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Cronaca

Droga recapitata con un drone: lo spaccio ai tempi del lockdown

L'ingegnosa trovata di un brindisino arrestato nell'ambito dell'operazione Grid per recapitare la sostanza stupefacente, senza uscire da casa. Canali di rifornimento a Bari e nel Salento. Comunicazioni con il carcere tramite "sfoglie"

BRINDISI - Era il marzo 2020. Un ferreo lockdown limitava quasi del tutto le possibilità di spostamento. Ma il Covid non poteva fermare l’attività di spaccio. E allora c’è chi si ingegna con un drone per effettuare le consegne di sostanza stupefacente. Si tratta del 31enne Marco Sirena, di Brindisi, una delle 29 persone arrestate all’alba di oggi (mercoledì 26 maggio) dai carabinieri del Nor della compagnia di Brindisi al comando del maggiore Stefano Giovino e del capitano Marco Colì nell’ambito dell’operazione Grid. Considerato capo organizzatore di un presunto sodalizio malavitoso alle dirette dipendenze di Antonio Borromeo e Angelo Sinisi, Sirena è coinvolto in due filoni dell’inchiesta: quello sul furto, occultamento e riciclaggio di auto e quello sullo smercio di sostanze stupefacenti, in particolare eroina e cocaina. Sirena, insieme ad altri 18 indagati, è stato condotto in carcere in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Brindisi, Tea Verderosa, su richiesta del pm Luca Miceli. 

Il dialogo sul drone

Da quanto appurato dagli investigatori, il 31enne avrebbe acquistato un drone per far arrivare la droga a destinazione, senza muoversi da casa. E’ stato lo stesso Sirena a parlare di questa ingegnosa trovata nel corso di una conversazione con un soggetto estraneo alle indagini intercettata dai carabinieri la mattina del 31 marzo 2020, a bordo della sua auto. In una circostanza il piccolo velivolo radiocomandato, modificato per aumentarne la distanza di volo, sarebbe stato usato per recapitare 50 grammi di cocaina al 46enne Vainer Pinto, anch’egli sottoposto a misura cautelare in carcere. Da quanto si legge nel dialogo riportato sull’ordinanza, l’interlocutore di Sirena gli avrebbe detto, ridendo: “Ti stai divertendo con quel cosu, ah”. Secondo gli investigatori, quel “cosu” sarebbe il drone. Lo si deduce dalla risposta dell’indagato. Il quale dice: “Ieri da tutte le parti sono andato”. E poi: “me l’hanno sbloccato”. Il riferimento sarebbe al fatto che l’iniziale raggio d’azione del drone, pari a 500 metri, dopo una modifica sarebbe aumentato “sino a quattro chilometri”: “E’ troppo bello”, chiosa Sirena. Dopo aver fatto riferimento a una spedizione da 50 grammi di cocaina destinata a Vainer, Sirena parla ancora con entusiasmo del suo giocattolino: “Io – spiega -  ti vedo proprio…te lo faccio atterrare in testa”. 

I canali di rifornimento

Da quanto emerge dall’ordinanza, i reati in materia di spaccio contestati a Sirena sarebbero stati “posti in essere con il coinvolgimento di Angelo Sinisi (all’epoca dei fatti detenuto, ndr), a cui era destinata parte degli introiti, e di tutta un’altra serie di soggetti d’ausilio a Sirena, quali correi o fornitori o stabili acquirenti della droga destinata poi ad essere ceduta ad altri”. Ma da dove proveniva la sostanza stupefacente? Tramite intercettazioni e riscontri sul territorio, i carabinieri hanno individuato “diversi canali di approvvigionamento da cui Sirena si riforniva riconducibili ad esponenti della criminalità barese e ad esponenti della criminalità operante nel Comune di Copertino (Lecce, ndr)”. Il contatto barese sarebbe il 33enne Emilio Moretti, anch’egli sottoposto a provvedimento cautelare in carcere. Non è stata individuata, invece, la fonte di approvvigionamento nel Salento. A Copertino, in particolare, Sirena, servendosi dell’ausilio del 29enne Antonio Rillo (ristretto in carcere), “utilizzato come corriere”, avrebbe acquistato 500 grammi di cocaina. Come compenso per aver fatto da “staffettista”, Rillo avrebbe ricevuto 12 grammi di polvere bianca, al posto di una somma di denaro pari a 500 euro originariamente pattuita. 

Comunicazioni dal carcere tramite "sfoglie"

Anche per quel che riguarda l’individuazione dei potenziali fornitori le direttive sarebbero arrivate da Angelo Sinisi, che avrebbe sfruttato le sue conoscenze all’interno del carcere. Le comunicazioni sarebbero avvenute “tramite le cosiddette ‘sfoglie’ (trattasi di un foglietto manoscritto)”. In una conversazione intercettata il 17 gennaio 2020, infatti, Sirena ed Milio Moretti avrebbero parlato di una trattativa riguardante una cessione di hascisc “per la quale Sirena – si legge nell’ordinanza – lasciava intendere di aver ricevuto da Angelo Sinisi un contatto (tramite una cosiddetta sfoglia) in grado di procurare elevati quantitativi di stupefacente”. “Mi ha dato un bigliettino – afferma Sirena nel dialogo captato dai militari – che dice che sta già sicuro però devo andare io a Foggia”. 

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