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Cronaca

Inchiesta security portuale, chiesti i domiciliari per Patroni Griffi e Di Leverano

Il gip respinge l’istanza del pm che ricorre al Riesame: il presidente dell’Authority accusato di aver indotto il Comune a revocare l’ordinanza di sospensione dei lavori per la recinzione in via del Mare. All’ingegnere contestata la frode nelle pubbliche forniture. Gli indagati salgano a 13

BRINDISI – Possibile inquinamento delle prove, nell’ambito dell’inchiesta sulla security del porto di Brindisi. L’esigenza cautelare, ritenuta attuale e concreta, ha portato la Procura a chiedere gli arresti domiciliari per il presidente dell’Authority Ugo Patroni Griffi e per il dirigente Francesco Di Leverano: l’istanza è stata respinta dal gip e adesso il “caso” approda davanti ai giudici del Tribunale del Riesame di Lecce.

Le ipotesi di reato

Raffaele Casto-2L’ordinanza di custodia cautelare, ai domiciliari, è stata chiesta dal sostituto procuratore Raffaele Casto (nella foto accanto), titolare del fascicolo sulle opere di sicurezza previste e realizzate per il porto di Brindisi, all’esito della verifica della documentazione raccolta in questi mesi dai finanzieri del Nucleo di polizia economica finanziaria.

Patroni Griffi è indagato con l’accusa di falso in atto pubblico per induzione, ipotesi di reato contestata per aver “indotto il Comune di Brindisi a revocare l’ordinanza di sospensione dei lavori per la recinzione di Via del Mare”, oggetto di contenzioso con l’Autorità portuale di sistema del Mare Adriatico Meridionale. L’ingegnere Di Leverano, in qualità di dirigente responsabile dell’ufficio tecnico, risulta indagato per  concorso in frode nelle pubbliche forniture, in relazione a un altro troncone dell’inchiesta, quello sulla esecuzione dei lavori sulla strada che rientra nella sfera di competenza del consorzio Asi, ex Sisri.

Per il pm sussistono i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei due indagati così come le esigenze cautelari e per questo, nei giorni scorsi, aveva chiesto al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, di firmare il provvedimento di arresto, in regime di domiciliari tanto per Patroni Griffi, quanto per Di Leverano (nella foto in basso). Il gip ha rigettato la richiesta. Ha anche respinto l’istanza legata alla misura interdittiva che Casto aveva chiesto in subordine: la sospensione dagli incarichi ricoperti dal presidente dell’Authority e dal dirigente per un periodo di un anno.

Gli altri indagati

Francesco Di LeveranoNon risultano, invece, esserci richieste che attengono alla posizione degli altri indagati. Il numero delle persone sottoposte a inchiesta è salito a 13: gli avvisi di garanzia, a tutela del diritto di difesa, sono stati notificati a Gianluca Fischetto, in qualità di direttore dei lavori; Fabio Lacinio, dirigente ora come oggi del Comune di Brindisi;  Antonio Iaia e Teodoro Indini, funzionari dei settori Lavori pubblici e Urbanistica di Palazzo di città. Indagata anche l’ex sub commissaria Mariangela D’Anzì, attuale candidata alle europee del prossimo 26 maggio, per il movimento CinqueStelle.  L'ipotesi di reato contestata, per tutti,  è  "invasione di terreni pubblici per la  realizzazione di un varco doganale su un terreno comunale".

L’ordinanza del Comune

Al centro delle verifiche del pubblico ministero, ci sono tutti gli atti successivi all’ordinanza del dirigente del settore Urbanistica del 20 dicembre 2016, con la quale venne ordinata la “sospensione dei lavori di realizzazione della recinzione, con immediato ripristino dello stato dei luoghi e rimozione delle opere realizzate”. Tutte abusive, stando a quanto era stato scritto in quel provvedimento, adottato dopo un confronto alquanto acceso tra l’Autorità portuale e l’Amministrazione cittadina.

L’ente portuale impugnò l’ordinanza dinanzi al Tar, sezione di Lecce e  il Comune, a sua volta, si costituì in giudizio, stando a quanto deliberò la Giunta nella seduta del 14 febbraio 2017, dando mandato agli avvocati interni Francesco Trane  (il cui incarico come legale non venne rinnovato dal commissario Santi Giuffrè) ed Emanuela Guarino.

La conciliazione tra Comune e Authority

recinzione via del mare-2-3-3Il braccio di ferro andò avanti per mesi, determinando anche la formazione di due gruppi di pensiero: da un lato i contestatori di quella recinzione, definita da alcuni come un autentico muro, un’offesa alla città e al suo porto interno; dall’altro coloro i quali sostenevano la necessità di una separazione fisica per motivi di sicurezza, a prescindere dall’estetica. Nel mezzo, c’erano quanti invitavano al dialogo per superare il conflitto.

L’Amministrazione centrista di Angela Carluccio sostenne che quel muro che separava la città di Brindisi dal suo mare, non poteva esserci e doveva essere eliminato sostituendo la recinzione già realizzata con una vetrata trasparente. Non di cristallo, ma di plexiglass. I tecnici comunali indicarono la spesa da un minimo di 150mila euro sino a un massimo di 360mila. Somma che doveva essere già nella disponibilità dell’Autorità portuale, poiché furono  contabilizzate delle economie dopo l’aggiudicazione definitiva dell’appalto nell’ambito della security portuale, vinto dalla società Ra Costruzioni. L’importo originario era pari a nove milioni di euro, scese a sei con la gara, poi risalì a undici milioni per varianti e imprevisti.

La riunione a Palazzo di città

L’incontro fra i rappresentanti dei due enti avvenne il 6 giugno 2017 e anche il verbale di quella riunione è finito nel fascicolo del pm: al tavolo c’erano Francesco Di Leverano, in rappresentanza dell’Autorità portuale,  Gaetano Padula e Fabio Lacino per il Comune. Nel verbale è scritto: “E’ stata condivisa, sul piano tecnico, la necessità di una modifica alla recinzione di cui al progetto dell’Autorità portuale, a opera e spese della stessa”.

I termini dell’accordo furono i seguenti:  “Introduzione di pannelli trasparenti in sostituzione di quelli in grigliato metallico, per una lunghezza complessiva pari a 40 metri”. Venne anche precisato che “la realizzazione di dette modifiche, in considerazione dell’interesse pubblico di cui sono portatrici le parti, determinerebbero il venir meno dell’interesse del Comune di Brindisi, al mantenimento degli effetti della citata ordinanza dirigenziale”. Così come, l’Authority avrebbe dovuto rinunciare al giudizio davanti al Tar.

Il Tribunale del Riesame

Per la Procura quanto avvenne in quel periodo ha una rilevanza sul piano penale. Il pubblico ministero ha presentato ricorso al Riesame insistendo sulla necessità dell’arresto ai domiciliari per i due indagati principali, regolarmente al lavoro per l’Autorità portuale che, proprio in questi giorni, ha aderito all’iniziativa nazionale  “Italian Ports Days”, promossa da Assoporti, con l’obiettivo di aprire i porti alle città. Patroni Griffi, nelle scorse settimane, ha firmato la revoca della concessione demaniale per Bocca di Puglia, dopo l'interdittiva antimafia della Prefettura di Roma per Igeco, socio di maggioranza della spa nata per la gestione del porticciolo turistico Marina di Brindisi.

Sia il presidente che l'ingegnere attendono con serenità la conclusione delle indagini, rivendicando la correttezza del proprio operato in seno all'Ente portuale.

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