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Indumenti "tarocchi" dietro la legna da ardere: maxisequestro nel porto

Quel Tir appena arrivato nel porto di Brindisi trasportava ufficialmente legna da ardere. E la legna in effetti c'era. Ma dietro di essa, anche 3mila capi d'abbigliamento sportivo marchiati "Made in Italy", nonostante fossero stati prodotti in Bulgaria. Il conducente del mezzo, il bulgaro di 44 anni I. A., è stato denunciato dalla guardia di finanza

BRINDISI – Quel Tir appena arrivato nel porto di Brindisi trasportava ufficialmente legna da ardere. E la legna in effetti c’era. Ma dietro di essa, anche 3mila capi d’abbigliamento sportivo marchiati “Made in Italy”, nonostante fossero stati prodotti in Bulgaria. Il conducente del mezzo, il bulgaro di 44 anni I. A., è stato denunciato dalla guardia di finanza per vendita di prodotti industriali con marchi mendaci.

Per lo stesso reato è stato denunciato anche il titolare di una ditta della provincia di Cosenza in cui era destinato il carico occulto: scarpe, felpe, tute  e giacche a vento. La merce regolarmente attestata dalla bolla d’accompagnamento, la legna appunto, era invece destinata a una ditta di Benevento. L’autoarticolato viaggiava a bordo della motonave Catania della Grimaldi, attiva sulla tratta Brindisi – Igoumenitsa, approdata lunedì mattina nel terminal di Costa Morena est.

Poco persuasi dall’idea che il veicolo trasportasse solo legna, i finanzieri, con l’ausilio del personale dell’agenzia delle dogane, hanno controllato il rimorchio con lo scanner di cui è dotato il terminal. Ed è subito emerso che c’era dell’altro oltre alla legna: decine di scatoloni contenenti indumenti sportivi recanti l'etichetta Made in Bulgaria, al quale era stata sovrapposta l’etichettatura Made in Italy. I consumatori finali del prodotto, insomma, avrebbero acquistato tale merce nella convinzione che fosse stata prodotta in Italia, mentre invece proveniva dall’Europa dell’est.

L’autotrasportatore si è dichiarato del tutto estraneo ai fatti. Ma i militari della Compagnia guidati dal maggiore Alessandro Giacovelli hanno recuperato delle fatture da consegnare al destinatario del prodotto, la società cosentina, che a loro avviso non lasciano dubbi sul coinvolgimento dello stesso. La merce contraffatta è stata quindi posta sotto sequestro. Ma le indagini non finiscono qui.

Le fiamme gialle, infatti, in sinergia con i colleghi del comando provinciale di Cosenza, intendono appurare se in passato vi siano stati altri scambi fra l’imprenditore denunciato e l’organizzazione bulgara che gestisce il traffico illecito. E con l’estate ormai alle porte, fra l’altro, si registrerà la solita escalation di sequestri nel porto di Brindisi, tradizionale crocevia di merce contraffatta e di sostanze stupefacenti nell’area del Mediterraneo. 

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