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Le perizie per fare chiarezza. Ma l'esplosione può avere tredici cause

BRINDISI - Lo stabilimento Sanofi-Aventis di Brindisi produce diversi principi attivi farmaceutici, in particolare nel settore dell'antibiotico-terapia. Sorge su di un'area di circa 150mila metri quadrati ed è diventato progressivamente un centro multidisciplinare di Biotecnologie, dedicato non solo alla produzione di principi attivi farmaceutici ma anche allo sviluppo di nuove molecole farmacologicamente attive e dei relativi processi.

BRINDISI - Lo stabilimento Sanofi-Aventis di Brindisi produce diversi principi attivi farmaceutici, in particolare nel settore dell'antibiotico-terapia. Sorge su di un'area di circa 150mila metri quadrati ed è diventato progressivamente un centro multidisciplinare di Biotecnologie, dedicato non solo alla produzione di principi attivi farmaceutici ma anche allo sviluppo di nuove molecole farmacologicamente attive e dei relativi processi. Dispone di tre impianti chimici (di cui uno completamente automatizzato), un impianto per il recupero di solventi, un ossidatore termico e cinque laboratori biotecnologici multidisciplinari, in aggiunta a un impianto pilota di fermentazione e a quello industriale. Lo stabilimento ha circa 200 collaboratori e nel 2009 ha prodotto un fatturato di 50,5 milioni di euro producendo 113,5 tonnellate di principi attivi.

Oggi, nonostante, sia ritenuto uno degli stabilimenti più sicuri, è esploso un serbatoio provocando un morto e quattro feriti. Le cause di questa esplosione saranno stabilite dalle perizie che il sostituto procuratore Pierpaolo Montanaro ha già disposto di fare e che saranno avviate non appena i periti nominati dalla Procura avranno prestato giuramento. Si tratterà di stabilire cosa ha innescato questa terrificante esplosione che ha scaraventato da molta distanza alcuni dei corpi degli operai che vi stavano lavorando. Soprattutto Cosimo Manfreda, investito in pieno e morto praticamente sul colpo.

C’è qualcosa che ha innescato l’esplosione. Secondo i periti balistici l’innesco di una esplosione può avere tredici cause differenti. Le definiscono famiglie. A cominciare dal fuoco, che al momento, sembra il più probabile in questo caso, ce ne sono poi alcuni ai quali nessuno penserebbe. Come ad esempio i telefonini e addirittura le scariche elettrostatiche degli indumenti. Ragione per la quale quando si lavora in ambienti ad alto rischio, bisogna indossare indumenti adatti all’intervento che si sta per prestare. Un altro innesco sono le scintille che si sprigionano dai cavi elettrici e dalle prese di corrente. Ci sono poi l’attrito e l’autocombustione.

A tutto questo fa da contraltare la cosiddetta “Classificazione di Kletz”. Vale a dire come vengono inquadrati gli incidenti. Si va da quelli per disattenzione agli incidenti che si potevano evitare con maggiore istruzione e addestramento. E quindi gli incidenti per lacune fisiche e mentali, quelli dovuti a cattive decisioni, quelli ad errori gestionali; incidenti che potevano essere prevenuti con una migliore progettazione e quelli con una migliore costruzione. Oltre a quelli che potevano essere prevenuti con una migliore manutenzione. E infine incidenti dovuti alla conduzione degli impianti e a problemi registrati presso il controllo automatico degli impianti.

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