rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Sparo nella villetta: ferito in rianimazione

BRINDISI - Dovrà tornare sotto i ferri, le sue condizioni restano molto critiche e al momento corre pericolo di vita: Giuseppe Fiume, operaio di 32 anni ferito ieri mattina da un colpo di fucile al fianco, è ricoverato nel reparto di Rianimazione del Perrino di Brindisi.

BRINDISI - Dovrà tornare sotto i ferri, le sue condizioni restano molto critiche e al momento corre pericolo di vita: Giuseppe Fiume, operaio di 32 anni ferito ieri mattina da un colpo di fucile al fianco, è ricoverato nel reparto di Rianimazione del Perrino di Brindisi. E’ in prognosi riservata, i medici al momento non hanno elementi per esprimersi su quale sarà nelle prossime ore l’evolversi del suo stato di salute.

Dal carcere, intanto, Dionisio Livera, 29 anni, colui il quale imbracciava la doppietta a canne mozze con matricola abrasa dalla quale secondo le ricostruzioni è partito accidentalmente un colpo, continua a chiedere al suo avvocato Giuseppe Guastella, delle condizioni di Fiume che è un suo amico.

Gli stava mostrando il fucile, nascosto chissà da quanto tempo in un casolare di campagna lungo la strada che da Brindisi conduce a San Donaci, in zona Sant’Elia. La versione dei fatti da lui fornita, riscontrata poi anche attraverso le testimonianze del padre del ferito e di un altro operaio che si trovavano in un cantiere vicino, è ritenuta attendibile.

Il pm che coordina le indagini dei carabinieri, Marco D’Agostino, ha voluto interrogare personalmente il sospettato, prima che venisse trasferito nella casa circondariale di Brindisi con l’accusa di detenzione di armi e munizioni, spaccio di droga e lesioni colpose aggravate. E’ stato il magistrato insieme ai militari dell’Arma del comando provinciale a qualificare le accuse, una volta chiuso il cerchio in tempi brevissimi sulla ricostruzione dei fatti.

Resta ancora qualche dettaglio da chiarire, ad esempio la provenienza delle armi (il fucile e una pistola) e delle munizioni che insieme a un passamontagna erano celati nel casolare. Quindi, se fossero stati utilizzati in precedenza in occasione di qualcuna delle molteplici rapine compiute in città nell’ultimo mese.

Una perizia riuscirà probabilmente a far emergere i numeri di matricola che sono occultati e dare contezza agli investigatori e al pm D’Agostino riguardo all’eventuale esplosione di colpi in tempi recenti.

L’indagato, che si trova recluso per le armi e per la droga, considerato che l’ipotesi di lesioni aggravate non avrebbe previsto l’arresto, ha collaborato. Era scappato via in un primo momento, ma la sua irreperibilità non è durata a lungo. Paura, forse. Una reazione impulsiva a un evento imprevisto. Fiume sanguinava da un fianco, il boato aveva riecheggiato nell’estrema periferia di Brindisi, aveva fatto sobbalzare il papà, il collega del 32enne che erano all’interno, alle prese con il loro da fare.

La vicenda è piuttosto chiara, per quanto abbia l’aspetto di un terribile scherzo del destino. Fiume e Livera si conoscono da tempo. Si incontrano per caso. Il primo sta effettuando opere di ristrutturazione in una costruzione vicina alla abitazione che risulta essere nella esclusiva disponibilità dell’altro che vi si reca attorno alle 11 probabilmente per verificare che tutto sia al proprio posto.

C’è un fucile calibro dodici con doppia canna, modificato, e una pistola a tamburo calibro 38. Entrambe le armi hanno il relativo kit di cartucce: sei ciascuna. C’è un passamontagna, che fa pensare alle rapine. C’è la serra di marijuana, parte della quale è già in essiccazione. Fiume comunica al genitore che si sta allontanando per qualche minuto. I due si incontrano. Livera ha tra le mani il fucile che mostra all’amico. Maneggiandolo parte un colpo che non finisce in aria ma centra l’altro al fianco, in una parte del corpo in cui ci sono organi vitali.

Istanti di concitazione: Fiume viene soccorso dal papà che lo conduce al Pronto Soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi. Livera a bordo di una Twingo grigia lascia il luogo. I carabinieri e i reparti della scientifica accorrono per i rilievi. Vengono fatte perquisizioni all’interno dell’immobile del 29enne. Si scarta subito la pista più inquietante: Giuseppe Fiume non è rimasto vittima di un agguato. Se così fosse stato, allora v’era da ritenere che qualcuno lo volesse uccidere, mirando all’addome.

Non è così. Si è trattato di una disgrazia, di un ferimento accidentale. Livera ammette. Riguardo le armi dice di averle trovate in un borsone in spiaggia. Se anche così fosse stato non avrebbe dovuto impossessarsene. Sono state sottoposte a sequestro, insieme al resto. Si attendono ora con apprensione gli aggiornamenti che giungono dal nosocomio e che al momento non consentono alcun tipo di valutazione.

Fiume è grave. Ha lesioni al fegato: deve essere operato ancora una volta e versa in stato di coma. Lotta per lasciarsi alle spalle questa storia orribile. E l’altro, Dionisio Livera, in una cella del carcere di via Appia, non fa che chiedere di lui al suo avvocato, Giuseppe Guastella che sarà al suo fianco anche quando domenica (probabilmente) dovrà tornare a rispondere alle domande dei magistrati.

 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sparo nella villetta: ferito in rianimazione

BrindisiReport è in caricamento