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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

“Scu, pax mafiosa tra clan mesagnese e tuturanese per il business della droga”

La relazione del ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività della Dia: “Reggenti e parenti per la gestione delle attività illecite tra Brindisi e provincia”

BRINDISI – Capi storici in carcere condannati a lunghi periodi di detenzione, se non finiti all’ergastolo, ma la Scu tra Brindisi e provincia resiste con i “reggenti e i parenti”, grazie anche al perdurare della “pax mafiosa” tra “il clan mesagnese” che rimane dominante, tenuto conto delle affiliazioni, e quello tuturanese. L’uno e l’altro ramificati nel business della droga.

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La mappa della Scu nel primo semestre 2017

La mappa dell’associazione di stampo mafioso radicata nel territorio brindisino è inserita nella relazione che il ministro dell’Interno ha consegnato al Parlamento, sull’attività svolta dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) nel primo semestre 2017.

“Al pari dello scorso semestre, in provincia di Brindisi si continua ad avvertire una fase di stabilità tra i sodalizi locali”, si legge con riferimento alla situazione locale. “In particolare, la componente mesagnese”, quella riconducibile al clan guidato da Antonio Vitale (alias il Marocchino), Massimo Pasimeni (detto Piccolo dente) e Daniele Vicientino (conosciuto come il professore) e quella tuturanese legata a Francesco Campana e quindi riferibile al gruppo storico di Pino Rogoli e Salvatore Buccarella, sono “fortemente indebolite nel corso degli ultimi anni”. Hanno perso affiliati per effetto dei blitz posti in essere e hanno perduto anche i segreti man mano che i collaboratori di giustizia hanno parlato. Da Ercole Penna, il primo del gruppo dei mesagnesi, a decidere di passare dalla parte dello Stato, con pentimento ormai riconosciuto in diverse sentenze, alcune delle quali diventate definitive, a Sandro Campana, fratello di Francesco, arrivato a vuotare il sacco dopo aver deciso di lasciare la frangia di appartenenza.

La pax mafiosa

Omicidi tra le due fazioni non ce ne sono stati. Non rientra nella strategia attuale della Scu, il sangue. “Sembrerebbero orientate a mantenere l’attuale

fase di non belligeranza”, è scritto nella relazione del ministro. Sarebbe cioè ancora valida la “pax mafiosa” della quale più volte si legge nei verbali resi da Sandro Campana in veste di pentito. Strategia necessaria per lasciare lontane le forze dell’ordine e continuare nella gestione delle attività illecite, a cominciare dal traffico di sostanze stupefacenti. Era la stessa teoria di cui parlava Ercole Penna, da questi definita con il termine di “filaggio”, corrispondente al detto “buon viso a cattivo gioco”. Unica possibilità per continuare a portare avanti i propri interessi senza calpestarsi gli uni con gli altri.

relazione Dia primo semestre 2017-2

I gruppi presenti a Brindisi

“A tutt’oggi, la situazione criminale appare invariata: i capi delle consorterie brindisine - gran parte dei quali condannati a lunghe detenzioni - sembrano rispettare la pax mafiosa, riuscendo a gestire le attività illecite attraverso parenti e “reggenti”. I reggenti sono gli affiliati con il più alto grado conquistato sul campo.

“Il clan dominante rimane quello dei “mesagnesi”,  caratterizzato da una moltitudine di sottogruppi criminali ad esso associati che, come per il passato, si presentano polverizzati sull’intera provincia”, è scritto nella relazione. “Volendo procedere ad una mappatura delle principali componenti mafiose che insistono sul capoluogo e sulla provincia, oltre alle citate componenti dei “mesagnesi” e dei “tuturanesi”, nel capoluogo si confermano il gruppo Brandi, particolarmente attivo nel traffico delle sostanze stupefacenti e nella pratica estorsiva e un gruppo capeggiato dai Morleo costituito per lo più da soggetti imparentati, anch’esso attivo nel traffico di stupefacenti”.

“A Tuturano si segnala il clan riconducibile alla famiglia Buccarella dedito anche questo al traffico di droga, al gioco d’azzardo e alle estorsioni, mentre a Torre Santa Susanna continuano ad operare i Bruno , anch’essi operativi nel settore degli stupefacenti”, sempre stando a quanto è riportato nel testo presentato al Parlamento.

Il traffico di droga e i contatti con l’Albania

“Il traffico della droga si conferma la prima fonte di reddito”. Un business milionario, confermato dai sequestri che carabinieri, poliziotti e finanzieri hanno operato anche di recente nel Brindisino. “In tale business risultano coinvolti, a pieno titolo, numerosi albanesi ormai residenti o comunque dimoranti nella provincia. Questa, grazie alla vicinanza geografica all’Albania, viene sfruttata per l’importazione di considerevoli carichi in particolare marijuana”.

I pacchi di marijuana-2

Gli scafisti

Il fenomeno è stato evidenziato anche nella relazione letta dal procuratore generale della Corte d’Appello di Lecce, Antonio Maruccia, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. La Procura di Brindisi, adesso affidata ad Antonio De Donno, ha segnalato che molti degli attuali scafisti a cui è affidato il compito di trasportare carichi di marijuana, hanno un passato come contrabbandieri di “bionde” negli anni in cui Brindisi era diventata Marlboro city. Si è assistito a un ritorno al passato, guardando agli uomini coinvolti, e alle rotte seguite lungo l’Adriatico. In alcuni casi anche per il trasporto di essere umani. 

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