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Lunedì, 29 Aprile 2024
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La figlia ripete la terza media, l'appello della madre: "Scuola più vicina alle famiglie"

La ragazzina, di 14 anni, non era stata ammessa agli esami. Aveva superato di 10 ore il tetto massimo di assenze e la media era del 5.87

BRINDISI – Chiede più comunicazione tra scuola e famiglie, più comprensione, più attenzione verso gli adolescenti “problematici”, fragili, che la vita ha fatto crescere in fretta, la mamma di una ragazzina di 14 anni che quest’anno sta ripetendo la “terza media” per non essere stata ammessa, a giugno scorso, all'esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione.

Una storia piena di amarezza, delusione e rimorso quella raccontata dalla donna con una voce tremante a BrindisiReport. La motivazione della non ammissione agli esami di terza media, comunicata per altro due giorni prima degli scritti quando la tesina era già pronta per essere discussa, è che la ragazza ha superato di 10 ore il tetto massimo di assenze, e che la media era del 5.87. Ma la mamma, che quest’anno ha iscritto la figlia in un altro istituto non si dà pace, avrebbe voluto essere coinvolta, essere messa a conoscenza del rischio che stava correndo la ragazza.  

“Ho sempre dato la colpa a mia figlia: quando tornava a casa con crisi isteriche perché la prof di matematica l’aveva umiliata non ho mai voluto approfondire dando per scontato che stesse esagerando, è una ragazzina di 14 anni, in piena adolescenza con un carattere impulsivo e ribelle. Ma ho sbagliato, ho sbagliato a non cambiare scuola come hanno fatto altri genitori. In prima media nella sua classe erano in 26, sono arrivati all’ultimo anno in 12 e non perché sono stati tutti bocciati”. 

La donna ha deciso di raccontare la sua storia lo stesso giorno in cui la ragazzina ha cominciato, tra le lacrime e il dolore, il nuovo percorso di studi, in un’altra scuola con ragazzini più piccoli di lei. 

“E’ stato ed è ancora un trauma, avrei potuto fare ricorso ma non l’ho fatto perché ho pensato al bene di mia figlia, riconosco il suo carattere difficile e temevo che in questo modo avrei peggiorato la situazione. Ma quando è cominciata la scuola e ho visto i suoi occhi pieni di dolore e la fatica che ha fatto nel varcare quella soglia ho capito che avrei dovuto fare qualcosa, anche in nome di chi vive o ha vissuto la sua stessa situazione”. 

“Io so bene che mia figlia ha sbagliato qualcosa, non è riuscita a gestire il rapporto con la prof e purtroppo da un certo punto in poi la situazione è degenerata, veniva interrogata tutti i giorni e le veniva messo 4. Lo so perché abbiamo un’App che ci comunica in tempo reale tutto quello che accade in classe dal punto di vista didattico. So anche che in altre materie prendeva 8 e 9 ma quei 4 continui hanno contribuito ad abbassare la media”. 

Pochi mesi prima della fine dell’anno scolastico, la ragazza ha cominciato a rifiutarsi di andare a scuola: “Si alzava tardi, se aveva matematica a prima ora faceva di tutto per entrare a seconda ora, è stato un periodo molto difficile per me, non è facile costringere tua figlia a fare qualcosa che le provoca crisi di panico e dolore, o cercare di convincerla ad accettare una prof che le diceva ‘tanto non andrai da nessuna parte’. Ho cercato in tutti i modi di farla ragionare ma non sempre ci sono riuscita. In tutto questo non mi sono resa conto che  stava sforando il tetto delle ore di assenza. Nessuno me lo ha fatto notare, abbiamo l’App e dobbiamo arrangiarci da soli, le assenze sono tutte registrate, a portata di noi genitori. Ma io non ho proprio pensato a contarle. Anche qui ho sbagliato”. 

Due giorni prima dell’inizio degli esami la telefonata che chiedeva un incontro con i genitori: “Gli scritti cominciavano il lunedì e noi il venerdì precedente siamo stati convocati a scuola, mi è stato detto che mia figlia non era stata ammessa agli esami. Troppe ore di assenza, media che non arrivava al 6. E purtroppo a quel punto non ho potuto fare nulla. Se lo avessi saputo in tempo avrei cercato di rimediare, anche con un certificato medico o con tutti i mezzi a mia disposizione. Naturalmente durante l’anno quando ho capito che la situazione si stava aggravando ho chiesto incontri con la prof, con la dirigente, ma non sono stata ascoltata ed oggi la situazione è questa”. 

“Io riconosco tutti i suoi e miei errori ma sono amareggiata per non essere stata messa nelle condizioni di spiegare come stavano le cose, per non aver trovato appoggio e aiuto nella Scuola ed è per questo che ho deciso di raccontare la nostra storia, perché serva a far riflettere qualcuno. Mia figlia ha sempre voluto fare la psicologa dei bambini, d’estate fa l’animatrice, ha le idee chiare sul suo futuro, su cosa vuole dalla vita. Spero che questa esperienza non la destabilizzerà ma il percorso per farle riacquistare la tranquillità è ancora lungo”. 

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