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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Sfida e minaccia dalla mala: rapinata la pistola di un investigatore

BRINDISI - Grave atto intimidatorio ai danni di un militare dell’Arma in servizio nel Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri. Il sottufficiale è stato avvicinato da due malviventi a bordo di una moto che, volto coperto dai caschi, gli hanno puntato contro una pistola, intimandogli di consegnare loro l’arma d’ordinanza. Il militare è stato assalito nottetempo mentre rientrava nella propria abitazione in un paese della provincia di Brindisi. Il timore che l’imboscata potesse poi coinvolgere anche i propri famigliari, che dormivano a un passo dal luogo del fatto, non ha lasciato scelta al militare.

BRINDISI - Grave atto intimidatorio ai danni di un militare dell’Arma in servizio nel Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri. Il sottufficiale è stato avvicinato da due malviventi a bordo di una moto che, volto coperto dai caschi, gli hanno puntato contro una pistola, intimandogli di consegnare loro l’arma d’ordinanza. Il militare è stato assalito nottetempo mentre rientrava nella propria abitazione in un paese della provincia di Brindisi. Il timore che l’imboscata potesse poi coinvolgere anche i propri famigliari, che dormivano a un passo dal luogo del fatto, non ha lasciato scelta al militare.

Dopo aver opposto ogni resistenza possibile, non gli è restato che consegnare la calibro 9 parabellum, pena la vita. I malviventi si sono allontanati subito dopo con queste parole: “Adesso sappiamo anche dove abiti”. Nessuna richiesta ulteriore da parte dei banditi. Non volevano denaro, preziosi, né l’auto che la vittima aveva appena parcheggiato nel box sotto casa. Nessun dubbio dunque sull’intento intimidatorio attuato sottraendo al carabiniere la pistola d’ordinanza. Violenza dal potente valore simbolico, in perfetto stile mafioso, lanciata con tutta evidenza dalle fila di una criminalità organizzata che rialza la testa. O almeno ci prova, con ogni mezzo possibile. Le forze dell’ordine intanto, non abbassano la guardia. Pare che l’arma sia stata ritrovata qualche ora dopo dagli stessi carabinieri che stanno indagando sul caso sotto la direzione della procura brindisina. Altro segnale: ai banditi non interessava altro che consegnare un messaggio in tutta la sua eloquente violenza, scegliendo l’obiettivo tutt’altro che a caso.

Il destinatario della spedizione mafiosa è  un investigatore di lungo corso, in divisa da oltre trent’anni. Punta di diamante del nucleo investigativo, da sempre in prima linea nelle più delicate azioni di contrasto alla criminalità organizzata nel Brindisino sin dagli anno Ottanta. Uno dei protagonisti della operazione Canali, quella che ha decimato il clan torrese dei Bruno, uno degli ultimi nuclei della Sacra corona unita in terra di Brindisi. Ma anche nel contrasto alla lotta intestina alla malavita in corso fra Tuturano, S.Pietro Vernotico, Cellino San Marco e Mesagne: uno dei segnali più allarmanti della riorganizzazione, anche dal punto di vista militare, nelle fila dell’Antistato.

Un carabiniere di razza insomma, pronto a difendere le insegne dell’Arma ad ogni costo. Chi ha agito lo ha fatto con l’intento anche di sfidare, oltre che minacciare, chi porta quella divisa con un senso della legalità fuori dal comune. Segnale tanto più eloquente dal momento che l’arma, a quanto pare, è stata ritrovata qualche ora dopo nell’agro della cittadina di provincia. Ritrovamento che rinfranca solo a metà: la potente parabellum Beretta 98FS, arma in dotazione da tempo anche alle forze armate Usa e di molti altri paesi, oltre all’Italia, conta su un munizionamento da guerra, 15 colpi nel serbatoio. Ma la mala avrebbe potuto procurarsela anche attraverso i canali illegali. Ecco perché quella pistola rapinata è frutto di una oscura minaccia. Ora si sta valutando anche il ruolo nella vicenda che possono avere avuto alcuni latitanti.

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