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Cronaca

Traffico di vodka in nero per l'Uk: ricercato un brindisino

Maxi-indagine europea della Finanza di Udine: arresti anche nel Salento. Trovato anche un deposito di ecstasy. Tutto è nato da una indagine su un giro di gasolio clandestino

Decine di depositi fantasma in tutta Europa, un carosello di migliaia di spedizioni incrociate di milioni di litri di vodka, whiskey ed altre bevande alcoliche, partite di prodotto scaduto, finte esportazioni di bottiglie vuote ed addirittura laboratori di droga. Gli espedienti per sottrarre gli alcolici alla gravosa imposizione fiscale vigente nel Regno Unito non avevano davvero limiti né confini, e ai vertici del business illegale c’erano un inglese e un brindisino, Danilo Legrottaglie di 46 anni, attualmente latitante.

Da qui l'operazione ''Sine Finibus'', un percorso investigativo durato tre anni, che ha visto i finanzieri del Comando Provinciale Udine ricostruire, passo passo, tutta la filiera, dalla produzione al trasporto, sino alla distribuzione, ricercandone direttamente le prove dell'insidiosità in 15 Paesi europei, sui 17 coinvolti, sino a ricostruirne il volume 180 milioni di litri di alcolici ''contrabbandati' ed 80 milioni di euro di accise evase ed identificarne gli operatori economici a vario titolo coinvolti, 87, e le persone responsabili, 60, tutte denunciate alla Procura della Repubblica friulana.

“Abbiamo fatto un favore al Regno Unito”

Antonio De Nicolo, procuratore capo di Udine, ai margini della conferenza stampa sulla conclusione dell’operazione, ha dichiarato: “Abbiamo fatto un favore a Ue e Uk. Chissà se in tempi di Brexit sarà ancora possibile”. Il colonnello Sergio Schena, comandante della Guardia di Finanza di Udine, ha sottolineato a proposito dell’indagine che “si abusa di agevolazioni per i Paesi Ue. Meccanismi studiati per favorire il mercato interno fanno in modo che il pagamento venga rinviato all’infinito, così non lo paga nessuno. È un settore economico molto rilevante in Europa, in particolare in alcuni Paesi”

Il tenente colonnello Davide Cardia ha spiegato che l’indagine “nasce da costola contrabbando gasolio di un imprenditore catanese. Finché i beni non vanno al venditore finale sono in sospensione d’imposta (mediante un documento elettronico monitorabile in tutta Europa). Partendo dall’imprenditore in provincia di Udine si risale a tutta la filiera. Poi nel dicembre 2017 primo sequestro al porto di Genova del carico privo del documento (diretto verso Ue).

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Il meccanismo del raggiro

In Francia c’era un altro grosso terminale nel porto di Calais, con i super alcolici fatti passare come succhi di frutta, quindi niente accise”. Le bevande alcoliche venivano esportate con falsi documenti o facendole risultare esportate a un imprenditore Ue inconsapevole (per esempio verso Bulgaria), o riempiendo contabilmente depositi compiacenti di un volume inverosimile di alcolici (così si faceva finta che le spedizioni fossero arrivate a destinazione). Uno dei depositi era in capo a un milanese fuggito a Cuba. Sette in tutto i depositi italiani.

Gli arrestati in Puglia

Oltre al brindisino ricercato in Inghilterra, nel Salento sono state due delle quattro misure di arresti domiciliari, a carico di Massimiliano Chetta di Melissano, e di Deodato De Lorenzis di Felline, già detenuto per altro. Altre due persone sono al momento irreperibili. Altri brin disini sono indagati a piede libero. Ci sono poi ancora 14 misure in Italia, dove le altre province coinvolte sono Caserta, Salerno, Campobasso, Milano, Brescia, Catania, Torino, Treviso.

