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Cronaca

Tangentopoli brindisina, pioggia di riduzioni di pena anche per i presunti corruttori

BRINDISI – In quattro pagine di dispositivo, dopo quasi dieci ore di camera di consiglio, la Corte di appello di Lecce ha modificato, e non poco, la sentenza di primo grado, emessa dal tribunale di Brindisi il 30 gennaio del 2009. Ad avere avuto la peggio, come abbiamo già riportato ieri, sono stati solo gli ex consiglieri comunali Carmine Dipietrangelo (Pd) e Luigi De Michele (esponente del vecchio Psi). In primo grado erano stati riconosciuti responsabili di finanziamento illecito ai propri partiti e condannati a otto mesi di reclusione ciascuno. Il Tribunale non gli aveva riconosciuto la corruzione. La Corte di appello ha cambiato rotta: due anni e due mesi ciascuno, oltre alla interdizione dai pubblici uffici per due anni e l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per tre anni.

BRINDISI – In quattro pagine di dispositivo, dopo quasi dieci ore di camera di consiglio, la Corte di appello di Lecce ha modificato, e non poco, la sentenza di primo grado, emessa dal tribunale di Brindisi il 30 gennaio del 2009. Ad avere avuto la peggio, come abbiamo già riportato ieri, sono stati solo gli ex consiglieri comunali Carmine Dipietrangelo (Pd) e Luigi De Michele (esponente del vecchio Psi). In primo grado erano stati riconosciuti responsabili di finanziamento illecito ai propri partiti e condannati a otto mesi di reclusione ciascuno. Il Tribunale non gli aveva riconosciuto la corruzione. La Corte di appello ha cambiato rotta: due anni e due mesi ciascuno, oltre alla interdizione dai pubblici uffici per due anni e l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per tre anni.

La sentenza di primo grado era stata appellata dai pubblici ministeri Giuseppe De Nozza e Adele Ferraro e da Luca Scagliarini, Marco Pezzuto, Nicola Siccardi, Biagio Pascali, Rocco Errico, Marco Bertolin, Fabrizio Criscuolo, Carlo Cioffi, Antonio Rizzo, Fabrizio Vezzani, Stefano Barletta, Antonio D’Oriano, Giuseppe Marchionna, Luigi De Michele, Carmine Dipietrangelo, Francesco Leoci, Giovanni Faggiano e Gerardo Vero.

Il colpo di scena, oltre alla pena aumentata a Dipietrangelo e De Michele, è stata l’assoluzione per non avere commesso il fatto di Marco Pezzuto, ex consigliere regionale di Forza Italia, condannato in primo grado a quattro anni e sei mesi di reclusione. Pezzuto fu uno degli arrestati ed era ritenuto come uno dei punti di riferimento del disegno corruttivo orchestrato dall’allora sindaco Giovanni Antonino, uscito dal processo con il patteggiamento di tre anni e mezzo di carcere. Al momento della notifica del provvedimento di custodia in carcere Pezzuto si sentì male e finì in ospedale.

Confermata l’assoluzione anche per l’allora consigliere comunale Nicola Siccardi e Carlo Cioffi, funzionario del Comune di Brindisi. Assolti anche Antonio Rizzo e Fabrizio Vezzani, imprenditori, perché il fatto non sussiste: in primo grado erano stati condannati ad un anno ciascuno di reclusione. Altro assolto è Antonio D’Oriano, imprenditore, perché il fatto contestatogli non è previsto dalla legge come reato: in primo grado era stato condannato a un anno e due mesi di reclusione. Assolto l’avvocato Giovanni Faggiano perché il fatto non costituisce reato: in primo grado era stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione. Dichiarazione di non doversi procedere nei confronti di Gerardo Vero, limitatamente alle fatture emesse nel 2001, perché estinto per prescrizione: in primo grado era stato condannato a due anni di carcere.

Rideterminata la pena di Luca Scagliarini, imprenditore portuale, all’epoca dei fatti alter ego del sindaco Giovanni Antonino, riducendola da cinque anni (primo grado) a quattro anni, e questa è la condanna più pesante. Ridotta la condanna a Biagio Pascali, imprenditore che aveva distribuito mazzette per degli appartamenti realizzati a Tuturano, da sei anni del primo grado in due anni e due mesi. Stessa pena per Rocco Errico, socio di Pascali, condannato in primo grado a cinque anni, e per Francesco Leoci, il politico che distribuì il denaro per conto di Pascali, che in primo grado era stato condannato a tre anni di carcere. E infine Gerardo Vero, condannato in primo grado a due anni, la Corte di appello gli ha riconosciuto le attenuanti generiche riducendo la condanna a un anno e due mesi.

Conferma la condanna dell’ex sindaco socialista Giuseppe Marchionna sia per quanto riguarda gli otto mesi di reclusione sia per il risarcimento del danno al Comune di Brindisi che è parte civile. Assolti  Stefano Barletta, Fabrizio Criscuolo e Marco Bertolin. In primo grado, tra gli altri, erano stati assolti, anche i dipendenti comunali Teodoro Marinelli, Luana Cosmai, Fabio Lacinio e Mario Scioscioli. Erano stati assolti, e quindi usciti di scena, anche gli imprenditori Giovanni Di Bella e Giuseppe Roma.

I reati cui fa riferimento il processo risalgono agli anni tra il 1997 e il 2003. Antonino era stato rieletto da poco sindaco di Brindisi. Il primo mandato di sindaco lo aveva ricevuto con una maggioranza di centrodestra. Poi a metà legislatura era passato con  il centrosinistra. E alle elezioni successive di era ripresentato con il centrosinistra. Fu arrestato nell’ottobre del 2003 in una stanza di albergo, a Roma, dove si trovava per impegni istituzionali.

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