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Cronaca

"Festa proletaria", identificato ercolano

PADOVA – C’è anche un 26enne di Erchie, che rischia grosso, tra i protagonisti della cosiddetta “Festa proletaria” organizzata in una abitazione del centro storico Padova. Era l’8 aprile dell’anno scorso quando, a costo zero e usufruendo di uno splendido appartamento del Ghetto, nel cuore della città di Padova, conquistato grazie a all’inganno, dicono le accuse (ma sul web si è scatenata la difesa d’ufficio dei ragazzi).

PADOVA – C’è anche un 26enne di Erchie, che rischia grosso, tra i protagonisti della cosiddetta “Festa proletaria” organizzata in una  abitazione del centro storico Padova. Era l’8 aprile dell’anno scorso quando, a costo zero e usufruendo di uno splendido appartamento del Ghetto, nel cuore della città di Padova, conquistato grazie a all’inganno, dicono le accuse (ma sul web si è scatenata la difesa d’ufficio dei ragazzi).

Due anziani si ritrovarono la casa invasa da un esercito di militanti del centro sociale – una cinquantina circa - che, stravaccandosi per terra e sui divani, bevvero e mangiarono, insozzando ogni stanza e riprendendo la loro scorribanda con la cinepresa per mettere ancor più alla berlina le vittime. Il blitz durò circa mezz’ora davanti agli occhi terrorizzati di un’anziana coppia proprietaria dell’abitazione.

Ora per gli organizzatori della “festa proletaria” la giustizia arriva a presentare il conto a dieci mesi di distanza da quella intrusione sgradita. Almeno otto fra gli organizzatori del blitz sono stati identificati nel corso di un’indagine condotta dalla Digos e ora rischiano di finire a processo con l’accusa di concorso in violazione di domicilio aggravata dall’aver commesso il fatto in più persone riunite e con intimidazione, di interferenze illecite nella vita privata per aver effettuato registrazioni audio-visive e di imbrattamento.

Tra gli otto disobbedienti per cui il procuratore aggiunto Matteo Stuccilli ha già sollecitato il rinvio a giudizio, c’è anche Riccardo Ferrara, 26 di Erchie, residente a Padova in via Sorio 80. Alla lista si aggiungono altre sette persone quasi tutte note all’autorità giudiziaria. Sulla richiesta si pronuncerà il gup Paola Cameran l’11 aprile.

Tra gli imputati, anche Michele Nigro, 25enne di Avetrana (Taranto) che, il 13 gennaio scorso, aveva patteggiato 2 anni e 4 mesi di carcere insieme al “compagno” Alex Favaretto per il pestaggio del consigliere comunale di centrodestra Vittorio Aliprandi a colpi di catene e con una staffa di ferro. Pestaggio messo a segno la mattina del 21 aprile scorso, tredici giorni dopo la festa proletaria.

Oltre a Nigro, che si trova agli arresti domiciliari, sono imputati per l’irruzione nell’appartamento in ghetto Giorgio Castiello, 26 anni di Padova in via Vecellio 10; Mattia Di Carlo, 24 di Lecco ma domiciliato a Padova in via Cengio 18; Valentina Paganessi, 26, di Polcenigo domiciliata a Padova in via Omboni 9; Marco Zanotto, 44 di Padova in via Aspetti 211 ed Enrico Zulian, 27, di Padova in via Delle Melette 14 e Gianni Stoppelli, torinese 46enne, residente a Padova in via Sacharov 8.

Anche quest’ultimo è un nome (e un volto) conosciuto: a Torino, città dove è nato, era stato componente di una banda di minorenni che aveva organizzato un colpo in una gioielleria di Mirafiori. Andò male: Stoppelli, entrato nel negozio armato di fucile, aveva premuto il grilletto assalito dal nervosismo, uccidendo l’orefice Albino Allena nonostante quest’ultimo non avesse reagito.

Scontata la pena, Stoppelli si è trasferito a Padova dedicandosi al teatro che aveva coltivato dietro le sbarre: ha un suo sito in rete e il 9 marzo sarà protagonista di uno spettacolo nel circolo culturali Carichi Sospesi in vicolo Portello 12. In più di qualche occasione è stato coinvolto in inchieste e processi legati all’attività dei disobbedienti: nel marzo 2010 è stato condannato per i tafferugli nel municipio di Monselice del 9 settembre 2003.

La “festa proletaria” dell’ 8 aprile scorso, fu progettata secondo quanto accertato dagli investigatori, nei minimi dettagli. Qualche giorno prima dell’8 aprile, Mattia Di Carlo avrebbe contattato l’agenzia immobiliare che si occupava della vendita dell’appartamento. Di Carlo, spacciandosi per il signor Lorenzo Gnecchi, fissò un appuntamento per la visita della casa, fornendo un numero di cellulare che poi è risultato inesistente.

All’incontro fu accompagnato dalla fidanzata Valentina Paganessi e da Stoppelli che si presentò come un parente della giovane coppia pronto a contribuire alle spese per l’acquisto. L’immobiliarista fece quindi salire il trio in casa e qui, mentre i due fidanzatini effettuano il sopralluogo nelle stanze scortati dai proprietari, Stoppelli s’allontana, scende nell’androne condominiale e apre il portone al gruppo. In pochi istanti la visita si trasforma in una “festa” per 50 persone pronte a una “occupazione politica pacifica”.

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