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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Die Hard, il pentito imputato non si presenta: sentenza d’appello rinviata

Per Ercole Penna era pronta la videoconferenza dal sito riservato: dopo due ore, nessuna notizia del collaboratore. In questo processo è libero, ma detenuto per altro: condannato in primo grado a quattro anni per associazione mafiosa, estorsioni, droga e gioco d'azzardo

BRINDISI – Era atteso in videoconferenza da una località protetta il pentito Ercole Penna, ma non si è presentato, né ha comunicato la rinuncia, né tanto meno è stato possibile capire dove si trovasse e per quale motivo fosse assente: risultato, la sentenza è stata rinviata. Di conseguenza gli imputati detenuti sono stati riportati in carcere e gli avvocati del foro di Brindisi hanno macinato chilometri a vuoto per la trasferta. E’ successo questa mattina a Lecce, giorno stabilito per la sentenza d’appello del processo “Die Hard” sulla Sacra Corona Unita, l’associazione di stampo mafioso nel Brindisino, rimasta attiva dal 2005 sino al 2012, perché “dura a morire” nonostante gli arresti. Udienza peraltro già rinviata.

Il collaboratore di giustizia in primo grado è stato condannato a quattro anni di reclusione, pena che il procuratore generale ha chiesto di confermare: in questo processo risulta libero, ma allo stato è detenuto per altra causa, per effetto cioè di altre inchieste che attengono alla sua partecipazione al sodalizio nel ruolo di vertice e a fatti di sangue (omicidi) che lui stesso ha confessato. Oltre a Penna, ci sono sei imputati. Il processo pende nei confronti di Francesco Gravina, detto Chicco Pizzaleo, condannato in primo grado a 12 anni e sei mesi, zio del pentito Francesco Gravina alias il Gabibbo, il quale nel processo d’appello con rito abbreviato sono stati inflitti 5 anni e quattro mesi rispetto ai dieci del primo grado.

Il pentito Ercole PennaImputati sono anche: Tobia Parisi, condannato dal Tribunale di Brindisi a sette anni e sei mesi; Ivan Carriero, sette anni; Vincenzo Solazzo, 11 anni e sei mesi. Per tutti il pg ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado. Risultano sotto processo, inoltre: Giuseppe Stranieri, l’unico per il quale il pg ha chiesto l’assoluzione a fronte della condanna in primo grado a cinque anni, con esclusione della partecipazione al sodalizio di stampo mafioso, e Vito Stano, nel frattempo deceduto, condannato dal Tribunale alla pena di 15 anni e nove mesi. Parte civile è il Comune di Mesagne con richiesta di risarcimento dei danni.

L’unico ad essere assolto, in via definitiva, è Massimo Pasimeni, alias Piccole dente, detenuto per altro, difeso dagli avvocati Marcello Falcone e Rosanna Saracino.  Secondo l’accusa, i componenti dell’associazione avrebbero commesso una “serie indeterminata di reati con particolare riferimento al traffico di sostanze stupefacenti, alle estorsioni, al gioco d’azzardo e al controllo delle attività criminali”.

“In virtù di un capillare controllo del territorio, della disponibilità di armi e di notevoli quantità di denaro, della saldezza e della stabilità del vincolo tra gli associati, il sodalizio si avvaleva della forza intimidatoria derivante tra l’altro dal ruolo di Penna e Daniele Vicientino quali successori di Antonio Vitale nella posizione di vertice”, è scritto nel capo di imputazione che riprende quanto contestato nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dagli agenti della Squadra Mobile il 9 maggio 2012.

Nel collegio difensivo ci sono gli avvocati Rosanna Saracino, Marcello Falcone, Ladislao Massari, Giancarlo Camassa, Raffaele Missere e Pasquale Annicchiarico.

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