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Cronaca

Forse fu il cognato l'aggressore della moglie dell'ex latitante

MESAGNE – Potrebbe essere una questione in famiglia l’aggressione di Stefania Di Monte, 32 anni, moglie separata di Sandro Campana, mesagnese, fratello di Francesco, ritenuto esponente di rilievo dell’ala rogoliana della Sacra corona unita. Stando alle indiscrezioni trapelate, potrebbe essere stato lo stesso Francesco Campana ad introdursi nella casa della cognata, in via Puccini, in contrada Materdomini, ed a sferrarle un pugno in faccia e a praticarle dei tagli alle gambe. Aggressione subita qualche giorno dopo la cattura di Sandro Campana, avvenuta in contrada Bonocore, in territorio di Porto Cesareo.

MESAGNE – Potrebbe essere una questione in famiglia l’aggressione di Stefania  Monte, 32 anni, moglie separata di Sandro Campana, mesagnese, fratello di Francesco, ritenuto esponente di rilievo dell’ala rogoliana della Sacra corona unita. Stando alle indiscrezioni trapelate, potrebbe essere stato lo stesso Francesco Campana ad introdursi nella casa della cognata, in via Puccini, in contrada Materdomini, ed a sferrarle un pugno in faccia e a praticarle dei tagli alle gambe. Aggressione subita qualche giorno dopo la cattura di Sandro Campana, avvenuta in contrada Bonocore, in territorio di Porto Cesareo.

Stefania Monte, che dopo la separazione da Alessandro Campana, ha ripreso a lavorare nell’azienda di materiali per l’edilizia del padre, ai carabinieri disse di non avere riconosciuto chi l’aveva aggredita e non si sapeva spiegare il motivo perché il malvivente, trovato nel cosiddetto ortale della case (un giardinetto interno), fosse entrato nella sua proprietà. L’uomo, appena sorpreso, si difese dalla donna che le era andata incontro sferrandole un pugno al viso e praticandole dei tagli difendendosi con un taglierino.

Gli investigatori hanno sempre avuto qualche dubbio sulla descrizione molto generica dell’aggressore e su come si fosse introdotto nell’ortale. In primo momento si era detto che aveva bussato al numero 24 di via Puccini, dove abita la  Monte con i figli, luogo che un tempo era stata la casa coniugale di Alessandro Campana. Poi l’uomo si era invaghito di Antonella L., 28 anni,  nativa d Mesagne e residente a Torre Santa Susanna. La padrona di casa, invece, disse di avere sentito dei rumori provenire dall’ortale, di essere andata a vedere cosa lo avesse provocato e si trovò di fronte l’uomo.

Gli investigatori, invece, non escludono che l’aggressore sia entrato dall’ingresso principale. Che abbia bussato e la donna abbia aperto perché lo conosceva. Non era un ladro, né un rapinatore altrimenti l’avrebbe bloccata, avrebbe bloccato pure i figli che dormivano e avrebbe fatto razzia (peraltro, chi avrebbe osato, andare a importunare i figli di Alessandro e nipoti di Francesco Campana?). L’aggressore le sferra un pugno al volto, le tagliuzza una gamba e va via. Probabilmente le dice qualcosa, la minaccia.

L’aggressione avviene il 30 settembre, tre giorni dopo la cattura di Alessandro Campana che viene trovato nel villino a Bonocore con la sua nuova compagna. Nel villino è parcheggiata una potente Yamaha, che è la motocicletta utilizzata dai due killer (i poliziotti del commissariato di Mesagne ritengono siano i fratelli Campana) che l’1 luglio cercano di ammazzare Vincenzo Greco, abitante a Mesagne, fratello di un pentito e di un affiliato alla Scu.

Moto intestata a un noto commerciante di Mesagne che l’aveva ceduta e non aveva provveduto al trasferimento di proprietà. Alessandro Campana si era dato alla macchia nel maggio precedente per sottrarsi agli obblighi della sorveglianza speciale. E si rifugia dalle parti di Porto Cesareo con la nuova compagna. Il sospetto degli investigatori è che Francesco Campana, tuttora latitante e indicato come presente in zona, ritenendo che sia stata la cognata a mettere sulle tracce dell’ex marito gli investigatori per vendicarsi dell’abbandono e della nuova vita coniugale.

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