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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Oria

Rapinatrice molto violenta al capolinea

ORIA – Ha un volto e un nome la donna che nella mattinata del 22 giugno compì una violenta aggressione nella gioielleria “Re Mida” di via Sedile a Oria al fine di perpetrare una rapina

ORIA – Ha un volto e un nome la donna che nella mattinata del 22 giugno compì una violenta aggressione nella gioielleria “Re Mida” di via Sedile a Oria al fine di perpetrare una rapina: si tratta di T.C., attualmente detenuta nel carcere di Bologna. La donna nei giorni scorsi è stata raggiunta da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Brindisi per tentata rapina impropria pluriaggravata in concorso.

L'atto criminoso è stato messo a segno insieme a un altro complice che però si è reso irreperibile. Si tratta di un 30enne del Brindisino, ora ricercato dai carabinieri. Le indagini sono state svolte dai militari della stazione di Oria, al comando del luogotenente Roberto Borrello, giunti sul posto subito dopo il colpo. Importante per l'individuazione della rapinatrice le telecamere presenti sia all'interno che all'esterno della gioielleria.

Questi i fatti. Poco prima delle 11 del 22 giugno scorso, T.C.,  si introdusse nel negozio di preziosi, suonando il campanello, spacciandosi per acquirente. Sin da subito, però, nella commerciante nacquero i sospetti che quella donna non fosse una normale cliente, specie perchè indossava una parrucca di colore nero. Aveva, inoltre, un atteggiamento palesemente “strano”. Poi si voltava spesso verso la porta d’ingresso come se stesse aspettando l’arrivo di qualcuno. A quel punto l’esercente, presa dal panico, cercò di perdere tempo nella speranza che giungesse qualcuno in suo soccorso. Poco dopo, però, alla porta d’ingresso del laboratorio orafo, suonò il complice: era un uomo di giovane età vestito in modo sportivo e con un berretto bianco con visiera tipo baseball.

La commerciante capì subito quello che stava per accadere e si rifiutò di aprire la porta. A quel punto si scatenò l'inferno: quella presunta cliente afferrò la sua vittima per il collo da tergo, e quando questa si mise a urlare invocando aiuto, le tappò la bocca con le mani. Intanto le intimava di aprire. Il complice vedendo la scena, però, decise di allontanarsi. La gioielliera caduta per terra in quel frangente decise di tentare dichiedere aiuto al marito, titolare di un negozio di ottica attiguo alla gioielleria.

La donna colpì ripetutamente con i pugni una vetrina posizionata su una parete, così forte che riuscì ad attirare l'attenzione del congiunto. Il marito giunto davanti alla porta d’ingresso vide una donna, armata di un taglierino, che tentava di uscire e, non riuscendoci, minacciava sua moglie gridandole “apri altrimenti ti accoltello”. Il commerciante, temendo per l’ìncolumità fisica della moglie, decise di azionare le porte di sicurezza consentendo alla donna di fuggire.

Le indagini furono avviate subito. Furono passate al setaccio tutte le telecamere della zona oltre che quelle della gioielleria dai cui apparivano le drammatiche fasi della tentata rapina. Si riuscì, dopo una serie di accertemanti inrociati, a risalire al tragitto effettuato dalla donna dopo la fuga dalla gioielleria e, studiando questo, si ottenne un primo dato importante: il modello della vettura utilizzata per la fuga, una Lancia Y grigio chiaro.

Si scoprì poi che l'auto era stata noleggiata. Da lì poi fu ricostruito tutto il resto e furono trovati tutti gli elementi necessari per individuare la rapinatrice. Ma il caso non è del tutto risolto: sono tuttora in corso le ricerche del complice resosi irreperibile prima della cattura.

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