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Cronaca

Torchiarolo nel 2014 ha superato il limite del cancerogeno benzoapirene

Primato in Puglia per le polveri sottili Pm10, ma adesso anche primato nel 2014 per il benzo(a)pirene, quello che tra gli idrocarburi policiclici aromatici è considerato un cancerogeno di classe 1. Lo dice il rapporto annuale di Arpa Puglia sugli Ipa, con riferimento allo scorso anno. Torchiarolo segna un aumento, Taranto invece un regresso sotto la soglia limite

Primato in Puglia per le polveri sottili Pm10, ma adesso anche primato nel 2014 per il benzo(a)pirene, quello che tra gli idrocarburi policiclici aromatici è considerato un cancerogeno di classe 1. Lo dice il rapporto annuale di Arpa Puglia sugli Ipa, con riferimento allo scorso anno. Torchiarolo segna un aumento, Taranto invece un regresso sotto la soglia limite di un nanogrammo di benzo(a)pirene  per metro cubo di aria. Il dato solleva necessariamente una questione: Taranto riesce ad abbattere la percentuale di benzo(a)pirene grazie alle misure adottate per il risanamento dell’Ilva, Torchiarolo invece non ha mai applicato il piano regionale per l’abbattimento delle polveri sottili Pm10 deciso dalla Regione Puglia, cristallizzando la situazione con un ricorso al Tar.

Il punto è che l’Arpa Puglia ritiene, dopo varie campagne di indagine, che la causa prima dell’alto livello di inquinanti dell’aria a Torchiarolo sia dovuto alle emissioni dei camini delle abitazioni, mentre Comune e ambientalisti ritengono che non sia stata sufficientemente considerato il fattore centrale a carbone di Cerano; a Taranto è indubitabile che la fonte degli Ipa e di quello tra questi più pericoloso, non a caso utilizzato come tracciante della situazione, fosse e sia il siderurgico. Per fare chiarezza a Torchiarolo sarebbe stato sufficiente adottare il piano regionale che prevedeva in sostanza il monitoraggio delle emissioni domestiche, con l’installazione di filtri ai camini e l’impiego di legname da riscaldamento idoneo.

La tabella con i valori mensili 2014 di benzoapirene in Puglia-2Fatto stata che nel 20q4 Torchiarolo ha battuto Taranto per livelli di benzo(a)pire con  1,1 nanogrammi per metro cubo, contro una media annuale inferiore allo 0,2 per cento registrata nella stazione di Taranto via Machiavelli, la più sensibile al monitoraggio dell’Ilva. Qui nel 2010 il livello di benzo(a)pirene era stato dell’1,8, e nel 2011 simile invece a quello di Torchiarolo nel 2014. Due trend contrapposti. Oggi Taranto ha gli stessi livelli di benzo(a)pirene di Brindisi, ben lontani dalla soglia obiettivo stabilita dalla legge. Torchiarolo invece preoccupa, e dato che si parla di un pericoloso cancerogeno, dovrebbe con urgenza applicare il piano di riduzione e monitoraggio deciso dalla Regione Puglia, e solo do un anno di sperimentazione trarre le conclusioni: erano i caminetti oppure il rischio viene dalla centrale lontana 10 chilometri, e se c’è anche una componente di rischio industriale, quanto incide sul dato complessivo?

Come per le polveri sottili Pm10, va aggiunto, nel 2014 le medie mensili più altre di benzo(a)pirene sono state raggiunte nei mesi invernali, quando sono accessi i riscaldamenti domestici a legna, con picchi allarmanti compresi tra tre e quattro volte quello obiettivo a gennaio e dicembre, mentre tra aprile e ottobre sono simili a quelli delle altre città pugliesi. La stessa situazione delle polveri sottili. “Gli Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) sono una classe di composti – spiega Arpa Puglia nel rapporto -  generati dalla combustione incompleta di sostanze organiche durante processi industriali e civili, e sono tra i microinquinanti organici più diffusi nell’ambiente”.

Centralina Arpa di Torchiarolo“Le principali sorgenti degli Ipa sono i processi industriali (trasformazione di combustibili fossili, processi siderurgici, processi di incenerimento, produzione di energia termoelettrica, ecc.), il traffico autoveicolare e navale, i sistemi di riscaldamento domestico. Il marker di questa classe di inquinanti è il Benzo(a)Pirene (BaP), classificato come cancerogeno per l’uomo (classe 1) dall’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (Iarc) e unico Ipa normato dalla legislazione europea ed italiana”, ricorda l’agenzia regionale.

Tutto nella norma per quanto riguarda, invece, la presenza di metalli pesanti, considerata nello stesso rapporto: “Per i metalli pesanti (arsenico, cadmio, nickel, piombo) non si evidenzia alcuna criticità nei siti in cui essi vengono monitorati. Come negli anni precedenti, infatti, i valori di concentrazione sono ampiamente sotto le rispettive soglie fissate dal D. Lgs. 155/10”. I metalli pesanti “vengono rilasciati sia da sorgenti naturali, quali i suoli e le eruzioni vulcaniche, che antropogeniche, tra le quali le più importanti sono le lavorazioni industriali, i processi di combustione di petrolio e carbone e le emissioni veicolari. In atmosfera tendono ad inglobarsi nel particolato atmosferico e vengono trasportati al suolo attraverso deposizioni secche ed umide, le acque meteoriche che dilavano le deposizioni secche dalla vegetazione e dal particolato atmosferico. I metalli pesanti per i quali la legislazione prescrive il monitoraggio in aria ambiente sono l’arsenico, il cadmio, il nichel ed il piombo”.

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