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Cronaca Mesagne

Commerciante ucciso in Piemonte: fu regolamento di conti. Arrestati i killer

Il giallo è stato risolto dopo 4 anni. Nicola Moro, 53 anni, commerciante ittico all'ingrosso originario di Mesagne ma residente da tempo ad Asti, fu ucciso nell'ambito di un regolamento di conti maturato nel mondo della 'Ndrangheta. Arrestati i presunti killer

MESAGNE – Il giallo è stato risolto dopo 4 anni. Nicola Moro, 53 anni, commerciante ittico all’ingrosso originario di Mesagne ma residente da tempo ad Asti, fu ucciso nell'ambito di un regolamento di  conti maturato nel mondo della ‘Ndrangheta. I presunti responsabili del delitto sono stati arrestati dai carabinieri di Asti, in un blitz nelle province di Torino, Vercelli e Crotone che ha permesso di smantellare una organizzazione locale ritenuta vicina alla cosca della 'Ndrangheta di Ciro (Crotone).

Fra le sette persone finite in manette, ci sono i presunti assassini dell’uomo, morto il 17 settembre del 2011 a Villanova D’Asti. Si tratta di Giuseppe Bossio e Giuseppe Chiricosta, calabresi già noti alle forze dell’ordine, residenti da anni in Piemonte. I due sono indagati per omicidio premeditato e aggravato dall’aver voluto agevolare la ‘ndrangheta e per porto di armi.  

Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Asti, la cosca aveva consegnato alla vittima i soldi per creare tre società "Fisherhaus". Il commercio di Nicola Moro-2prodotti ittici all'ingrosso doveva infatti servire per mascherare un ingente traffico di droga. Quei soldi non sarebbero però mai stati restituiti al clan malavitoso.

Nel 1997, Moro rimase coinvolto in un’operazione contro il narcotraffico nel Nord Italia, condotta in provincia di Bergamo. Fino a qualche mese prima dell’omicidio, lavorava in un supermercato di Villanova D’Asti come addetto alla vendita di prodotti ittici. Dopo un periodo di disoccupazione, aprì con un socio la Fischerhaus, tramite la quale gestiva tre negozi ittici, ad Asti, Villanova e a Costigliole d’Asti. Per gli investigatori si trattava però di un’attività dei copertura dei traffici di sostanza stupefacente gestiti dalle ‘ndrine operanti nell’astigiano.

Nell’affare, sulla base di quanto appurato dalla Dda di Reggio Calabria e Catanzaro, erano coinvolti anche il socio del mesagnese e gli stessi Chiricosta e Bossio.  La società era stata infatti  costituita con l’obiettivo di importare carichi di droga, noleggiando delle navi. Moro ricevette dalle cosche 300mila euro per avviare l’affare. Ma secondo gli investigatori, quei soldi vennero spesi per ripianare debiti personali. Il commerciante subì per un anno e mezzo le minacce delle cosche.

Alla fine, fu presa la decisione di eliminarlo. La sera del 16 settembre, Moro fu aggredito dai suoi assassini nei pressi del casello dell'autostrada, colpito da una pistolettata e poi trascinato nel boschetto. Creduto morto, venne coperto con tronchi e rami trovati sul posto. Ma il mesagnese era ancora vivo. Attirate dai suoi lamenti, alcune persone chiesero l’intervento dei soccorritori e delle forze dell’ordine. Con un filo di voce raccontò ai miliari di essere stato aggredito da persone a lui sconosciute. Poi il suo cuore cedette, a seguito delle gravissime ferite riportate.

Durante l’autopsia emerse presenza di fratture varie sul corpo, insieme ai segni evidenti del colpo di pistola: una ferita nella regione superiore destra del torace, all'altezza del collo. Prova che prima di essere ammazzato, il commerciante mesagnese sarebbe stato selvaggiamente picchiato.  Fin dal primo momento, i carabinieri del comando provinciale di Asti guidati dal comandante Fabio Federici, sotto il coordinamento del sostituto procuratore astigiano Chiara Blanc,  indagarono sull’attività commerciale di Moro e sui legami con la ‘Ndrangheta. Nel 2003 arrivò la svolta. Adesso mancano ancora dei tasselli, come l’identità di un terzo uomo che avrebbe preso parte all’omicidio. 

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