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Sabato, 27 Aprile 2024
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Il progetto modificato del rigassificatore all'esame del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici

BRINDISI – Dopo qualche mese di posizione mediaticamente defilata, nei prossimi giorni tornerà in ballo la questione del rigassificatore di Capo Bianco, e precisamente per la valutazione del progetto da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, terza sezione (quella per le opere marittime). Brindisi Lng aveva depositato il progetto prima di Natale, dopo averlo modificato in base alle prescrizioni della Commissione nazionale Via, alle quali la stessa ha vincolato il proprio parere positivo.

BRINDISI – Dopo qualche mese di posizione mediaticamente defilata, nei prossimi giorni tornerà in ballo la questione del rigassificatore di Capo Bianco, e precisamente per la valutazione del progetto da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, terza sezione (quella per le opere marittime). Brindisi Lng aveva depositato il progetto prima di Natale, dopo averlo modificato in base alle prescrizioni della Commissione nazionale Via, alle quali la stessa ha vincolato il proprio parere positivo.

Quello da parte della terza sezione del Cslp è un giudizio importante, di conformità tecnico-amministrativa: dovrà essere verificata la corrispondenza dell’opera alle previsioni della normative e degli strumenti urbanistici vigenti, dal Piano regolatore del porto alla legge 84/94. E – non da ultimo – la sezione dovrà accertare che Brindisi Lng abbia tenuto conto sino in fondo delle prescrizioni della Commissione Via.

Tra queste, la più importante sembra quella che obbliga Brindisi Lng ad interrare di circa 30 metri i due maxiserbatoi da 160mila metri cubi ciascuno di gas metano, alti circa 60 metri e del diametro di 80. Due scavi enormi, in cui realizzare le vasche di cemento armato per proteggere la base e circa metà dei giganteschi tank ad alta pressione, due grandi buchi prima nella colmata e poi nel fondale di Capo Bianco. Poi le procedure di attuazione dei lavori, le precauzioni, gli studi e i saggi antisismici. E molto altro.

Se non sarà martedì 18 il giorno dell’avvio dell’esame, sarà quello della seduta successiva. Non si scappa. C’è già una commissione all’interno della terza sezione che ha studiato le carte del progetto, e che relazionerà in seduta plenaria. E’ come se si trattasse del progetto di una casa che va in commissione edilizia. Se riceve la concessione si può edificare, altrimenti è abusiva. In questo caso la questione è più complessa perché tra l’eventuale parere favorevole della sezione opere marittime del Cslp e l’autorizzazione definitiva da parte del ministero c’è di mezzo un’altra – l’ultima – conferenza dei servizi con la Regione Puglia, il Comune e la provincia di Brindisi e un’altra trentina di enti e soggetti civili e militari. Ma il passaggio nel Consiglio Superiore dei lavori pubblici è fondamentale.

Fermo restando, poi, che c’è un cantiere di cui prima va ottenuto il dissequestro dal tribunale, e che ci sono i ricorsi degli enti locali e della Regione da ripresentare. Ma non solo: c’è la grana della “Rete Adriatica”, il nuovo gasdotto che da Massafra dovrà raggiungere lo snodo di Minerbio in Emilia, l’unica condotta che può portare all’innesto con la rete europea il metano dei futuri gasdotti che dovrebbero sbarcare a Otranto (quello di Edison) e a Brindisi (il Tap svizzero-tedesco-norvegese), ma anche quello delle navi di British Gas con il Gnl egiziano o quello di clienti del gruppo britannico. Ma “Rete Adriatica” è un gasdotto estremamente osteggiato quando fondamentale, tanto da indurre la stessa British Gas a partecipare alla realizzazione al fianco di Snam.

Il punto è che “Rete Adriatica” malgrado il nome non segue la costa come il primo gasdotto realizzato in Italia, dove avrebbe incontrato enormi difficoltà per mettere in opera la trincea di 5 metri di profondità per il tubo da 1,2 ma soprattutto l’area di rispetto di 20 metri a destra e 20 a sinistra, ma segue la dorsale appenninica che si sta rivelando un grosso problema: la condotta del gasdotto deve attraversare foreste, luoghi di tutela biologica e zone di alto valore paesaggistico, cosa che già da due anni ha mobilitato ambientalisti, Comuni, Regioni e Province in Umbria, Abruzzo e Marche con tanto di ricorso alla Commissione europea. C’è un altro grave problema agitato dai movimenti No al Tubo: il terremoto, il rischio sismico in zone dove negli ultimi 20 anni la terra ha ballato parecchio con conseguenze catastrofiche. Non si può costruire un gasdotto lungo una faglia sismica, dicono gli oppositori dell’opera. Insomma, per British Gas il fronte brindisino non è il solo e neppure il più importante.

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