rotate-mobile
Cronaca

“Con la droga dalla Spagna non c’entro niente: mai trasportata”

Respinge le nuove accuse Orlando Carella, di Brindisi, arrestato dai carabinieri nell’inchiesta della Dda di Torino: interrogatorio per rogatoria in carcere

BRINDISI – “Ho sbagliato in passato, l’ho ammesso e ho pagato il mio debito con la giustizia, ma questa volta non c’entro niente: non ho niente a che vedere con la droga dalla Spagna, né tanto meno ho trasportato cocaina e hashish da Torino a Brindisi nel 2014”.

Orlando Carella-2L'interrogatorio per rogatoria

Ha respinto l’accusa Orlando Carella, il panettiere di  Brindisi, arrestato dai carabinieri l’altro ieri nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Torino, chiamata Bellavita, sull’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Cocaina e hashish, soprattutto, sostanze stupefacenti acquistate dal Marocco, importate dalla Spagna in Italia, per essere smistate durante il 2014 in Piemonte sulla piazza torinese, in Puglia, nel Brindisino, e in Calabria, anche facendo affidamento a contatti con alcuni esponenti della ‘Ndrangheta.

Il brindisino è stato interrogato per rogatoria dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, nel carcere di via Appia, nel quale è ristretto in relazione ad alcuni episodi contestati nel provvedimento di custodia cautelare, con riferimento al trasporto della droga da Torino a Brindisi, su richiesta di Giovanni Cannalire, anche lui brindisino, ma residente da qualche tempo nel capoluogo piemontese dove ha aperto e gestisce un autolavaggio. Nei confronti di Carella la Dda non contesta l’appartenenza al sodalizio che, invece, viene imputata a Cannalire.

L'arresto precedente

Carella, difeso dall’avvocato Giuseppe Guastella, ha scelto di non avvalersi della facoltà di non rispondere e questa mattina al gip ha anche precisato di aver pagato per un’accusa analoga mossa dalla Procura di Brindisi nell’inchiesta Last travel partita dopo l’inseguimento che la sera del 9 agosto 2016 portò alla scoperta di una Fiat Croma con 85 chili di hashish. L’auto venne intercettata nei pressi del centro commerciale Le Colonne. Cannalire, in quella circostanza, riuscì a fuggire a piedi, mentre venne arrestato in flagranza Antonio Di Giovanni, il genero, rimasto indagato a piede libero nell’inchiesta Bellavita.

fiat crona blitz bellavita-2

Nel corso delle indagini coordinate dal pm di Brindisi, Valeria Farina Valaori, furono disposte intercettazioni ambientali e telefoniche e ascoltando alcune conversazioni, i carabinieri arrestarono Carella il 25 agosto successivo: nel motore della Opel Meriva furono trovati due chili di hashish, altri tre erano stati nascosti nella lavatrice. Venne fermato a un posto di blocco in via Sant’Angelo: sembrava un controllo ordinario, si è poi scoperto che i militari lo stavano monitorando avendo il sospetto che fosse coinvolto nell’attività di spaccio della droga, dopo aver accertato legami con Giovanni Cannalire

Per Carella, il conto è stato chiuso a tre anni e quattro mesi su richiesta del difensore Giuseppe Guastella; mentre per Cannalire a tre anni, su richiesta dell’avvocato Ladislao Massari. Non è escluso che il penalista presenti ricorso al Tribunale del Riesame.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

“Con la droga dalla Spagna non c’entro niente: mai trasportata”

BrindisiReport è in caricamento