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Domenica, 28 Aprile 2024
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Trasferimento AqP: "Se i sindaci dicono no, la Regione non farà colpi di mano"

BRINDISI - Trasferimento dell’Unità territoriale brindisina dell’Aqp a Taranto? Si delinea il quadro delle posizioni istituzionali. Amati risponde, ma rispondono anche i sindaci e il presidente della Provincia Massimo Ferrarese. Ecco il resoconto delle posizioni in campo. L’epilogo è tutto da scrivere.

BRINDISI - Trasferimento dell’Unità territoriale brindisina dell’Aqp a Taranto? Si delinea il quadro delle posizioni istituzionali. Amati risponde, ma rispondono anche i sindaci e il presidente della Provincia Massimo Ferrarese. Ecco il resoconto delle posizioni in campo. L’epilogo è tutto da scrivere.

La risposta dell’assessore regionale Fabiano Amati - Se è vero che il trasferimento coatto a Taranto delle funzioni dirigenziali dunque decisionali, dell’Unità territoriale dell’Aqp in terra di Brindisi, è uno “scippo del territorio come sostengono lavoratori e sindacati”. Se è vero che le decisioni aziendali avranno “ricadute dirette in termini di disservizi ai danni dei cittadini, come sostengono lavoratori e sindacati”. Se tutto questo è vero, e le argomentazioni di lavoratori e sindacati “saranno sostenute e confortate anche dai pareri dei sindaci tutti del Brindisino, parte integrante dell’esecutivo d’ambito, dunque soggetto giuridico deputato ad assumere decisioni in rappresentanza del territorio”.

Se ai pareri, e al voto dei sindaci in seno all’Ambito, si affiancheranno “pareri tecnici peculiari, qualificati, che acclarino e confortino quelle argomentazioni, allora è vero anche Brindisi e i brindisini non hanno da temere colpi di mano da parte della Regione”. Parola dell’assessore regionale Fabiano Amati.

Non è dall’unico assessore brindisino (fasanese, ad essere precisi) in seno alla giunta regionale, che i brindisini hanno da aspettarsi “scippi” o azioni di forza in direzione di un ulteriore depauperamento del territorio. Né dalla Regione stessa, in nome e per conto della quale Amati, raggiunto telefonicamente, sa di poter garantire queste premesse che costituiscono la risposta chiara ed eloquente al bombardamento di mail, telegrammi e delibere comunali partorite in questi giorni dagli enti locali del Brindisino stesso.

“Saranno i sindaci a decidere il destino più utile dell’Unità territoriale Aqp”, ribadisce Amati, “in forza del mandato di rappresentanza in seno all’esecutivo dell’Ambito, che da loro diritto di veto e di voto”. Ma è lo stesso Amati che avverte che la decisione non può essere solo “politica”, invocando l’assunzione di pareri tecnici che dimostrino cosa davvero è meglio per gli utenti, in nome e per conto dei quali bisognerà assumere ogni decisione. Precisazione che spiega più di quanto non dica.

La risposta dei sindaci: cinque comuni su venti dicono “no” - Le sollecitazioni dell’assessore Amati sono state anticipate dai sindaci, in questi giorni di protesta agostana nel corso dei quali su Brindisi e provincia è caduta la nuova griffata Aqp. Cattiva, nuova dicono lavoratori e sindacati. L’Aqp dice che sarebbe cosa buona e giusta lo spostamento delle funzioni dirigenziali, ergo decisionali, in seno all’Unità territoriale locale, in quel di Taranto.

Ma i sindaci e i consigli comunali di Ostuni, San Vito dei Normanni, San Michele Salentino, Erchie e Carovigno, la pensano altrimenti, e chiedono al presidente della Provincia Massimo Ferrarese di assumere la rappresentanza dei Comuni che si oppongono allo smantellamento dell’Unità territoriale di Brindisi. Ma chiedono anche al presidente dell’Ato idrico Michele Emiliano, di convocare con urgenza una riunione d’Ambito per decidere, nero su bianco, in merito alla questione.

Le richieste sono state prontamente tradotte in delibere, telegrammi, lettere indirizzate all’Aqp e, per conoscenza, all’assessorato regionale per le opere pubbliche e la protezione civile, retto per l’appunto dal fasanese Fabiano Amati. Enti locali che, a una voce, chiedono all’Aqp un dietrofront senza se e senza ma. Il piano d’ambito 2010-2018 dell’Ato Puglia, secondo i cinque Comuni, andrebbe confermato, insieme alla “individuazione di sei unità territoriali distinte e separate (Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, Taranto e Trani) quale modello organizzativo adeguato all’erogazione del Servizio idrico integrato, dotate di autonomia decisionale”.

Il dettaglio delle delibere - San Vito dei Normanni, 5 agosto. “Il predetto accorpamento renderebbe difficoltoso ed oneroso per gli utenti privati e pubblici del servizio idrico - fognario della provincia di Brindisi il disbrigo delle pratiche connesse a tale servizio, incidendo peraltro negativamente sulla buona gestione dello stesso servizio”.

San Michele Salentino, 5 agosto. Il sindaco Alessandro Torroni scrive al presidente della Regione Nichi Vendola. Poche righe, le seguenti: “Con la presente mi associo alla protesta dei lavoratori dell’Acquedotto pugliese di Brindisi del 3 agosto contro le iniziative dei vertici aziendali”.

