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Marino-Puglisi: "Aspettiamo gara tre"

BRINDISI - Gara 2 il giorno dopo: Santi Puglisi e Nando Marino si rilassano al bar di corso Umberto, durante la solita riunione quotidiana con il gruppo di soci-amici e dirigenti. Il risultato di ieri e le difficoltà finora incontrate da Ostuni permettono di godersi il sole mattutino senza grossi pensieri. Anche se il vicepresidente, Nando Marino, prova a stemperare facili entusiasmi. «Ci siamo aggiudicati il secondo tempo, ora c’è il terzo tempo. Non abbiamo ancora vinto nulla».

BRINDISI - Gara 2 il giorno dopo: Santi Puglisi e Nando Marino si rilassano al bar di corso Umberto, durante la solita riunione quotidiana con il gruppo di soci-amici e dirigenti. Il risultato di ieri e le difficoltà finora incontrate da Ostuni permettono di godersi il sole mattutino senza grossi pensieri. Anche se il vicepresidente, Nando Marino, prova a stemperare facili entusiasmi. «Ci siamo aggiudicati il secondo tempo, ora c’è il terzo tempo. Non abbiamo ancora vinto nulla».

Però è evidente che la squadra è cambiata. In meglio.

«La squadra è cambiata molto e siamo contenti di come Gibson e Renfroe si cercano e si trovano. Sono due giocatori imprevedibili, che non danno punti di riferimento agli avversari. Insieme hanno aumentato il tasso spettacolare della squadra. Oggi l’Enel è sicuramente più divertente».

I tifosi se ne sono accorti: si capisce dal rumore che si sente al palazzetto.

«Siamo contenti di aver rivisto e sentito il PalaPentassuglia degli anni importanti. Così come siamo contenti della prestazione di Ndoja: il capitano ha trascorso tre mesi veramente brutti. Passava da momenti in cui si parlava di un suo ritorno immediato a momenti in cui sembrava avesse finito di giocare».

Quello che sorprende è la metamorfosi di Renfroe, che con Gibson sembra aver assunto maggior consapevolezza delle proprie doti. Forse Santi Puglisi può spiegare meglio questo cambiamento.

«Più che di metamorfosi parlerei di crescita quasi completata. Non dimentichiamo che Alex è giovane e non aveva mai giocato in Italia. È arrivato in una squadra che in partenza aveva velleità di attestarsi ai vertici della classifica. Man mano che ha capito il sistema, gli arbitri, le abitudini, che ha preso confidenza con i compagni, è migliorato tantissimo. Ma mi sorprende per un altro motivo...».

Quale?

«Il suo atletismo. Ieri ha preso nove rimbalzi, che per un playmaker è una cosa eccezionale. Prima di divinizzarlo però, dobbiamo tener conto che ogni partita è diversa dall’altra. Per cui è normale che a partite eccellenti seguano partite normali o negative. È umano, e dipende anche dall’attenzione con cui viene “curato” dagli avversari».

All’inizio i tifosi chiedevano il taglio di Renfroe e non solo. Qualcuno mugugnava anche su Bucchi. Di colpo tutto è cambiato. Come se lo spiega?

«Ecco, approfitto di questa domanda per rivolgere un invito-appello: non dobbiamo fossilizzarci su diktat senza ritorno, come a volte si usa fare a Brindisi. Qui c’è l’abitudine di passare da un eccesso all’altro, dall’euforia alla depressione. Nella prima parte del campionato si era scritto e detto che Renfroe e Hunter erano i peggiori americani del campionato. Ora faccio fatica a sentir parlare male di qualcuno. Ma va bene così. Speriamo che duri a lungo».

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