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Cronaca

L'ultima conferenza di Motta a Brindisi: "Ancora una volta hanno vinto le istituzioni"

Una conferenza stampa insolita, ricca di emozione dove non sono mancate le lacrime, quella che si è tenuta oggi nel comando provinciale carabinieri di Brindisi, riguardante l'arresto dei 58 indagati operato dai carabinieri di Brindisi

BRINDISI – Una conferenza stampa insolita, ricca di emozione dove non sono mancate le lacrime, quella che si è tenuta oggi (lunedì 12 dicembre) nel comando provinciale carabinieri di Brindisi, riguardante l’arresto dei 58 indagati operato dai carabinieri di Brindisi sotto la coordinazione della Direzione distrettuale antimafia capeggiata dal procuratore Capo della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta. Per Motta era l’ultima conferenza stampa in terra brindisina, a fine anno passerà il testimone in funzione dell’ultima legge sulle pensioni, dopo 24 anni nella Dda e 40 al servizio dei cittadini per garantire la giustizia.

A Brindisi ha chiuso in bellezza e a lui è stato dedicato il nome dell’operazione: Omega, la sua ultima operazione. Subito dopo cataldo motta-3l’incontro con i giornalisti brindisini si è trasferito a Lecce per mettere la firma su un’altra conferenza stampa, quella dell’operazione “Federico II”, che si è conclusa con l’arresto di altre 20 persone. La lotta alla criminalità organizzata, alla Scu, alle mafie sono stati al centro della sua proficua carriera e su Brindisi ha concluso brillantemente numerose operazioni.

La “Omega”, però, ha un altro sapore: fu avviata con l’efferato omicidio del 29enne Antonio Presta, figlio del collaboratore di giustizia Gianfranco, subito si accertò che dietro c’era un grosso giro di droga e che era coinvolta la criminalità organizzata, la Scu, per la spartizione del territorio, ma furono attaccate le istituzioni. Tre mesi dopo l’uccisione di Presta, infatti, fu fatto esplodere un ordigno davanti la casa in costruzione del maresciallo dei carabinieri di San Donaci, il luogotenente Francesco Lazzari, a Cellino San Marco. L’operazione Omega ha prodotto anche i nomi degli autori di questo attentato oltre che fare luce sull’omicidio del 29enne e sgominare un grosso gruppo criminale.

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Antonio Penna è stato ammazzato brutalmente, dal fratello del convivente di sua sorella, Carlo Solazzo. E’ morto in seguito ai colpi ricevuti al cranio con il calcio del fucile, dopo che era stato raggiunto da proiettili. Colpi così forti che il fucile si è rotto. E’ stato ammazzato perché aveva messo fuoco, insieme alla sorella Daniela, all’abitazione di Solazzo (Carlo). Tutto per dividersi il territorio. La criminalità organizzata ha alzato il tiro quando tre mesi dopo l’omicidio fu messa una bomba alla casa del maresciallo dei carabinieri che stava mettendo il naso dove non doveva. Nella sua lotta per contrastare la criminalità, il luogotenente, aveva scoperto opere abusive in un fondo di proprietà di Cosimo Clemente (uno dei componenti dell’associazione criminale), seguì un’ordinanza di demolizione. Questo è ritenuto il movente dell’attentato dinamitardo. Secondo quanto accertato dai carabinieri gli autori dell’atto delittuoso erano Benito Clemente, figlio di Cosimo e Antonio Saracino. Furono ripresi da alcune telecamere.

“Attaccare i carabinieri significa attaccare le istituzioni, ma anche questa volta abbiamo vinto – ha spiegato Motta, visibilmente emozionato e con orgoglio a conclusione del suo intervento – ringrazio i carabinieri di Brindisi, non solo per questo ma, per tutto quello che hanno fatto in questi anni, vi rivedrò da privato cittadino, onorato di avervi rappresentato”. L'esecuzione delle 58 ordinanza ha visto impegnati 250 carabinieri, tra uomini a terra ed elicotteristi. 

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