Erchie, 6 agosto. “Si chiede all’Ato Puglia per la gestione del Servizio idrico integrato ed al presidente della giunta regionale ed all’assessore regionale alle Opere pubbliche, di intervenire presso l’Aqp S.p.A. affinchè sia mantenuta l’Unità territoriale di Brindisi nella sua attuale struttura decisionale, amministrativa, tecnica ed operativa”.

Ostuni, 6 agosto. Se gli altri invitano, il Comune di Ostuni – sindaco, giunta, e consiglio comunale – invitano e “diffidano” il presidente della Regione Puglia e l’assessore regionale al ramo Fabiano Amati a “sospendere ogni decisione che vada in contraddizione con il piano d’ambito già approvato; in attesa che l’Ato e gli enti locali territoriali possano esprimere doverosamente la loro opinione sulla questione”. E aggiungono: “Ogni comportamento diverso da quello richiesto sarebbe assurdo e abettante e andrebbe in palese contraddizione con i principi che ispirano l’attività del governo regionale, proprietario della maggioranza dell’Acquedotto pugliese che non può, quindi, esimersi o ignorare la sua responsabilità politica e amministrativa.

Carovigno, 10 agosto. “Il predetto accorpamento costituirebbe un’ulteriore mortificazione del territorio brindisino privandolo di una struttura pienamente funzionante in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini e delle istituzioni”. Secondo la giunta carovignese, la decisione dell’Aqp ha come effetto, fra gli altri, quello di depauperare “Comunità ed enti locali da servizi competenze funzioni e responsabilità”, chiede quindi la “convocazione urgente dell’esecutivo dell’Ato Puglia, presieduta da Michele Emiliano. E chiedono al presidente della Provincia di Brindisi di assumere “un ruolo di coordinamento dei sindaci della stessa provincia”.

La posizione di Massimo Ferrarese e della Provincia di Brindisi - Le reazioni dei cinque sindaci, che chiedono a Massimo Ferrarese di assumere il ruolo di garante e rappresentante delle posizioni espresse in delibera, sembrano la risposta a una iniziativa che il presidente della Provincia aveva in realtà già assunto il 4 agosto scorso, a seguito di un incontro con i lavoratori e le organizzazioni sindacali sul tema Aqp. Proprio a seguito di quell’incontro Ferrarese aveva scritto a tutti i sindaci del Brindisino e, per conoscenza, anche ad Amati e all’Aqp.

“In questa occasione, le organizzazioni sindacali e la delegazione dei lavoratori di Aqp – aveva scritto il presidente - hanno espresso nuovamente le loro preoccupazioni sul piano di riorganizzazione presentato dall’azienda nei giorni precedenti  che, pur se più contenuto rispetto alle iniziali volontà di Aqp, incide fortemente sulla operatività dell’ Unità territoriale di Brindisi, relegandola a puro presidio con scarsa capacità decisionale e conseguentemente, con un servizio meno efficace offerto al territorio in tutte le sue articolazioni e creando notevole disagio ai  numerosi lavoratori interessati”.

Ferrarese non si era limitato a fare da intermediario, ma aveva preso posizione chiara e netta, sottolineando nella stessa missiva: “Già in precedenti occasioni, ho avuto modo di esprimere all’amministratore unico di Aqp, che ci legge per conoscenza, che il territorio non può essere ulteriormente penalizzato, chiedendo nel contempo di soprassedere o rivedere profondamente il piano elaborato. Pur apprezzando l’impegno di Aqp, per gli importanti investimenti programmati sia nelle attività di manutenzione che di miglioramento del sistema idrico integrato, appare ancora fortemente punitivo per il territorio la riorganizzazione a seguito della ridotta capacità decisionale del presidio territoriale e per i disagi arrecati ai lavoratori”.

E infine l’invito del presidente della Provincia: “Ritengo che i Comuni, attraverso l’Ato, debbano esprimere la loro valutazione sulla riorganizzazione dell’Aqp per le ricadute che la stessa possa avere nei confronti degli utenti”.

Riepilogo - Tutto chiaro. Aqp non può decidere univocamente quel che è meglio per Brindisi e i brindisini. Esiste un organismo giuridico deputato ad assumere quelle decisioni che è l’esecutivo dell’Ato, in seno al quale i sindaci del territorio hanno il potere di esprimersi in nome e per conto del territorio stesso. L’Unità territoriale brindisina non sarà dunque né cancellata né ridimensionata se non è l’Ambito territoriale a deciderlo. Tutto questo è pacifico per tutti: Regione, assessore regionale Fabiano Amati, Provincia e presidente della Provincia Massimo Ferrarese, e sindaci dei Comuni di Carovigno, Ostuni, Erchie, San Michele Salentino e San Vito dei Normanni.

Epilogo - L’epilogo è del tutto aperto. A nessuno sfugge che, almeno fino a questo momento, solo cinque su venti Comuni hanno preso posizione in merito alla vicenda che arroventa l’estate nostrana. Cosa ne pensano invece i Comuni e i sindaci di Brindisi, Francavilla Fontana, Ceglie Messapica, Torre Santa Susanna, Cellino San Marco, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Villa Castelli, Torchiarolo, Oria, Latiano, San Donaci, Cisternino, Mesagne e Fasano?

La fine di questa storia, è destinata a essere scritta a maggioranza, come si conviene alle democrazie degne di questo nome. Nell’auspicio che la maggioranza, decida in nome, per conto, e nell’interesse autentico dei cittadini in nome dei quali tutta questa bagarre è stata scatenata, dall’una e dall’altra parte.

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