Matrimonio in carcere: "Applicate le regole, rispetto per la bimba e per noi"
Riceviamo dal direttore della casa circondariale di Brindisi, Anna Maria Dello Preite, e volentieri pubblichiamo la seguente lettera che contiene puntualizzazioni e considerazioni in merito al matrimonio di un detenuto, vicenda di cui si è occupato un nostro articolo del 7 ottobre
BRINDISI - Riceviamo dal direttore della casa circondariale di Brindisi, Anna Maria Dello Preite, e volentieri pubblichiamo la seguente lettera che contiene puntualizzazioni e considerazioni in merito al matrimonio di un detenuto, vicenda di cui si è occupato un nostro articolo del 7 ottobre.
In relazione all'articolo pubblicato lo scorso 9 ottobre a firma Stefania De Cristoforo," Io sposa in carcere, triste davanti a mia figlia di quattro anni", nella mia qualità di direttore della Casa Circondariale di Brindisi, per rispetto della verità, ho il dovere di contestarne il contenuto e precisare quanto segue. Il matrimomio celebrato in data 7 ottobre all'interno della Casa Circondariale di Brindisi, si è svolto nel pieno rispetto delle disposizioni vigenti.
Tra di esse, quelle che regolano gli accessi in Istituto, in ottemperanza alle quali l'Autorità Giudiziaria competente, e non la Direzione del carcere, ha negato l'autorizzazione all'ingresso ad alcuni dei testimoni designati. Assolutamente non rispondente al vero la circostanza riferita dalla Signora Margherita secondo la quale sarebbe stata da me ircevuta fuori: non ho mai incontrato la signora nè alcun altro familiare del detenuto.
Vero è, invece, che pur in presenza di un provvedimento di trasferimento del marito presso altra sede disposto già nei giorni precedenti dai Superiori uffici per le gravi condotte da lui poste in essere all'interno della struttura, ho comunque deciso, assumendomi personalmente ogni responsabilità, di differirne l'esecuzione a matrimonio avvenuto al fine proprio di evitare ulteriori disagi alla sua famiglia.
Quanto al luogo individuato per la celebrazione del matrimonio, la sala ordinariamente destinata ai colloqui con i familiari risulta essere oggi l'unico spazio disponibile in mancanza di altre soluzioni, ad eccezione della Cappella evidentemente non idonea ad ospitare un matrimonio celebrato con rito civile!
Ho molto rispetto del dolore della signora Margherita come madre, e ancor di più mi dispiace per la sua bambina costretta ad assistere al matrimonio che i suoi genitori hanno deciso di contrarre all'interno di un carcere. Reclamo però lo stesso rispetto per quanti lavorano in questa struttura con serietà, professionalità e sensibilità che sono certa non sono mancati neanche in questa circostanza. Potrei elencare a riguardo le tante iniziative che da anni vedono impegnato il carcere di Brindisi nei progetti di accoglienza dei bambini, e non solo, ma ritengo che non sia questa l'occasione più opportuna.