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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

"Farm House", solo 4 condanne per le razzie tra S.Vito, Carovigno e Ceglie

BRINDISI – Quattro condanne e sette assoluzioni. Il processo per l’operazione “Farm house” si è chiuso dopo sei anni con l’assoluzione della maggior parte degli imputati. Piuttosto contrariato, dopo la lettura della sentenza da parte del presidente col collegio giudicante Gabriele Perna, il pubblico ministero Giuseppe De Nozza.

BRINDISI – Quattro condanne e sette assoluzioni. Il processo per l’operazione “Farm house” si è chiuso dopo sei anni con l’assoluzione della maggior parte degli imputati. Piuttosto contrariato, dopo la lettura della sentenza da parte del presidente col collegio giudicante Gabriele Perna, il pubblico ministero Giuseppe De Nozza.

I condannati sono Ivano Schiena: quattro anni e dieci mesi di reclusione; il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a otto anni; il fratello Vincenzo: un anno e sei mesi di reclusione, il pubblico ministero aveva chiesto otto anni e un mese di reclusione; Francesco Urbano: tre anni e otto mesi di reclusione, De Nozza aveva chiesto la condanna a sette anni e otto mesi di carcere; e Giovanni Mola: tre anni di reclusione a fronte dei tre anni e otto mesi chiesti dalla pubblica accusa.

Sono stati assolti Cosimo Schiena (il pm aveva chiesto otto anni di carcere); Tommaso Schiena (sette e otto mesi chiesti da De Nozza); Giuseppe Barletta (tre anni); Giuseppe Iaia (due anni); Nicola Pastorella (tre anni); Stefano Lanzillotta (quattro anni); Antonio De Meo (quattro anni). L’accusa nei confronti degli imputati era di innumerevoli furti, di estorsioni, rapine, pestaggi. Furono arrestati dai poliziotti della Squadra mobile di Brindisi il 22 gennaio del 2004.

Tutti originari di Carovigno e San Vito dei Normanni, tra i quali i quattro fratelli Schiena, detti gli "Spezzati", che vivono in una masseria in agro di Specchiolla. I reati di cui questo gruppo veniva accusato (alcuni degli imputati avevano patteggiato e quindi erano usciti dal processo) erano stati compiuti nelle campagne di Carovigno, Ceglie Messapica, nel Tarantino e a Locorotondo. Si presentavano in non meno di cinque o sei per volta quando dovevano prendevano di mira una casa di campagna. Se dentro c’erano i proprietari non importava. Li costringevano con la forza a consegnar loro quello che avevano.

Le indagini furono indirizzate verso questo gruppo dopo che la casa di un anziano contadino di Ceglie Messapica, che viveva in campagna con la moglie, fu assaltata da non meno di una quindicina di persone. La coppia si barricò in casa; l’uomo prese il fucile da caccia e da dietro la porta esplose due colpi, centrando al petto Carmine Mola, sanvitese, fratello di Giovanni che è uno dei quattro condannati. Da quel cadavere si risalì agli altri e il 22 gennaio del 2004 la squadra mobile li schiaffò tutti in galera. Accuse pesanti: dall’associazione per delinquere alle estorsioni. dalle rapine ai furti, dalle minacce alle lesioni.

Il pubblico ministero, ritenendoli tutti responsabili dei reati loro ascritti, aveva chiesto condanne per complessivi 59 anni di carcere. Che il tribunale ha ridotto a tredici anni assolvendo la maggior parte degli imputati.

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