Brindisi la prima parola che mi viene in mente è “futuro”. Sono andato via presto e da giovani spesso si viene guidati anche un po’ dall’incoscienza. Mio padre, poi scomparso quando ero 16enne, gestiva un ristorante a Torino e così ho studiato lì prima di spostarmi stabilmente a Roma. A pochi chilometri dalla capitale ho costruito una casa immersa nella natura, dove coltivo le nostre piante mediterranee. Il mio legame con Brindisi è di vicinanza: io e la mia compagna Rakele abbiamo acquistato un trullo ad Ostuni, che stiamo ristrutturando con l’obiettivo di viverci per sei mesi l’anno. Sento un profondo legame con quella zona della provincia - tra la Città Bianca, Ceglie Messapica e Carovigno - dove la terra è più rossa. A Brindisi ho diversi amici e quando vado via finisco sempre un po’ per invidiarli. Nei prossimi mesi tornerò, dovrei suonare a Mesagne, una comunità che è cresciuta tantissimo in questi anni. 

Bungaro in concerto. Foto di Pierluigi Giorgi

Qual è stato l’incontro più magico della tua vita?

È stato l’incontro con la vita stessa. Certo, ho avuto la fortuna di conoscere e lavorare con tanti artisti, di livello nazionale ed internazionale. Potrei farti un elenco incredibile e sono davvero soddisfatto di ciò. Del resto sono legato ad ognuno di loro. Ma io credo molto nelle sensazioni genuine donate dalla vita, quelle che si possono provare uscendo di casa ed immergendosi tra i colori ed i rumori del mondo. Sono questi aspetti che ti donano le migliori ispirazioni, ciascuna emozione umana regala un viaggio nuovo. 

Ora stai lavorando al tuo nuovo album, puoi darci qualche anticipazione?

Ovviamente no. Anzi, pensandoci bene posso dirti che ci saranno due canzoni in dialetto brindisino, come del resto accade spesso nelle mie produzioni. E poi sarà un disco internazionale, il modo giusto per celebrare i vent'anni di “Guardastelle” ed il mio sessantesimo compleanno, ormai imminente. 

Sta per iniziare una nuova edizione di Sanremo. Cosa ti aspetti?

Da parte mia c’è stato un po’ di allontanamento rispetto al Festival, tant’è che quest’anno non ho presentato nessuna canzone. Ho partecipato a ben nove edizioni e nel corso del tempo mi sono accorto che i cantautori si stanno un po' perdendo. Ovviamente questo coincide, a livello generale, con un momento particolare per la musica, perché si è parzialmente spento il tempo della musica d’autore. 

A tal proposito, vedi l’evoluzione assunta dalla tecnologia come un problema o come una possibilità?

Ovviamente la tecnologia è un grande punto di forza per chi vuole creare qualsiasi cosa. Sta tutto nel vedere come la si utilizza. Senza considerare che esiste un filone musicale - quello elettronico - che beneficia interamente di questi mezzi moderni. Ed anche gli strumentisti possono impreziosire le performance, in studio e dal vivo, con effetti speciali che diversamente non sarebbero replicabili. 

Cosa consigleresti ai giovani che vogliono avviarsi alla tua professione/passione?

Credo che il trucco sia proporre qualcosa di unico. Magari prendendo anche spunto dagli artisti del passato, ma facendo attenzione a non uniformandosi agli altri. Perché altrimenti non sarà possibile emergere. Talvolta, anche le imperfezioni della voce sono utili per diventare riconoscibili; ciò è capitato a molti cantanti famosi, sia italiani che esteri. Quindi, il miglior consiglio è quello di valorizzare al meglio le proprie caratteristiche. Detto questo, il primo passo è conoscersi. 

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