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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

“Falso dentista, laurea mai conseguita”: condannato un odontotecnico

Sei mesi di reclusione: inchiesta dopo denuncia di una paziente. La difesa: “Titolo di studio di università privata albanese”

BRINDISI – “Falso dentista”. Al lavoro ogni giorno in uno studio di San Pancrazio, benché mai laureato: odontotecnico e non odontoiatra. Con l’accusa di esercizio abusivo della professione, il Tribunale di Brindisi lo ha condannato alla pena di sei mesi di reclusione, con multa di 14mila euro e risarcimento del danno alla parte civile.

La sentenza

stefania Bianchi-2Il verdetto di primo grado è del giudice Ambrogio Colombo, al netto della riduzione della pena, nella misura di un terzo, per la scelta del giudizio con rito abbreviato (in alternativa al dibattimento). Il rappresentante della pubblica accusa, Giovanna Caggiuola (pm onorario) aveva invocato la condanna a due mesi di reclusione, confermando la contestazione iniziale mossa nel decreto di citazione diretta a giudizio firmata dal sostituto procuratore Pierpaolo Montinaro.

Il processo scaturisce dall’inchiesta condotta dai militari della tenenza della Guardia di Finanza di San Pietro Vernotico, partita dopo la denuncia di una donna che in giudizio è stata rappresentata dall’avvocato Stefania Bianchi del foro di Brindisi (nella foto). Per la quantificazione del danno, il giudice ha rinviato in sede civile.

L’inchiesta

La denuncia risale al 17 febbraio 2017. I militari il 22 dicembre, di fronte agli elementi raccolti, sequestrarono in via preventiva lo studio a San Pancrazio Salentino, nel quale l’uomo svolgeva l’attività professionale e contestualmente denunciarono anche il direttore tecnico. La posizione di quest’ultimo è stata stralciata dopo la scelta di proseguire con il processo ordinario. E’ accusato di aver “consentito e favorito l’attività illecita” dell’altro.

L’accusa

L’altro è accusato di aver “esercitato abusivamente la professione di medico odontoiatra, per la quale è richiesta una speciale autorizzazione”. La contestazione è stata mossa “in qualità di titolare dello studio odontotecnico”.

Stando a quanto si legge nelle motivazioni della sentenza, depositate nei giorni scorsi, “la donna denunciò di essersi per lungo tempo recata presso lo studio dentistico di San Pancrazio Salentino, dove veniva sottoposta a diversi interventi medici e odontoiatrici”. Tra questi, “l’estrazione dei denti, l’applicazione di impianti, la cura delle carie, l’installazione dei cosiddetti ponti”. Ma “solo per alcuni di essi veniva rilasciata regolare fattura”.

La denuncia

La donna riferì che “tutti gli interventi veniva eseguiti dalla stessa persona”. Persona che lei “riteneva essere in possesso dei titoli accademici, nonché delle necessarie abilitazioni professionali”. Solo successivamente “appurava che non aveva conseguito alcuna laurea in medicina o in odontoiatria”.

“In seguito ad alcuni interventi eseguiti nello studio”, la donna – sempre nella denuncia – disse di “aver avvertito malesseri e per questo, dopo essersi rivolta a un legale, prendeva contatti ottenendo un incontro”. Ma in occasione dell’appuntamento sarebbe stata “offesa e minacciata”. Nelle motivazioni, il giudice ha riportato le frasi inserite nella denuncia sporta dalla paziente.

La difesa

Per il giudice, tenuto conto dei risultati degli accertamenti eseguiti dai finanzieri, “deve ritenersi pienamente integrata la fattispecie di reato oggetto della contestazione”: “l’imputato, odontotecnico, poneva in essere operazioni e interventi che l’ordinamento riserva ai solo odontoiatri”. Nessuna rilevanza è stata data alla documentazione prodotta in udienza dalla difesa: la “fotocopia del libretto dell’università sul quale sono riportati gli esami che l’imputato avrebbe sostenuto in seno al corso di studi in Odontoiatria e protesi dentaria e la documentazione rilasciata da un’università privata albanese”.

Il giudice ha scritto questo: “Non mutano i termini del problema” perché “la mera iscrizione a un corso di laurea ovvero finanche il conseguimento di tale titolo accademico non esclude la rilevanza penale del fatto, così come non lo escluderebbe nemmeno l’aver conseguito l’abilitazione in altro Paese”. Con la sentenza, infine, è stata disposta la confisca di quanto in sequestro.

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