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Cronaca

Corruzione Enel, dipendente di Cerano dal gip: dichiarazioni per il processo

A fine giugno l'ascolto con la formula dell'incidente probatorio di Domenico Iaboni, indagato per corruzione assieme a cinque impiegati, addetti alle certificazioni dei lavori, e a due dirigenti. Per i pm il verbale sarà fonte di prova nel processo assieme a quello reso dall'imprenditore che per primo denunciò il "sistema di tangenti"

BRINDISI – Potrebbero arrivare a fine mese le conferme sul “sistema malato e corrotto” che avrebbe contaminato l’aggiudicazione degli appalti all’interno della centrale Enel di Cerano, stando a quanto ha più volte sostenuto l’imprenditore di Monteroni di Lecce. Ad essere interrogato sarà uno dei dipendenti della Federico II, Domenico Iaboni, nel frattempo licenziato dalla società, per il quale i pm della Procura di Brindisi hanno ottenuto l’incidente probatorio davanti al gip, lo stesso di fronte al quale sono state raccolte le dichiarazioni del titolare della ditta, in vista del processo. E’ difeso dagli avvocati Stefano Maranella e Giulia Iaboni del foro di Roma.

La procura di Brindisi

Iaboni, arrestato il 5 maggio scorso e rimesso in libertà per cessate esigenze cautelari dal giudice per le indagini preliminari Stefania De Angelis, dovrebbe affrontare il fuoco di domande dei sostituti Milto Stefano De Nozza e Francesco Vincenzo Carluccio, titolari del fascicolo d’inchiesta, e del gip, il prossino 28 giugno. Saranno presenti i difensori degli altri indagati nel frattempo tornati tutti in libertà per identiche ragioni: per Fabiano Attanasi, il penalista Massimo Manfreda; per Carlo De Punzio, Giovanni Brigante e Claudio Ruggiero; per Vito Gloria Gianvito Lillo e per Nicola Tamburrano Pasquale Angelini. Sarà presente anche il legale di fiducia che assiste l’imprenditore, anche lui accusato di corruzione continuata. E ci saranno, infine, i difensori dei dirigenti Fausto Bassi e Fabio De Filippo, i cui nomi sono stati inseriti nel registro degli indagati in un secondo momento, all’esito cioè di un nuovo interrogatorio del titolare della ditta, avvenuto dopo l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare per mano dei finanzieri.

I gravi indizi restano a carico di tutti gli indagati e rischiano di essere blindati con ulteriori riscontri all’esito dell’incidente probatorio di Iaboni, l’unico dei dipendenti a essere stato licenziato. E per questo motivo, probabilmente, il solo al momento ad aver maturato la decisione di confermare le accuse mosse dalla Procura, per lo meno in relazione alla sua posizione. Non si spiega in maniera differente, la richiesta di mettere nero su bianco l sue dichiarazioni in vista del processo: il verbale, infatti, diventerà fonte di prova assieme a quello reso dall’imprenditore di Monteroni.

A Iaboni, domiciliato a Roma, i pm contestano “tangenti per 14mila euro sino al 16 giugno 2016”, stando a quanto è contenuto nell’ordinanza di arresto, perché “operando con funzioni di attestazione dei lavori di cui ai contratti d’appalto del 24 giugno 2014 e del 30 novembre 2015, aggiudicati” alla società dell’imprenditore leccese, avrebbe “plasmato la sua attività agli interessi di questi in vista di un ritorno in termini di denaro o altra utilità” e avrebbe “compiuto atti contrari ai doveri del suo ufficio consistiti nel rilasciare Sal (stati di avanzamento) in tutto o in parte non eseguiti, liquidati in 242.455 euro a fronte di lavori effettivamente svolti per 115.108,48”.

Verosimilmente, oggetto dell’incidente probatorio di Iaboni, saranno gli appalti per i quali sono state firmate le certificazioni, più precisamente “lavori edili vari e quelli per la realizzazione di un muro in cemento armato di contenimento e di protezione idraulica contro il rischio di esondazione delle acque dell’asse attrezzato nell’area chiamata Sicilia, all’interno della centrale di Cerano”.

L’imprenditore, a quanto si apprende, avrebbe confermato di aver pagato tangenti o con versamenti in contanti, o con assegni intestati alle mogli di alcune indagati oppure sotto forma di fatture per lavori eseguiti da altri titolari di ditte nelle abitazioni dei dipendenti di Cerano. La somma complessiva versata sarebbe superiore a 250mila euro, a partire dal 2012 sino allo scorso anno.

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