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Cronaca

Cocaina, la banda dei pastori

BRINDISI – La droga la chiamavano proprio droga, senza mezzi termini al telefono parlavano di cocaina, hashish, di bilancini. Senza temere di essere ascoltati. Un gruppo quello arrestato all'alba di oggi definito dal pm che ha diretto le indagini Pierpaolo Montinaro, “spavaldo”. Il faldone di intercettazioni raccolte dagli agenti della squadra Mobile della questura di Brindisi, in poco più di sette mesi di indagini, contiene testimonianze inequivocabili sul fatto che i dodici brindisini arrestati all'alba di oggi si occupavano dello spaccio di sostanze stupefacenti ai tossici del territorio.

BRINDISI – La droga la chiamavano proprio droga, senza mezzi termini al telefono parlavano di cocaina, hashish, di bilancini. Senza temere di essere ascoltati. Un gruppo quello arrestato all'alba di oggi definito dal pm che ha diretto le indagini Pierpaolo Montinaro, “spavaldo”.  Il faldone di intercettazioni raccolte dagli agenti della squadra Mobile della questura di Brindisi, in poco più di sette mesi di indagini, contiene testimonianze inequivocabili sul fatto che i dodici brindisini arrestati all'alba di oggi si occupavano dello spaccio di sostanze stupefacenti ai tossici del territorio.

Questa mattina sono state eseguite dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere, firmate dal gip Paola Liaci. In manette con l'accusa di spaccio, ricettazione e possesso illegale di armi ci sono finiti: Donato Borromeo di 39 anni, Vito Manta di 39 anni, Gianluca Lamendola di 23 anni, Rosario Cantanna di 74 anni, Antonio D'Urso di 42 anni, Francesco Peragine di 42 anni, Teodoro De Matteis (arrestato a Vercelli) di 20 anni, Teodoro Branca di 34 anni, Michele Colaci di 21 anni, Italo Renna di 32 anni (arrestato a Ferrara), Italo Lorè di 37 anni e Giuseppe Lorè di 36 anni. Quest'ultimo, inizialmente irreperibile, si è costituito nella tarda mattinata di oggi presso gli uffici della squadra mobile.

L'operazione che ha incastrato gli undici brindisini è stata denominata Red Jacket, dal giubbotto rosso indossato da uno degli indagati all'inizio dell'attività investigativa. Gli inquirenti, che questa mattina hanno spiegato i dettagli dell'operazione in una conferenza stampa cui hanno partecipato il capo della squadra mobile Alberto Somma, il questore Giuseppe Cucchiara e il pubblico ministero Pierpaolo Montinari, hanno accertato che la droga era ceduta al gruppo da Lamendola e Italo Lorè il quale a sua volta coordinava gli altri presunti spacciatori insieme a Borromeo. Quest'ultimo ha avuto un ruolo fondamentale nell'attività di spaccio.

Per Borromeo, Branca, Colaci, Lamendola, Manta, Peragine e Lorè Italo, il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere mentre per i restanti cinque la misura degli arresti domiciliari. Quasi tutti gli arrestati lavorano nel settore della pastorizia e qualcuno come Colaci, aveva nascosto la droga nella sua fattoria lungo il Canalicchio. Branca, invece, senza nessun tipo di precauzione riceveva i suoi acquirenti nel suo appartamento al quartiere Cappuccini, nella “Chiazzodda”. L'unica premura quando stava per arrivare un cliente era costituita dal fatto che faceva mettere la moglie sul balcone come sentinella, che lo avvisava se in giro vedeva “gli sbirri”.

Le indagini si sono concluse a metà del 2011 dopo sette mesi e oggi sono state eseguite le ordinanze di custodia cautelare. Durante la fase investigativa, sono stati eseguiti numerosi arresti e sequestri di droga e armi come una semiautomatica calibro 7,65 trovata in possesso di Vito Manta un revolver custodito da Borromeo. Agli uomini della squadra mobile questa mattina sono giunti i complimenti del nuovo questore Giuseppe Cucchiara: “Con questo genere di operazioni rendiamo ai cittadini la fiducia che ci riconoscono, non posso che congratularmi con chi ha permesso l'arresto di questi soggetti”.

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