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Cronaca Ostuni

Tentata estorsione e aggressione ai baristi: 3 anni e mezzo a ostunese

OSTUNI – Riconosciuto colpevole di tentata estorsione, Onofrio Fortunato, 46 anni, ostunese, è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione. La sezione collegiale del Tribunale (presidente Gabriele Perna) ha accolto la richiesta dell’avvocato Giuseppina Locorotondo di derubricare il reato di estorsione, che gli veniva contestato, in tentata estorsione, senza l’aggravante di averla compiuta con più persone, e con la concessione delle attenuanti generiche, è andata ben due anni sotto la richiesta del pubblico ministero. Che nella precedente udienza del 15 dicembre aveva sollecitato il tribunale a condannare l’imputato, detenuto dal 24 aprile scorso, a cinque anni e mezzo di reclusione.

OSTUNI – Riconosciuto colpevole di tentata estorsione, Onofrio Fortunato, 46 anni, ostunese, è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione. La sezione collegiale del Tribunale (presidente Gabriele Perna) ha accolto la richiesta dell’avvocato Giuseppina Locorotondo di derubricare il reato di estorsione, che gli veniva contestato, in tentata estorsione, senza l’aggravante di averla compiuta con più persone, e con la concessione delle attenuanti generiche, è andata ben due anni sotto la richiesta del pubblico ministero. Che nella precedente udienza del 15 dicembre aveva sollecitato il tribunale a condannare l’imputato, detenuto dal 24 aprile scorso, a cinque anni e mezzo di reclusione.

Il processo è iniziato a mezzogiorno. Prima che il collegio si riunisse in camera di consiglio ha parlato l’avvocatessa Locorotondo. Un’arringa mirata a ridimensionare la portata dell’evento. Non era facile perché il fattaccio si era verificato davanti a testimoni che nelle precedenti udienze hanno confermato quello che avevano visto. In conclusione la penalista aveva chiesto l’assoluzione con la formula dubitativa (art. 530 comma 2 del codice penale: un tempo era l’insufficienza di prove) e in un subordine il tentativo di estorsione con la concessione delle attenuanti.

Onofrio Fortunato, 46 anni, ostunese, già noto alle forze dell’ordine, era accusato di estorsione e lesioni personali nei confronti dei fratelli Giuseppe e Luca Nigro, ostunesi, baristi. Il pubblico ministero Colucci nella precedente udienza aveva ricostruito le fasi dell’estorsione ai fratelli Nigro, titolari del Bar Royal, situato in corso Mazzini, nei pressi di piazza della Libertà. Tre momenti diversi, l’ultimo con l’aggressione a Luca Nigro. Aggressione che portò all’intervento dei carabinieri e all’arresto dell’uomo perché i fratelli Nigro, a quel punto, esasperati, denunciarono ciò che stavano subendo.

Secondo l’accusa Onofrio Fortunato pretendeva 20 euro la settimana per far stare tranquilli i proprietari del negozio. Il primo approccio avvenne con Giuseppe Nigro. Gli chiese venti euro. Il barista rispose: “Ti posso offrire un caffè, ma denaro non ne ho”. E continuando nel botta e risposta Fortunato, secondo i due fratelli che si sono costituiti parte civile, avrebbe detto “io uccido anche i bambini”. Frasi senza senso, che potevano dire tutto e niente, ma che misero in agitazione Giuseppe Nigro, e che comunque il pubblico ministero ha riportato per inquadrare la vicenda, ma che non sono riportate nei capi di imputazioni.

Il primo episodio riportato dall’accusa è quando Onofrio Fortunato entra nel bar e passa dietro il bancone dove si trova il barista extracomunitario (un marocchino) che lavora nel locale. Il giovane gli dice di togliersi di lì. Fortunato si sposta ma mentre si allontana prende lo zucchero e glielo lancia addosso. Dopo qualche giorno (è il secondo episodio) l’imputato entra nel bar, avvicina Giuseppe Fortunato e lo prende in disparte. “Mi devi dare ottanta euro al mese – gli dice – per poter lavorare tranquilli”. E se ne va.  “Mio fratello era cambiato – fa mettere a verbale successivamente Luca Nigro -, aveva paura di quell’uomo”.

Il 24 aprile Fortunato si ripresenta con un suo conoscente (denunciato per favoreggiamento e processato a parte) nel bar. In quel momento nel locale c’è Luca. Fortunato chiede un caffè. E mentre lo sorseggiava guardandosi intorno disse: “Sta messo bene questo locale”. Luca gli risponde: “Che problema hai?”. A quel punto Fortunato gli lancia in faccia il piattino su cui è posata la tazzina, e mentre Luca si gira gliene lancia un altro che lo colpisce alla nuca. Fortunato raggiunge Luca dietro il bancone e lo aggredisce. Arriva la polizia e Fortunato finisce in carcere mentre il guardaspalle viene denunciato a piede libero per favoreggiamento.

L’avvocato Giuseppina Locorotondo a sua volta ha ripercorso tutta la vicenda sostenendo che non c’era prova alcuna che il suo assistito volesse imporre il pizzo. E comunque, semmai il giudice ritenesse il configurarsi del reato, non si trattava di estorsione ma di un tentativo. A conclusione l’avvocatessa ha rinnovato la richiesta di arresti domiciliari per Onofrio Fortunato, motivandola con il fatto che i suoi genitori sono anziani e invalidi e lui è l’unico figlio in grado di poterli assistere. Richiesta che era stata già avanzata il 15 dicembre e sulla quale il tribunale di era riservato di decidere dopo aver acquisito il parere del pubblico ministero Adele Ferraro, titolare del processo. Fortunato era rimasto in carcere. Analoga cosa ha fatto l’avvocato in questa occasione. Ha depositato un ulteriore documentazione e chiesto i domiciliari. Il collegio deciderà dopo avere acquisito il parere del pubblico ministero.

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