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Cronaca

Esposto in Procura sulle emissioni del petrolchimico: al vaglio 6 casi di cancro

E' approdato nella Procura della repubblica di Brindisi un esposto in cui si chiede alla magistratura di far luce sull'eventuale sussistenza di un nesso di causalità fra le emissioni del petrolchimico e un grave patologia, il cancro dell'apparato linfoematopoietico, che ha colpito sei brindisini, due dei quali, purtroppo, deceduti

BRINDISI – E’ approdato alla Procura della repubblica di Brindisi un esposto in cui si chiede alla magistratura di far luce sull’eventuale sussistenza di un nesso di causalità fra le emissioni del petrolchimico e una grave patologia, il cancro dell’apparato linfoematopoietico, che ha colpito sei brindisini, due dei quali, purtroppo, deceduti. Tale documento è stato sottoscritto proprio dalle quattro persone ammalate e dai congiunti dei pazienti che hanno perso la loro battaglia con il male. Promotore dell’esposto, nonché firmatario dello stesso, è stato l’avvocato Giovanni Brigante, anch’egli affetto dalla patologia. Si tratta del secondo esposto sulla questione.

Già qualche anno fa, infatti, il tribunale di Brindisi archiviò un’indagine per decine morti causate da mesoteliomi e altri tipi di tumori, sulla base di una perizia del consulente tecnico della Procura che disse che non c’era appunto nesso di causalità fra la produzione di clorulo di polivinile del petrolchimico (effettuata in precedenza da due diverse aziende: Dow chimica ed Evc) e i casi di tumore stessi. La Procura chiese quindi l’archiviazione. Il gip accetto però l’opposizione delle parti lese e convocò una camera di consiglio in cui gli ulteriori elementi di prova ritenne che non L'avvocato Giovanni Brigante e il dottor Maurizio Portaluri-2erano sufficienti, disponendo di conseguenza l’archiviazione.

Ma questo precedente non ha scoraggiato la nuova iniziativa, i cui contenuti sono stati esposti stamani dall’avvocato Brigante durante una conferenza stampa.  Al suo fianco c’erano il dottor Maurizio Portaluri, primario di Radiologia dell’ospedale Perrino di Brindisi, autore di uno studio epidemiologico sul quale si fonda l’esposto, una madre di famiglia, la 28enne Giorgia Masiello, colpita dalla malattia e il padre di una ragazza deceduta a soli 25 anni a causa di una leucemia. In un documento di 59 pagine, gli esponenti chiedono che si accerti la sussistenza di eventuali responsabilità a carico di chi negli ultimi decenni ha gestito gli impianti industriali presenti nell’area del Petrolchimico di Brindisi: Montedison prima ed Eni poi, attraverso le società del gruppo che hanno avuto la materiale gestione.

Tale richiesta è supportata da una lunga serie di dati sull’emissione di sostanze nocive provenienti dal petrolchimico, sul tasso di mortalità nella provincia e nel capoluogo dal 1980 in poi e sul tasso di incidenza dei tumori. Un articolato studio analitico, insomma, la cui parte più cospicua è legata proprio alle emissioni inquinanti. Sulla base dei dati acquisiti dagli esponenti, con la consulenza del dottor Portaluri, le concentrazioni di sostanze nocive emesse dal petrolchimico sforerebbero di milioni di volte il limite consentito. Di quali sostanze si parla? Arsenico, rame, mercurio, cadmio, vanadio, zinco, nichel, alcuni idrocarburi, il benzene e infine le polveri sottili (Pm19).

Nella prima parte dell’esposto sono stati raccolti i dati sulla concentrazione nell’atmosfera e nel terreno di questi inquinanti. Nella seconda, viene illustrato uno studio sulla connessione causale fra l’esposizione ai prodotti nocivi e la patologia. Portaluri, in particolare, ha fatto una ricostruzione dei dati epidemiologici, accompagnata da uno studio sull’incidenza delle malattie a Brindisi dal 1980 ad oggi. Nella terza parte dell’esposto vi è poi un’analisi delle condotte che hanno provocato questo tipo di inquinamento e che quindi possono essere ricondotte in varie fattispecie di reato, fra le quali omicidio colposo, strage e disastro.

La discarica Micorosa, un milione e mezzo di metri cubi di veleniNon solo. L’esposto chiede di appurare anche l’eventuale sussistenza di responsabilità da parte delle pubbliche amministrazioni, per non aver intrapreso le iniziative necessarie ad evitare gli eventi contestati. E non si parla solo di inquinamento atmosferico, ma anche dello smaltimento illecito di fanghi nell’area di Micorosa. Perché fino alla prima metà degli anni 90, prima quindi della realizzazione dell’impianto biologico, i fanghi, come appurato anche da una commissione parlamentare di inchiesta istituita nel 2001, venivano depositati a cielo aperto, inquinando le risorse naturali circostanti. Nel 2006, venne sottoscritto un accordo di programma sulla bonifica della zona.

Ma a distanza di 11 anni (anche su questo si chiede alla magistratura di aprire un’inchiesta), le bonifiche non sono partite. La corposa mole di dati raccolta di Portaluri arriva fino a pochi giorni fa, investendo anche la questione dell’accensione delle sette torce del petrolchimico. Queste vennero poste sotto sequestro nell’ottobre del 2010, in seguito all’accertamento  di numerose accensioni delle torce dai gestori degli impianti. Il procedimento penale venne definito con l’oblazione (che comunque non fa venir meno il giudizio di illiceità della condotta posta in essere), “ma non sono terminate  - si legge nell’esposto - le accensioni ripetute delle Torce”. Una delle ultime, così come riportato nel documento, risalirebbe al 23 maggio del 2014, proseguendo per 5 giorni.

L’asettica raccolta dei dati va contestualizzata poi nelle storie di sei famiglie alle prese con il dramma della malattia. Non può essere un caso, a detta degli esponenti, che tutte e sei le persone colpite da cancro dell’apparato linfoematopoietico risiedessero nelle aree circostanti al petrolchimico: quattro di esse al rione Perrino; una nella frazione di Tuturano; una nel centro storico di Brindisi. Giorgia Masiello, madre di una bimba, sta vincendo Giorgia Masiello e Vincenzo Gaudino-2la sua lotta con il male. “Nell’ottobre del 2009 – racconta la 28enne – mi è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin al IV stadio. Avevo 23 anni. A quell’età, non è il massimo imbattersi nel dramma della malattia. Adesso, per fortuna, il cancro è in una fase regressiva. Ma voglio lottare – conclude la ragazza – per il bene e nell’interesse di mia figlia”.

È nell’interesse della collettività e delle future generazioni, quindi, che i sottoscriventi sperano nell’apertura di un’inchiesta giudiziaria.“Il danno sanitario patito dagli esponenti ovvero dai prossimi congiunti deceduti degli stessi, tutti residenti in aree prossime al Petrolchimico di Brindisi – si legge nell’esposto – potrebbe essere, con alto grado di probabilità, conseguenza diretta dell’esposizione cronica a Idrocarburi, Btex, Idrocarburi Policiclici Aromatici, Composti organo-alogenati e P.M.10, di cui sono gravemente inquinate le risorse naturali (aria, suolo, sottosuolo ed acqua) di vastissima parte del territorio di Brindisi”.

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