La struttura dell’organizzazione criminosa

La struttura dell'associazione criminale transnazionale smantellata oggi, tra Italia e - sotto l'alto coordinamento di Eurojust - Regno Unito, dai Finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Udine vede, in posizione apicale, B.N.D.S., alias ''John'', 63enne cittadino britannico, e Danilo Legrottaglie, brindisino di 46 anni, anch'egli residente oltre manica, destinatari di mandato di arresto europeo emesso dal Tribunale di Udine, unitamente altre 18 misure cautelari, 4 agli arresti domiciliari e 14 obblighi di dimora.

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L’avvio dell’indagine

L'esistenza del sodalizio era emersa a fine 2016, quando, nel corso di un'articolata indagine in materia di contrabbando di gasolio, una nuova figura, C.S., 44enne catanese, titolare di una piccola azienda di ingrosso bevande alcoliche, aveva chiesto la disponibilità di un deposito fiscale per far ''transitare'' un carico di prodotto energetico.

L'operazione aveva fatto subito scattare un campanello d'allarme. Il prodotto energetico, cosi come le bevande alcoliche in genere, circola scortato da un documento valido in tutta Europa, l'e-AD  munito di un codice univoco di identificazione , l’Arc, tracciabile da tutte le dogane e le polizie finanziarie della Ue. Chiedere di far transitare un carico sottintendeva una presa in carico formale utile a nasconderne l’effettiva destinazione.

L’immediato approfondimento della posizione di C.S. ha rivelato che il suo deposito fiscale risultava avere una giacenza di bevande alcoliche più che quintupla rispetto alla capienza massima, segno che il prodotto entrava solo cartolarmente. Forte dell’esperienza accumulata con le bevande alcoliche, C.S. voleva ampliare i propri affari al traffico di gasolio. Il filone, inizialmente secondario, è quindi ben presto divenuto quello principale.

Le scatole cinesi in Europa

Il sistema è apparso ben presto estremamente diffuso e articolato. Grandi società produttrici europee ricevevano ingenti ordini i alcolici da alcune società distributrici, nate da poco, senza alcuna caratura finanziaria, ma stranamente in grado di movimentare da subito ingenti partite di merci. Le merci, regolarmente accompagnate dal documento fiscale di scorta, erano destinate ad alcuni depositi fiscali italiani intestati a prestanome, persone prive di capacità patrimoniale e finanziaria, utili solo per rilevare la titolarità della licenza fiscale necessaria a potere entrare nella giostra delle spedizioni internazionali.

Le indagini hanno appurato che i camion transitavano realmente in Italia, almeno in gran parte: due di questi infatti, con circa 27mila litri di vodka, sono stati sequestrati tra il 2017 e il 2018, dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Udine mentre tornavano verso il Brennero dopo avere falsamente ''smarcato'' l'arrivo e lo scarico in Sicilia ed in Valle d'Aosta.

Da questi depositi, non appena perfezionata la presa in carico con la ''accettazione'' e la ' conferma'' dell'e-AD, necessarie per chiudere contabilmente le spedizioni, le merci con lo stesso vettore         iniziavano un vero e proprio carosello di destinazioni, sempre funzionale alla consegna finale, al momento opportuno, su suolo britannico, tramite l'esportazione cartolare verso paesi terzi (Russia, Macedonia, Emirati Arabi Uniti, etc.), e l'invio, con altro documento fiscale elettronico, verso ignari depositi fiscali dell'Est Europa che, appresa la pendenza, le avrebbero purtuttavia giorni dopo  respinte.

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Le coperture al traffico in nero

Accertato anche l'invio, sempre con altro e-AD, proprio verso il Regno Unito, da dove le merci sarebbero, poi, state cartolarmene esportate. In questo caso, approfittando della validità di 5 giorni che il documento elettronico normalmente ha, si doveva fare in modo di poterlo abbinare a più carichi; l'invio, in nero, occultate sotto altra dicitura non gravata da obblighi documentali (in questo caso le bevande rimanevano contabilmente in carico al deposito italiano, che si trovava ad avere volumi assolutamente incoerenti con le sue dimensioni.

