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Cronaca

Tentata concussione: condannato l'ex assessore Raffaele Iaia

Pena pari a 6 anni e 8 mesi di reclusione inflitta dal tribunale di Brindisi in primo grado. Prescritti alcuni addebiti. Assolta la sorella

BRINDISI - Sei anni e otto mesi di reclusione e interdizione in perpetuo dai pubblici uffici. Questa la pena inflitta all’ex assessore del Comune di Brindisi, Raffaele Iaia, al termine del processo di primo grado in cui era coimputato insieme alla sorella, Angela Iaia. La sentenza è stata emessa nella giornata di ieri (lunedì 5 luglio) dal collegio giudicante presieduto dal giudice Simone Orazio. Alcuni addebiti a carico di entrambi gli imputati si sono prescritti. Angela Iaia è stata assolta da ogni altra accusa. Il pm Francesco Carluccio aveva chiesto una condanna pari a 4 anni e sei mesi di reclusione nei confronti di Raffaele Iaia e a 9 mesi a carico della sorella. I due sono difesi dagli avvocati Gianvito Lillo e Fabio Di Bello. Sono state contestate a vario titolo le accuse di trattamento illecito di dati personali (reato prescritto), tentata concussione per costrizione mediante abuso di qualità e poteri, porto e detenzione abusivi di un’arma e delle munizioni. 

Fra le parti civili, una piccola imprenditrice brindisina, Francesca Giglio, assistita dall’avvocato Paoloantonio D’Amico, che denunciò di aver subito delle pressioni per affidare alla Ipi Srl, società che secondo l’accusa era gestita da Raffaele Iaia, il servizio di vigilanza dell’evento “Capitale 43”, in programma in occasione del natale del 2013 nell’area esterna del centro commerciale Le Colonne. Alla donna è stato riconosciuto un risarcimento del danno, da liquidarsi in separata sede.

Le indagini furono condotte dai poliziotti della Digos, coordinati dal pm Milto Stefano De Nozza. Stando al teorema accusatorio, Raffaele Iaia, che ha sempre professato la sua estraneità alle accuse, fino al dicembre 2013 avrebbe effettuato attività non autorizzata di investigazione e ricerca di informazioni per conto di privati. E' stato inoltre accusato di trattamento illecito dei dati personali, perché con il fine di trarne un guadagno avrebbe immagazzinato numerosi dati personali, anche sensibili, tramite attività di pedinamento, osservazione, videoregistrazione compiuta per strada, senza il rispetto delle procedure autorizzative per il trattamento dei dati personali. Tutto ciò con l’intenzione di consegnare il materiale raccolto ai committenti affinché lo utilizzassero “anche a fini personali”. Riguardo ad alcune di queste contestazioni, Iaia ha ottenuto il proscioglimento per prescrizione. Per altre, invece, è arrivata l’assoluzione.

Per Iaia, infine, c’è l’accusa legata al possesso di una Beretta calibro 9, munita di 100 cartucce, per la quale c’è un regolare porto d'armi che risulta però essere stato rilasciato sulla base di una dichiarazione mendace circa la data di nascita.

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