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Lunedì, 29 Aprile 2024
Ambiente

Operai Edipower: "La centrale non si tocca"

BRINDISI - Riceviamo e pubblichiamo dalla Rappresentanza sindacale unitaria dei lavoratori della centrale termoelettrica Edipower di Brindisi una nota a sostegno delle prospettive tracciate dal nuovo piano industriale presentato da A2A.

BRINDISI - Riceviamo e pubblichiamo dalla Rappresentanza sindacale unitaria dei lavoratori della centrale termoelettrica Edipower di Brindisi una nota a sostegno delle prospettive tracciate dal nuovo piano industriale presentato da A2A, in attesa di autorizzazione ambientale. Un piano contro il quale si sono schierati da tempo non solo gli ambientalisti ma anche il sindaco e una serie di forze e movimenti politici, che chiedono la chiusura dell'impianto e il salvataggio del centinaio di lavoratori diretti con il passaggio alla centrale di Enel Cerano o con l'impiego nelle attività di bonifica del sito dismesso.

Alla luce delle dichiarazioni rese negli ultimi giorni da parte di alcuni soggetti Istituzionali, associazioni ambientaliste e sindacali, in merito al piano di rilancio della centrale Edipower di Brindisi, la Rsu della centrale ritiene quanto mai indispensabile una seria riflessione e un attenta disamina sul merito del piano di investimenti posto in essere dalla Edipower/A2A.

Finito il tempo dei proclami e degli slogan populistici, ora è il momento di dare giudizi sui dati di fatto. La vicenda va affrontata con serietà e ponderatezza. La catastrofica situazione occupazionale è sotto gli occhi di tutti, e ci impone una attenta riflessione sulla politica di sviluppo del territorio. Come è noto, il settore energetico attraversa una profonda crisi. Per cui assistiamo al blocco degli investimenti, cassa integrazione, licenziamenti e fermo di decine di centrali in Italia.

A Brindisi, esiste la possibilità di salvaguardare 250 posti di lavoro attraverso un investimento che, di fatto, riduce le emissioni e l’impatto ambientale, introduce ulteriori opportunità occupazionali e partecipa in maniera attiva alla chiusura del ciclo dei rifiuti attraverso l’utilizzo del Css che, forse giova ricordarlo anche alla luce dei proclami a cui si assiste, è un combustibile e non un rifiuto, approvvigionato a filiera corta, nell’ambito della Regione, per cui non arriveranno rifiuti da tutta Italia e la quantità utilizzata sarà nella misura del 10% del combustibile necessario per il funzionamento di un solo gruppo.

Chi, dalla sua comoda poltrona, propone di chiudere la centrale e occupare il personale nello smantellamento e bonifica del sito, non sa, o fa finta di non sapere, che in questo caso non si parla della vicenda Lng nella quale non vi erano lavoratori stabilmente occupati, in quel caso si è “solo” persa l’opportunità di occupazione. Qui si tratta del futuro di persone in carne ed ossa che nella centrale Edipower hanno trovato fonte di crescita professionale e certezza per la serenità delle proprie famiglie. Un minimo di realismo farebbe altresì capire che l’occupazione nella bonifica del sito altro non è che una foglia di fico dalla durata incerta e limitata.

Inoltre, allo stato attuale, la centrale ferma, costringe circa 100 lavoratori indiretti in cassa integrazione o mobilità, il piano di investimento di Edipower consentirebbe a queste persone di ritrovare occupazione stabile e non finire nel circolo vizioso degli ammortizzatori sociali come è accaduto ai lavoratori Evc per i quali, ad oggi, non vi è ancora soluzione definita. In uno scenario in cui non si intravede a Brindisi nessuna opportunità di sviluppo occupazionale, la Rsu auspica una gestione equilibrata della vicenda, che veda le Istituzioni orientate quantomeno nella salvaguardia dell’occupazione esistente coniugando occupazione e ambiente. Il piano di investimento Edipower/A2A lo consente!

 

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