È il caso, tra i molti, di depositi individuati ad Aosta, Zafferana Etnea (Catania), Milano, Pavia, Alessandria e Cuneo. Parallelamente, due distillerie nazionali, senza grandi sbocchi commerciali, avevano ricevuto l'ordine, dagli stessi distributori, di produrre partite di vodka per il medesimo mercato, da movimentarsi spacciandole quali succhi di frutta o facendo figurare spedita all'estero la merce inviando, in realtà, bottiglie vuote.

Identificata la rete criminale, è stato necessario pianificare un intervento congiunto presso tutti gli operatori commerciali per comprendere la natura delle relazioni, acquisire la documentazione ed individuare i manovratori della frode.

Grazie al supporto offerto da Eurojust, l'organo europeo di coordinamento giudiziario, il 14 luglio 2017, sotto la regia di un dedicato ' Centro di Coordinamento'', sono state eseguite, contestualmente, in 12 Paesi Europei (Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Germania, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Slovacchia, Spagna e Svizzera),dalle locali polizie e dogane, affiancate dalle fiamme gialle friulane, oltre 50 perquisizioni presso le società mittenti, quelle intermediane e le aziende speditrici appurando nella maggior parte dei casi, la natura fittizia delle operazioni, l'assenza delle merci o la diversa destinazione d'uso dei locali.

Non solo vodka

In un caso, nei Paesi Bassi, anziché un deposito di vodka, la polizia olandese e i finanzieri hanno scoperto un deposito clandestino di Mdma (ecstasy) attrezzato con alambicchi e barili di materia prima utili per produrre un numero elevatissimo di dosi. In un altro in Germania la polizia locale ha invece rinvenuto 30mila litri di alcolici scaduti, fatti più e più volte circolare per giustificare la movimentazione di quelli destinati altrove.

Nel corso del 2018, sempre con la regìa sovranazionale di Eurojust, i finanzieri friulani hanno acquisito ulteriori riscontri in altri tre Paesi europei, a Cipro, in Francia e nel Regno Unitom, ultima tappa di una maratona investigativa che ha permesso di identificare i vertici del gruppo: il 63enne britannico B.N.D.S. alia “John”, definito dal gip la quintessenza del gruppo criminale con la sua capacità di manovrare, come un burattinaio, l'intero scenario, spostandosi, all'occorrenza, anche in Italia per risolvere situazioni di stallo in grado di compromettere gli affari o di attirare l’attenzione degli investigatori, e il 46enne italiano L.D. punto di contatto con la costola pugliese dell'organizzazione, riparato nel Regno Unito per sfuggire ad un altro mandato di arresto  europeo.

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L’affondo sui vertici del gruppo

In quell'occasione, la perquisizione dell'abitazione del ''John'', operata direttamente dalle fiamme gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria con i funzionari del l 'HM Revenue and Customs, la dogana britannica, permise, oltre che dargli il segnale della particolare attenzione riservatagli dagli investigatori italiani, di rinvenire informazioni e documenti utili a confermarne il ruolo di assoluta primazia sul resto dei sodali.

Accogliendo le richieste del pm Viviana del Tedesco, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Udine, Matteo Carlisi, ha emesso un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti dei 20 associati, di cui due in carcere, ai vertici residenti nel Regno Unito, 4 ai domiciliari, ai promotori pugliesi, tutti residenti nel Salento, e 14 obblighi di dimora, agli altri attivi nel meccanismo fraudolento, con ruoli variabili dalla gestione figurativa del deposito alla creazione e gestione virtuale dei documenti fiscali informatici di scorta.

L'indagine che si è avvalsa del fattivo contributo dell'Ufficio delle Dogane di Cuneo e del supporto di analisi della Direzione Centrale Accertamento e Controlli, Ufficio Investigazioni, dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli conferma il ruolo di presidio della Guardia di Finanza a tutela degli interessi finanziari dell'Unione Europea, di cui le accise sono una primaria fonte di entrate, e l'assoluta validità, per combattere le organizzazioni criminali che erodono  risorse al suo bilancio, di un approccio  investigativo  olistico, trasversale ed inter-istituzionale, abbinato ad una strutturata cooperazione internazionale.                                                                                

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