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Cronaca

Corrieri della coca, con famiglia al seguito

BRINDISI – Avevano tutti avuto a che fare in passato con la droga , lo spaccio e la criminalità, non erano insospettabili, né avevano, però, dato vita a un gruppo, a un'associazione con ruoli ben precisi. Tutti e cinque gli arrestati di oggi “tiravano a campare”.

BRINDISI – Avevano tutti avuto a che fare in passato con la droga , lo spaccio e la criminalità, non erano insospettabili, né avevano, però, dato vita a un gruppo, a un'associazione con ruoli ben precisi. Tutti e cinque gli arrestati di oggi (Vincenzo D'Ignazio 35 anni, Francesco D'Urso 33 anni, Giuseppe Di Bello, 34 anni, Roberto Maggio, 37 anni e Cosimo Santoro, 53 anni) “tiravano a campare”, con i proventi della cessione di cocaina, in alcuni casi dell'eroina.

La vendevano a gente di tutte le fasce sociali e di tutte le età, anche a chi poi la rivendeva. Ai cosiddetti “assuntori-spacciatori”, una nuova categoria emergente, ha spiegato questa mattina il maggiore della compagnia dei carabinieri di Brindisi, Cristiano Tomassini, durante la conferenza stampa. Una nuova frangia di delinquenti non ancora con caratteristiche ben definite ma che esiste e si sta allargando sempre più.

Una categoria preoccupante. I cinque soggetti (quattro brindisini e un leccese) raggiunti questa mattina da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Giuseppe Licci su richiesta del pm Iolanda Valeria Chimienti, vivevano la loro vita, come gente comune, in famiglia. Stavano solo attenti a non dare nell'occhio. Si recavano insieme ai figli e alle mogli per fare il carico di cocaina, raggiungevano il Napoletano improvvisando una gita fuori porta, scambiavano la droga solo su appuntamento. Era impossibile per un agente, un militare infiltrarsi nel loro giro. “Se non ti conoscevano non ti davano nulla”. Gli scambi avvenivano al bar, in alcuni casi teatro della cessione di cocaina è stata la rotatoria di via Appia, “l'incrocio della morte”.

La droga non la nominavano quasi mai al telefono, sospettavano di poter finire nella rete delle intercettazioni ma non per questo non si organizzavano con telefonate e cellulari, stavano attenti anche tra di essi, non a tutti veniva detto tutto: “No, parla di tutte cose ma non parlare di questa cosa che”. Si legge in uno stralcio di intercattazione del 29 ottobre 2010 tra Salvatore Mazzarella e Giuseppe Di Bello. Il primo, 39 anni, di origini napoletane, arrestato nel 2011, risulta uno dei referenti della città di Brindisi e provincia.

Avrebbero continuato a lungo e forse l'avrebbero anche fatta franca se il 25 ottobre del 2010 presso la caserma dei carabinieri non si fosse presentato un soggetto. Gianluca Sancesario, che faceva parte del gruppo delinquenziale ma che per paura di ritorsioni, per alcune vicende, chiese protezione. L'uomo raccontò tutto: che Salvatore Mazzarella forniva la droga che lui rivendeva ad abituali acquirenti. I carabinieri misero sotto intercettazione i componenti di questa specie di associazione dedita allo spaccio, scoprendo che laddove si vedevano comitive di famiglie a cena, in gita o a bere un aperitivo al bar, c'era un grosso giro di cocaina.

Sono 27 in tutto le persone indagate. Le indagini si sono svolte fino a giugno del 2011 e le conversazioni telefoniche tra i soggetti coinvolti in questa giro di cessioni di coca sono bastate a comporre un quadro accusatorio così massiccio che ha dato vita all'ordinanza eseguita questa mattina dai carabinieri della compagnia di Brindisi.

In meno di un anno di attività investigativa, grazie agli scambi telefonici, i militari dell'arma hanno potuto arrestare altri soggetti cogliendoli in flagranza di reato. Di sequestrare ingenti quantitativi di cocaina ed eroina e di togliere di mezzo anche un'arma. Una pistola semiautomatica marca Zavasta calibro 8. Era nascosta in un armadio di una rinomata villa posta sul litorale brindisino, “Villa Ferrero”, dove durante la stagione estiva vengono organizzate feste private. L'indagine, però, non è conclusa.

 

 

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