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Tracce dell'orso delle caverne nella grotta del lupo

Si tratta di ossa lunghe, craniali, mandibolari e denti, forse fluitate in grotta in località Monte Pizzuto da aree di macellazione

CEGLIE MESSAPICA – Ossa di specie di grande taglia di progenitori del cavallo e bue attuali, vissute nel Pleistocene medio-superiore. Ed ancora, ossa di volpe, lupo e dell'orso delle caverne, quest'ultima specie rinvenuta nel territorio solo a Matera, Castellaneta e Ostuni. Un ritrovamento senza precedenti quello degli speleologi del gruppo “Speleocem” di Ceglie Messapica coadiuvati dai soci del centro speleologico dell’Alto Salento (Antonio Conserva, Carmine Petarra, Margherita Maci, Giovanni Amico, Silvio Laddomada) all’interno della grotta del lupo, inserita nel catasto speleologico regionale con la sigla Pu 1839, in località Monte Pizzuto a Ceglie Messapica.

REPERTO 2-2

Resti recuperati nel febbraio 2019 in una cavità che si presenta di difficile accesso: volta bassa molto fratturata, priva di stalattiti, con pavimento terroso e pietroso, lunga circa 12 metri alla cui fine è presente un altro accesso dall'alto, posto a quota topografica più elevata. I reperti raccolti sono stati esaminati dal geologo Eugenio Casavola, ispettore onorario e collaboratore della Soprintendenza in tema di paleontologia dei vertebrati, che li ha ritenuti di “notevole interesse paleontologico”. Si tratta di ossa lunghe, craniali, mandibolari e denti, forse fluitate in grotta da aree di macellazione, sono per lo più tanto ricoperte da concrezioni calcitiche da essere quasi irriconoscibili. Alcune appaiono spaccate, intenzionalmente, secondo la consuetudine paleolitica dell'estrazione del midollo.

RILIEVO GROTTA DEL LUPO-2

Tra i più importanti, una intera mandibola eccezionale di orso delle caverne con un canino, della misura di 35 millimetri, due premolari e un molare.  Il gruppo Speleocem ringrazia i partecipanti delle escursioni, Arcangelo Leporale, Vito Amico, Giovanni Amico, Martina Amico, Antonio Conserva, Margherita Maci, Carmine Petarra, Antonio Corrado, Michele Ciraci, Maurizio Semeraro, Battista Elia, Fernando Maglio, Nicola Santoro, Silvio Laddomada, Nicola Marinosci, Rocco Castri e Pietro Suma, auspicando che “questi reperti possa avere adeguata esposizione nel Centro di documentazione archeologica o nella grotta di Montevicoli o presso altra struttura.”

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