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Incendio al porto, sviluppi in vista: nuova ispezione dei vigili del fuoco

Non finirà con la conferenza stampa di lunedì mattina convocata dall'Autorità Portuale la faccenda dell'incendio scoppiato sabato scorso 25 ottobre nell'area di sosta trailer e Tir di Costa Morena Ovest, dove gli stessi vengono parcheggiati dopo lo sbarco o prima dell'imbarco senza distinzione tra carichi ordinari e carichi di merce Adr, vale a dire potenzialmente pericolose

BRINDISI – Non finirà con la conferenza stampa di lunedì mattina convocata dall’Autorità Portuale la faccenda dell’incendio scoppiato sabato scorso 25 ottobre nell’area di sosta trailer e Tir di Costa Morena Ovest, dove gli stessi vengono parcheggiati dopo lo sbarco o prima dell’imbarco senza distinzione tra carichi ordinari e carichi di merce Adr, vale a dire potenzialmente pericolose. Un’area sprovvista di qualsiasi dispositivo antincendio. I Vigili del Fuoco infatti sono stati costretti alla spola tra la zona di operazioni e l’esterno del sedime portuale per rifornire le autobotti.

Stamattina tecnici del comando provinciale del Corpo sono tornati sull’area dell’incendio per svolgere una seconda, approfondita ispezione dopo quella eseguita nella stessa giornata di sabato. Gli esiti dell’ispezione, nel giro di 24 ore, cioè entro mercoledì mattina 29 ottobre, si tradurranno in determinazioni. Peraltro, il comando provinciale dei Vigili del Fuoco e quello della Capitaneria di Porto stanno interloquendo in queste ore per giungere ad una valutazione complessiva della situazione, e quindi a proposte operative.

E’ pur vero che non esiste una normativa specifica che imponga misure antincendio in un’area portuale aperta, ma ci sono al di sopra di tutto ragioni di buon senso che riguardano la tutela della sicurezza in un parcheggio dove sostano merci su trailer di cui non esiste la tracciabilità preventiva, perché il porto di Brindisi non è ancora dotato di un sistema informatico per il monitoraggio delle merci in entrata ed uscita, a differenza di altri porti anche pugliesi.

La voce sicurezza è quella maggiormente sottolineata dall’Autorità Portuale di Brindisi per giustificare la richiesta di pagamento dei servizi. Tra questi, però, non ci sono quelli a supporto degli interventi in caso di incendi, e in uno scalo dove esiste una elevata movimentazione di mezzi pesanti e merci su gomma ciò non è concepibile. Sbandierare il fatto che esista nel porto un distaccamento dei Vigili del Fuoco non copre il “buco”, se i pompieri poi non trovano bocchettoni dell’acqua per collegare le manichette.

Ma in gioco non c’è solo la sicurezza delle merci e dei veicoli. Esiste un problema di sicurezza sul lavoro sia per i camionisti che per gli addetti alla movimentazione dei trailer. A tale proposito subentrano altre normative sull’ambiente di lavoro. E più in generale esistono le buone pratiche, le linee-guida dettate dall’International Labour Organization (Ilo), l’organismo delle Nazioni unite che si occupa dei diritti dei lavoratori.

Se fossero obbligatorie le norme Ilo, nel porto di Brindisi non dovrebbe esistere neppure una struttura come il prefabbricato in legno usato come mini-stazione marittima, dato che non è fatto certo di materiale ignifugo, e l’area di sosta dei trailer dovrebbe essere adeguatamente divisa tra zona per merci ordinarie e zona per merci Adr, e dotata di sistemi antincendio. Sembra singolare che per il presidente dell’Autorità Portuale, Iraklis Haralambidis, abbia ritenuto la giurisprudenza comunitaria superiore al diritto italiano quando si è trattato di difendere il suo incarico e la sua poltrona, mentre non considera superiore alla normativa italiana in materia di prevenzione degli incendi quella suggerita dall’Ilo, organismo Onu.

Il porto di Brindisi stenta a restare aggrappato al treno giusto proprio per atteggiamenti come questi, e per l’arretratezza dei suoi sistemi. Uscire da Apulian Ports, giudicare sufficiente ciò che l’altro giorno si è dimostrato carente non sono certo atteggiamenti lungimiranti.

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