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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Maxi-sequestro di finto tonno rosso sardo: anche nel Brindisino

Non era tonno rosso della Sardegna, quello messo in circolazione in numerosi punti vendita solo in Italia, inclusa la provincia di Brindisi, da una rete di società scoperte dalla Guardia di Finanza al termine di una lunga indagine

Non era tonno rosso della Sardegna, quello messo in circolazione in numerosi punti vendita solo in Italia, inclusa la provincia di Brindisi, da una rete di società scoperte dalla Guardia di Finanza al termine di una lunga indagine. Nell’ultima fase, i militari hanno tolto dal commercio circa 8 quintali di prodotto che non corrispondeva a quanto segnalato e promesso in etichetta. Gli investigatori non hanno rivelato il nome del marchio con cui era commercializzato il tonno “finto sardo”. In Sardegna la capitale della pesca al tonno rosso è storicamente Carloforte.

Al termine di complesse indagini di polizia giudiziaria condotte sotto la direzione pm  Andrea Massidda della procura di Cagliari, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del capoluogo sardo hanno dato 3secuzione, con l’ausilio dei reparti del corpo competenti per territorio, ad un decreto di sequestro nei confronti di oltre mille esercizi commerciali che avevano acquistato e successivamente immesso sul mercato, anche inconsapevolmente, confezioni di tonno rosso recanti indicazioni geografiche difformi dalla reale origine del prodotto inscatolato (tonno rosso di corsa mattanzato nelle Tonnare della Sardegna).

L’operazione, denominata Fine Tuning, è scaturita da un’attività investigativa che ha avuto origine in provincia di Cagliari, portando alla segnalazione alla magistratura di 5 soggetti che, in qualità di rappresentanti legali di società operanti nel settore della commercializzazione di prodotti ittici, anche a livello internazionale, si erano resi responsabili del reato di frode in commercio e di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari.

Le risultanze investigative hanno quindi condotto alla prosecuzione delle indagini fuori dalla regione, su tutto il territorio nazionale. L’attività di servizio si è articolata in due distinte fasi: nel corso della prima, la scorsa primavera, sono state sequestrate oltre 14,2 tonnellate di pesce, stoccate in quasi 35.000 confezioni pronte per essere immesse sul mercato, in frode al commercio, poiché riportanti sulle etichette di confezionamento indicazioni, sia organolettiche che di origine, difformi da quelle caratteristiche e proprie del tonno effettivamente conservato.

Nella seconda, previa attenta valutazione della documentazione relativa all’individuazione dell’origine della destinazione del prodotto confezionato, individuati i rivenditori al dettaglio, si è intervenuti su scala nazionale, procedendo così al sequestro del prodotto illegalmente immesso in commercio.

Gli interventi hanno interessato simultaneamente ben 70 province: Ancona, Aosta, Arezzo, Asti, Bari, Bergamo, Belluno, Biella, Bologna, Bolzano, Brindisi, Brescia, Cagliari, Como, Cremona, Fermo, Ferrara, Firenze, Foggia, Forlì, Frosinone, Genova, Grosseto, Imperia, L’Aquila, La Spezia, Latina, Lecce, Lecco, Livorno, Lodi, Lucca, Massa Carrara, Mantova, Milano, Modena, Monza, Napoli, Nuoro, Oristano, Padova, Parma, Pavia, Pesaro, Pescara, Piacenza, Pisa, Pistoia, Pordenone, Prato, Ravenna, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Roma, Rovigo, Sassari, Siena, Sondrio, Torino, Trapani, Trento, Treviso, Trieste, Udine, Varese, Verbania, Venezia, Verona e Vicenza.

Le operazioni di servizio, condotte in sinergico sforzo operativo da 160 reparti territoriali del corpo, hanno portato al sequestro di oltre 821 kilogrammi di tonno rosso stoccato in 2.465 confezioni, nonché all’accertamento di immissione fraudolenta in commercio di quantitativi di tonno rosso in scatola con indicazioni geografiche di origine mendaci per oltre 61.700 chili (quasi 62 tonnellate). Il ritiro dal mercato del tonno, che non è nocivo per la salute del consumatore, è stato effettuato al fine di evitare che quest’ultimo sia erroneamente convinto di acquistare un prodotto “di nicchia”.

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