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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca San Donaci

Morto durante broncoscopia, eseguita autopsia

SAN DONACI – E' stato uno “shock emorragico” a togliere la vita a Francesco Lezzi, il 47enne di San Donaci, titolare dell'istituto di vigilanza Fidarpol, deceduto giovedì scorso durante una broncoscopia eseguita nel servizio di pneumologia dell'ospedale Ninetto Melli di San Pietro Vernotico.

SAN DONACI – E' stato uno “shock emorragico” a togliere la vita a Francesco Lezzi, il 47enne di San Donaci, titolare dell'istituto di vigilanza Fidarpol, deceduto giovedì scorso durante una broncoscopia eseguita nel servizio di pneumologia dell'ospedale Ninetto Melli di San Pietro Vernotico. A stabilirlo l'esame autoptico cui è stata sottoposta la salma, eseguito nel pomeriggio di oggi dai medici legali De Blasi e Marrone su disposizione del pm Savina Toscani che ha avviato un'inchiesta per omicidio colposo.

Nel registro degli indagati c'è iscritto solo il nome del medico pneumologo che ha eseguito l'esame. Per stabilire se la morte del 47enne si sarebbe potuta evitare, ed accertare, quindi una eventuale “colpa medica”, occorrerà, però, attendere 60 giorni, termine entro cui saranno resi noti i risultati dei prelievi eseguiti durante l'esame necroscopico.

Francesco Lezzi, conosciuto come Franco, lascia la moglie Barbare e i due figli poco più che 20enni, Alfonso e Maristella. La sua salma poche ore fa è stata trasferita a casa della suocera in via Milazzo a San Donaci e martedì alle 15 saranno celebrati i funerali presso la chiesa santissima Maria Assunta.

La morte del 47enne ha sconvolto un'intera comunità. Lezzi era parecchio conosciuto e stimato nel suo paese, aveva rilevato l'attività del padre, gestiva l'agenzia di vigilanza con passione, aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra e una battuta pronta per ogni occasione, riusciva a sdrammatizzare anche nei momenti bui. Questo si dice di lui in paese.

Poco prima di entrare nel reparto di pneumologia per sottoporsi alla broncoscopia, esame resosi necessario in seguito alla comparsa di alcuni sintomi che richiedevano approndimenti specifici, aveva strizzato l'occhio alla sorella, che insieme alla moglie lo aveva accompagnato in ospedale. Nessuno immaginava che da quella stanza non sarebbe più uscito sulle sue gambe.

Lo ricorderanno così i suoi congiunti, con il sorriso sulle labbra e pronto a rassicurare facendo l'occhiolino. La notizia della sua morte fece subito il giro del paese e in pochi minuti il nosocomio sanpietrano si riempì di parenti, amici, colleghi e dipendenti, sconvolti e addolorati. La famiglia, rappresentata dall'avvocato Lio Faggiano, ora chiede solo chiarezza, per trovare il conforto che serve per affrontare la vita senza di lui.

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