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L'autore di Satyricon, dal suo nascondiglio, si confessa con Pasquale Colelli

Dal rifugio antiatomico in cui da settimane è costretto a nascondersi per sfuggire alla fatwa dei gruppi terroristici francavillesi che lo hanno condannato a morte certa, lenta e dolorosa, l’autore di Satyricon è stato intervistato in esclusiva da Pasquale Colelli, il decano dei giornalisti sportivi brindisini

Dal rifugio antiatomico in cui da settimane è costretto a nascondersi per sfuggire alla fatwa dei gruppi terroristici francavillesi che lo hanno condannato a morte certa, lenta e dolorosa, l’autore di Satyricon è stato intervistato in esclusiva da Pasquale Colelli, il decano dei giornalisti sportivi brindisini, che pur di non vedere giocare Gagic e Milosevic ha preferito raggiungere a piedi la località segreta in via del Presunto Giornalista 12, a Tuturano, in cui è rinchiuso l’altrettanto presunto autore della rubrica più amata dai politici brindisini.

Quante volte hai fatto satira, figliolo?

“Almeno una volta alla settimana, padre”.

Non ti sembra di esagerare?

“Certe volte mi scappa proprio e non riesco a trattenermi. Gli stimoli sono tanti e certi personaggi mi stimolano così tanto che è impossibile fermarmi. Mi provocano, padre Satiro, mi provocano ogni giorno ed io non resisto. Padre, mi dice come si fa a resistere al duello Consales-Elefante? E dove trovi un altro Haralambides... e il Pd? Mi dice se non ti scappa da ridere ogni giorno?”

In effetti hai ragione. Ma da quando hai capito di essere fatto per scrivere puttanate?

“Esattamente non lo so. Però mia madre sostiene che sono scemo dalla nascita, e le mamme, si sa, non sbagliano mai”.

La tua satira spesso è troppo vicina alla realtà e non si capisce che è solo amichevole e simpatica burla. Il satirato Ferrarese, per esempio, si è incazzato, e molti altri vorrebbero cancellare la tua malefica rubrica.

“Lo so, devo essere meno ironico e satirico. Confesso che a volte esagero. Ma poi non mi capisce più nessuno e mi viene di essere più tagliente”.

Il tuo Satyricon fa il giro dell’Europa. Ti rendi conto, figliolo, che provochi turbamento e disordine mentale nelle persone deboli che soffrono il mal di satira?

“I miei satirati sono tutti forti e consapevoli delle minchiate che fanno, quindi dovrebbero anche avere le facoltà mentali di capire le minchiate che scrivo. Devono aspettarsi di tutto. E poi io li intervisto, così possono meglio aprirsi al popolo e far capire chi sono, e parlo di tutti senza freni e senza scrupoli. Del resto tutto è satira”.

Ma qualcuno rosica e ti denuncia.

“Forse quelli che, fuori dal centro abitato, vivono una dimensione mondiale e non sanno che Satyricon è pura satira di paese, ma sempre satira è. Molti altri, invece, mi chiamano per essere satirati e intervistati perché vogliono diventare personaggi ed entrare nel mondo dello spettacolo”.

Ma chi credi di essere, Pasquino?

“Maestro, ora mi sopravvaluti. I miei studi sono pari a quelli dei brindisini che prendo per culo. Diciamo che dopo Goldrake e Mazinga Z non ho approfondito granché. Chi è Pasquino?”

Figliolo devi studiare di più la storia, se vuoi essere promosso a pieni voti in satira politica. Pasquino è la statua in Roma dove in molti, di notte, andavano a depositare un foglietto con satira e versi con su scritto insulti, offese e fatti  che colpivano tutti i governanti ed i personaggi più in vista della città. Così il popolo romano manifestava il malcontento per la corruzione e gli abusi dei potenti. Attenzione, però, che molto spesso alcuni potenti utilizzarono  Pasquino per diffondere maldicenze contro avversari politici. Si chiamavano “pasquinate”. Non è che a volte i politici utilizzano Satyricon come Pasquino per diffondere maldicenze contro i loro avversari?

“Allora confesso, padre Satiro: si anche io sono un po’ Pasquino”.

Ma chi credi di essere? Non penserai che ti faranno una statua in piazza Vittoria?

“Quelli che non hanno capito adesso la mia satira e rosicano, in futuro potrebbero rivalutarmi, un po’ come è successo a Totò. E allora sì che mi aspetto una bella statua in bronzo al posto di Cesare Augusto. Padre, ora che mi sono liberato in piena confessione posso farti i nomi e leggerti non solo i “pizzini” che mi mandano ma anche i messaggi ed  i whatsapp? In molti si fanno anche raccomandare per essere satirati. Sono in tanti ma faccio i nomi solo a te, perché devono restare nel segreto della confessione”. 

Dimmeli, figliolo.

Omissis

“E ora che ho fatto i nomi, padre Satirico, mi assolverai?”

Certo, figliolo, ma dovrai recitare ogni mattina cento “Ave Massimo”, cinquanta “Pd nostro quotidiano”, e cantare un “Mimmo resta con noi, non ci lasciare, la notte mai più scenderà”.

“Mi sembra una punizione esagerata, ma proverò ad onorarla”.

Toglimi un’ultima curiosità: perché nei tuoi Satyricon non prendi mai per culo Carmine Dipietrangelo?

“Qualche battuta l’ho lanciata, ma in effetti ho molto timore di questo personaggio. Essendo notoriamente lui la mente dei più efferati delitti italiani, l’autore delle stragi di mafia e terrorismo, nonché il colpevole dello stato delle cose a Brindisi, preferisco non toccarlo. Non vorrei ritrovarmi per puro caso appeso sotto qualche ponte”.

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