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Cronaca Mesagne

"Mobbing nella segreteria del sindaco": denuncia, e ricorso al giudice del lavoro

Violenza privata, ingiuria, minaccia, maltrattamenti: a denunciare è una donna, ma questa volta dall’altra parte non c’è un marito brutale, o un ex fidanzato aggressivo. Nell’atto di querela presentato al procuratore della Repubblica di Brindisi dal legale della persona che si ritiene parte lesa, l’avvocato Davide De Giuseppe, il contesto in cui tutto ciò sarebbe avvenuto è un luogo di lavoro, e più esattamente la segreteria del sindaco di Mesagne

MESAGNE – Violenza privata, ingiuria, minaccia, maltrattamenti: a denunciare è una donna, ma questa volta dall’altra parte non c’è un marito brutale, o un ex fidanzato aggressivo. Nell’atto di querela presentato al procuratore della Repubblica di Brindisi dal legale della persona che si ritiene parte lesa, l’avvocato Davide De Giuseppe, il contesto in cui tutto ciò sarebbe avvenuto è un luogo di lavoro, e più esattamente la segreteria del sindaco di Mesagne. E in allegato ci sono un elenco di testimoni che potrebbero provare le circostanze sottoposte al magistrato inquirente, ed alcune registrazioni effettuate durante fasi salienti della vicenda.

Le persone denunciate sono il segretario comunale, e due colleghe di lavoro della persona offesa. Stessa stanza, con tre scrivanie che nel racconto dell’impiegata con ben 30 anni di servizio in municipio, dei quali 25 nella segreteria del sindaco, sono i tre vertici del triangolo in cui si sarebbero materializzate all’inizio della scorsa primavera le vessazioni elencate e descritte sia nell’atto di denuncia querela, che nel successivo ricorso al giudice del lavoro, con richiesta di risarcimento del danno al Comune per 25mila euro e il reintegro nello stesso ufficio da cui, nel giugno scorso, l’impiegata era stata trasferita al culmine del processo di mobbing.

Manca nell’elenco degli attori dei fatti narrati, anche una persona che all’epoca rivestiva ancora un’importante carica istituzionale, ma solo perché non rientra nella struttura lavorativa in cui sarebbero maturate le circostanze denunciate alla procura, e quelle riportate nel ricorso al magistrato del lavoro, al quale sono stati consegnati parimenti registrazioni e lista testimoniale. Riguardo un eventuale convincimento della sussistenza dei reati oggetto dell’atto di denuncia-querela, la parte lesa attraverso il proprio difensore chiede che non si proceda con decreto penale di condanna, ma con richiesta di rinvio a giudizio.

La procura di BrindisiL’avvocato dell’impiegata spiega che l’atteggiamento delle colleghe di lavoro della sua assistita, e del segretario comunale, si inasprì nella confronti dall’attuale denunciante a partire dallo scorso mese di marzo. La denuncia non entra nei dettagli lasciando il compito di accertare i moventi al pm, ma fu per cause personali e non di lavoro, lascia intendere la difesa della parte lesa, questioni in cui l’impiegata poi oggetto degli atti di mobbing al centro della querela non intendeva essere coinvolta.

Sarebbe stato questo a procurarle l’inimicizia delle due colleghe, e i comportamenti avversi ,sino all’atto di trasferimento, da parte del segretario comunale. La veterana dell’ufficio di segreteria fu isolata, esautorata dei compiti che svolgeva da lungo tempo, da quelli importanti a quelli meno rilevanti ma abituali, e progressivamente sospinta verso l’abbandono dell’ufficio, dove – le fu manifestato più volte – non era più gradita. Ed alcuna giustizia ottenne l’impiegata dal segretario comunale, ma solo reprimende, persino per aver pubblicato sul profilo Whatsapp una benemerenza ottenuta per servizio, quasi ciò costituisse grave colpa.

Parte di quei colloqui che provocarono sofferenza psicologica e fisica alla parte lesa furono registrati dalla stessa, una forma di autodifesa nella prospettiva di eventi più gravi e rilevanti. Ma non solo queste sono state allegate alla denuncia: ci sono varie certificazioni sanitarie di stati di agitazione e conseguenze connesse, legati a fatti particolari avvenuti sul posto di lavoro e una volta a casa, dopo il recapito di una nota di servizio firmata dal segretario generale.

La denunciante non era affatto una dipendente assenteista o non diligente, ma solo una persona diventata scomoda, si riferisce all’ufficio della Procura, che ora dovrà stabilire se quanto denunciato è fondato e se il caso è da sottoporre al giudice dell’udienza preliminare con richiesta di rinvio a giudizio, oppure se tutto dovrà essere archiviato. Al Comune di Mesagne in molti hanno già un’opinione personale consolidata sulla vicenda, poco nota o affatto invece all’esterno.

Il trasferimento ad altro ufficio, questo allontanamento dall’incarico o piuttosto dalla stanza dove l’impiegata era sgradita, avvenne a giugno, quando ancora non era insediata la nuova amministrazione comunale di Mesagne e, soprattutto (uno dei punti di contestazione con richiesta di annullamento dell’atto di trasferimento contenuti nel ricorso al giudice del lavoro) mentre l’interessata era in malattia. Bisogna aggiungere che la funzionaria che doveva firmare l’atto si rifiutò di apporre la propria sigla – dice la difesa dell’impiegata – riconoscendone l’irregolarità.

Decideranno i giudici: hanno lo stesso peso ovviamente anche le ragioni delle persone chiamate in causa, che potranno esibire e sostenere con controdeduzioni e differenti versioni che nella segreteria del sindaco di Mesagne non vi è stato alcun atto di mobbing, ed eventualmente renderle pubbliche se intendono ricorrere agli organi di informazione. La questione è delicatissima.

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