Furti alla zona industriale, la sentenza per i 16 brindisini
La pena più alta per Antonio Leo ritenuto capo promotore: quattro anni e quattro mesi, il pm aveva chiesto 7 anni e tre mesi. Per Schena cade il vincolo associativo. La sentenza del processo con rito abbreviato: esclusa l’aggravante dell’aver commesso il fatto su cose o edifici pubblici, conto dimezzato rispetto alla requisitoria del sostituto procuratore
BRINDISI – A distanza di 24 ore dalla requisitoria del pm, arriva la sentenza di primo grado per i 16 brindisini imputati nel processo conseguenza dell’inchiesta sui furti consumati ai danni delle aziende della zona industriale del capoluogo. Il gup Tea Verderosa ha chiuso il conto in nome della giustizia, arrivando a pene dimezzate rispetto a quelle che erano state invocate dal sostituto procuratore Valeria Farina Valaori, dopo aver rivisto il numero dei componenti dell’associazione per delinquere e dopo aver escluso per tutti l’aggravante inizialmente contestata e legata all’aver commesso i fatti su cose oppure su edifici pubblici. In alcuni casi, non sono stati addebitato tutti gli episodi di furto ricostruiti.
La sentenza: per Antonio Leo condanna a quattro anni e quattro mesi, a fronte della richiesta del pm pari a 7 anni tre mesi e 20 giorni; per Gianluca Giosa condanna a tre anni e otto mesi (richiesta di 6 anni 9 mesi e dieci giorni). Entrambi restano promoroiei del sodalizio. Per Davide Picciolo, condanna a quattro anni e due mesi, (7 anni e 7 mesi) pena più alta di Giosa perché il giudice ha riconosciuto un maggior numero di reati; per Antonio Caforio condanna a quattro anni e due mesi (7 anni e 10 giorni); per Orazio Lagatta condanna a un anno di reclusione (6 anni 5 mesi e 20 giorni).
Quindi, per Cosimo Schena condanna a due anni e due mesi, con esclusione della partecipazione all’associazione dal quale è stato assolto per non aver commesso il fatto (richiesta di 6 anni, otto mesi e 10 giorni); per Giovanni Nigro condanna a un anno di reclusione (un anno, 5 mesi e 20 giorni); per Francesco Pugliese due anni e due mesi (sei anni e cinque mesi); per Alessandro Frascaro condanna a un anno (sei anni e sei mesi); per Francesco Frascaro condanna a un anno (sei anni e cinque mesi). Per gli imputati Mario Cuneo e Antonio Brina condanna a un anno (un anno e quattro mesi).
E ancora per Raimondo Testini condanna a due anni (2 anni, due mesi e venti giorni); per Giovanni Valenti condanna a un anno e quattro mesi (un anno e sei mesi). Infine per Alessandro Lonoce, imputato per resistenza a pubblico ufficiale, condanna a sei mesi e dieci giorni, mentre il pm aveva chiesto nove mesi. Assolto Alessio Romano per non aver commesso il fatto, per i quali il pm aveva chiuso il conto a un anno e 4 mesi. Assoluzione per non aver commesso il fatto per due episodi contestati nel capo di imputazione a Francesco Pugliese, Orazio Lagatta e per Giovanni Nigro.
Interdetti dai pubblici uffici per la durata di cinque anni: Antonio Leo, Gianluca Giosa, Davide Picciolo e Antonio Caforio. Pena sospesa per: Giovanni Nigro che torna da oggi in libertà essendo stata dichiarata cessata l’efficacia della misura cautelare degli arresti domiciliari, Alessandro Frascaro, Francesco Frascaro e Mario Cuneo. Per conoscere le motivazioni alla base della sentenza del gup, bisognerà attendere 90 giorni, temine indicato per il deposito. La difesa ha anticipato il ricorso in Appello. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Cinzia Cavallo, Luca Leoci, Livio Di Noi e Daniela D’Amuri.
Le indagini furono coordinate dal sostituto procuratore Marco D’Agostino e delegate agli agenti della Squadra mobile di Brindisi. Tra le aziende presi di mira, figurano le sedi della Scandiuzzi, della Monteco e della Leucci Group. Ricostruiti anche alcuni episodi di furti nei campi fotovoltaici. Il blitz portò agli arresti il 25 febbraio 2015 e venne tenuto a battesimo come “Industrie sicure” perché nei mesi precedenti erano state diverse le segnalazioni di furto provenienti dalla zona industriale. Al processo in abbreviato però nessuna delle aziende che il pm aveva indicato come parti offese si è costituta parte civile.