rotate-mobile
Cronaca

Armi e droga nascoste negli alberi

BRINDISI – Prendevano in consegna la droga in arrivo dalla Grecia e dall'Albania, la occultavano nelle campagne del Brindisino e successivamente la smistavano ai vari pusher della zona. Un vero e proprio ruolo di intermediazione nel traffico delle sostanze stupefacenti, quindi, quello assunto dalle undici persone che all'alba di questa mattina gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce, sotto la direzione del procuratore Cataldo Motta, hanno trasferito in carcere (su ordinanza del gip Gianni Gallo) con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di droga, detenzione e porto abusivo di armi.

BRINDISI – Prendevano in consegna la droga in arrivo dalla Grecia e dall'Albania, la occultavano nelle campagne del Brindisino e successivamente la smistavano ai vari pusher della zona. Un vero e proprio ruolo di intermediazione nel traffico delle sostanze stupefacenti, quindi, quello assunto dalle undici persone che all'alba di questa mattina gli uomini della  Direzione Investigativa Antimafia di Lecce, sotto la direzione del procuratore Cataldo Motta, hanno trasferito in carcere (su ordinanza del gip Gianni Gallo) con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di droga, detenzione e porto abusivo di armi. Sette persone, inoltre, sono indagate a piede libero.

L'organizzazione criminale sgominata questa mattina dalla Dia di Lecce (nell’operazione denominata Berat-Dia II) era capeggiata da elementi di spicco della frangia brindisina della Sacra Corona Unita, tutti arrestati nel 2007 durante l'operazione Berat-Dia I e già condannati con sentenza di primo grado. Gli undici colpiti dal provvedimento restrittivo all'alba di oggi completano e concludono, quindi,  l'intervento della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce iniziato quattro anni fa,  teso a fermare il traffico di cocaina, eroina e hascisc proveniente dall'Albania e dalla Grecia.

Secondo quanto hanno accertato gli investigatori, grazie alle intercettazioni ambientali e a controlli specifici sul territorio, questi soggetti  si occupavano di prendere in consegna i carichi di droga che giungevano in Italia sia su gommoni che attraverso navi e tir e di occultarli in attesa di essere poi ceduti ai vari spacciatori del Brindisino e del Leccese. La droga veniva nascosta in campagna, in cavità di alberi o in prossimità di casolari abbandonati. Insieme a essa sotto terra e in altri nascondigli, ci finivano anche armi di provenienza illecita: fucili mitragliatori e pistole.

In uno stralcio di intercettazione si legge che in seguito a una perquisizione in un terreno abbandonato, eseguita dagli uomini della squadra mobile di Brindisi, al comando del vice questore Francesco Barnaba, che non portò ad alcun rinvenimento, i commenti di coloro che si erano occupati dell'occultamento della droga in quella particolare zona furono: “La casa l'hanno trovata ma hanno sbagliato albero”. Frasi che sono state di grande aiuto alle indagini.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Armi e droga nascoste negli alberi

BrindisiReport è in caricamento