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Cronaca Mesagne

Segnalazione: "Basta un temporale per mandare in tilt la linea telefonica"

“E’ sufficiente un semplice acquazzone per mandare in tilt una cabina Telecom e far saltare il collegamento con il resto del mondo”

MESAGNE – “E’ sufficiente un semplice acquazzone per mandare in tilt una cabina Telecom e far saltare il collegamento con il resto del mondo”, inizia così una nota inviata agli organi di stampa dal responsabile dell’ufficio informatica dell’azienda Pro Medical srl, Cristian Parabita, sita nella zona industriale di Mesagne dove dal 16 marzo molte aziende sono senza linea telefonica e senza internet.

“Si parla di fibra ottica, di un mondo che corre veloce, al passo con i tempi, che con un click riesce a fare cose meravigliose. Appunto, si parla, ma la realtà non è questa. Per lo meno alla zona industriale di Mesagne. Da giorno 16 marzo, l’azienda per la quale lavoro, una importante azienda del settore medicale è senza linea telefonica e priva di linea internet (shdsl). Quale responsabile del sistema informatico ho aperto con celerità (giorno 16/03/2016) la pratica di segnalazione di disservizio dal momento in cui ha avuto inizio, ma dopo due giorni, nonostante i ripetuti solleciti, la situazione non è cambiata. E credo che questa situazione non riguardi solo la nostra azienda ma riguardi anche diverse altre piccole realtà allocate nella zona industriale e vicinanze”.

“Danni non indifferenti alla produttività legati ai disservizi, per molte aziende. Già, utilizzo la parola disservizi, perché non è certo la prima volta che succede. Un problema che perdura da anni, e si alternano periodi di funzionamento a periodi con problematiche tecniche varie. Sembra una maledizione ma in realtà è altro. Basta una pioggia o un temporale per far crollare la rete. Probabilmente perché cabine, collegamenti e cavi sono fragili e insufficienti a garantire servizi qualitativamente alti”.

“La cosa bella è che da una parte il Paese chiede di produrre per non affondare, ma dall’altra non si offrono gli strumenti minimi per produrre, oltre tutto strumenti che nel nostro paese “privatizzato” si pagano, e costano più di quello che in realtà valgono. Servizi che dovrebbero essere all’avanguardia, ma non possono esserlo perché gli investimenti non ci sono stati per anni. Soldi buttati al vento per servizi di qualità elevata forniti solo a parole. Gli impianti sono sempre gli stessi. Una situazione all’italiana insomma. Tante parole ma i fatti raccontano che abbiamo impianti paragonabili a quelli del terzo mondo o forse anche peggiori”.

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